Osservatorio Astronomico di Capodimonte – Autore foto: Cerisola – Licenza: CC BY-SA 4.0 by Wikimedia Commons

Sulla collina di Miradois, a pochi passi dalla Reggia di Capodimonte, sorge un edificio neoclassico che da oltre due secoli scruta il cielo: l’Osservatorio Astronomico di Capodimonte (OACN).

Nascita ed evoluzione del progetto sotto Ferdinando IV e Gioacchino Murat

L’idea di fondare la struttura nasce già agli inizi del XVIII secolo quando, nel 1735, Carlo III di Borbone decise di istituire la cattedra di astronomia presso l’Università degli Studi di Napoli. I docenti incaricati dell’insegnamento richiesero a più riprese la realizzazione di un osservatorio, strumentale agli studi, ma si dovette attendere il 1791 perché Ferdinando IV di Borbone approvasse l’istituzione di una prima struttura con specola nell’ambito del Real Museo.

Le vicende storiche dell’epoca che sconvolsero il regno di Napoli, con la rivoluzione del 1799 e il successivo avvento al potere dei francesi, dopo le guerre napoleoniche, portarono a un brusco e momentaneo stop del programma dei lavori. Tuttavia, la spinta di quelle idee riformatrici portate avanti dai francesi, che avevano messo in primo piano le attività urbanistiche, l’istruzione pubblica e lo studio dell’astronomia, diede nuovo vigore al progetto. Fu così che, con decreto del 29 gennaio 1807, Giuseppe I Bonaparte, re di Napoli per volontà del fratello Napoleone, destinò l’area del Belvedere del soppresso monastero di San Gaudioso, sul colle di sant’Aniello a Caponapoli, alla realizzazione dell’Osservatorio astronomico, che venne affidato alla cura all’astronomo Giuseppe Cassella, che ne era stato il propugnatore. Questi, morto poco dopo tale nomina, venne sostituito dall’anziano Ferdinando Messia de Prado che, vuoi per gli angusti spazi a disposizione, vuoi per il limitato orizzonte spaziale della zona e un po’ per l’età, non riuscì a conseguire grandi risultati.

MANN – Progetto Osservatorio Astronomico 1791 – Autore foto: Basilio Anito – Licenza: Public domain by Wikimedia Commons

Alla morte di de Prado, avvenuta nel 1810, Gioacchino Murat chiamò a dirigere l’osservatorio il giovane Federigo Zuccari (Isola di Sora 1783 – Barra 1819), che era stato astronomo aggiunto, ma che nel frattempo si era formato a Milano presso la specola di Brera. Egli si adoperò per dotare il futuro istituto di strumenti all’avanguardia, telescopi e apparecchiature scientifiche. Zuccari promosse la creazione di una biblioteca specializzata in astronomia all’interno dell’osservatorio, ma comprese ben presto che il luogo era inadatto a svolgere osservazioni e studi adeguati.   

Fu lo stesso Murat a dare una ulteriore spinta alla realizzazione della struttura e nel 1812, accogliendo le indicazioni di Zuccari, stabilì che l’istituto dovesse essere costruito sulla collina di Miradois, affidando il progetto all’architetto Stefano Gasse e allo stesso Zuccari. Tuttavia la lentezza del cantiere, determinata sia dalle condizioni climatiche avverse che dalla disonestà della ditta preposta alla costruzione, fece sì che nei tre anni successivi, fino alla fuga di Murat da Napoli, i progressi fossero minimi, eccezion fatta per le numerose apparecchiature scientifiche fatte giungere a Napoli a lavori ancora in corso.   

Federigo Zuccari – Licenza: Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

La conclusione dei lavori con padre Giuseppe Piazzi

Dopo la Convenzione di Calasanza che ne favorì il ritorno a Napoli, il 17 giugno 1815, Ferdinando I di Borbone, re delle Due Sicilie (già IV re di Napoli e III re di Sicilia), diede nuovo impulso alla realizzazione del nuovo Osservatorio Astronomico nella sua sede attuale di Capodimonte. Nell’aprile 1817, con Zuccari molto ammalato, il sovrano affidò a padre Giuseppe Piazzi l’incarico di rivedere il progetto e di seguirne la conclusione insieme al Gasse. Purtroppo Zuccari non riuscì ad assistere al completamento dei lavori in quanto morì prematuramente nel 1817, a soli 34 anni, ma il suo contributo fu certamente fondamentale per la realizzazione di questo importante centro di ricerca astronomica.

Queste le parole di Piazzi, in una sua rappresentanza al Re del 6 maggio 1817, dopo aver effettuato un primo sopralluogo a Capodimonte, tratte dal sito https://www.beniculturali.inaf.it/musei/napoli/#fondazione : “ Strumenti ve ne ha gran copia così di fissi come di mobili… e formano la più bella preziosa collezione che mai non ho veduto in altr’osservatorio. … l’osservatorio così montato e provveduto potrà per avventura primeggiare su quanti son oggi in onore. … niente rimarrebbe a desiderarsi se la fabbrica si fosse immaginata con maggiore semplicità, e ordinata con maggiori comodi. Senza distruggere la parte più essenziale di quanto sinora si è fatto e solo togliendo la stanza circolare formata da 16 colonne, e alla med.ma sostituendo un terrazzo quadrangolare scoperto con cancellata e porta di ferro, si otterrebbe un edificio più adatto all’uopo, e di spesa minore”.

Ritratto di Giuseppe Piazzi – Licenza: Public domain by Wikimedia Commons

La direzione scientifica dell’Osservatorio, da Brioschi a Schipani

Le osservazioni di Piazzi, che miravano a razionalizzare i lavori, ridimensionando un po’ la struttura, ma anche la spesa e i tempi, furono recepite e i lavori ripresero e portati a completamento nel 1819. Il sacerdote, prima di lasciare Napoli, preoccupato del futuro dell’osservatorio, propose, su consiglio di Barnaba Oriani, astronomo milanese già maestro di Zuccari, la nomina a direttore dell’astronomo Carlo Brioschi. La prima osservazione compiuta da quest’ultimo avvenne la sera del 17 dicembre 1819.  Il 4 giugno 1820 con la macchina equatoriale lo stesso Brioschi osservò l’occultazione di Giove: “Il fenomeno essendo accaduto a poca altezza non ho potuto distinguere bene l’emersione, avendo Giove poca luce, ed essendo l’atmosfera vaporosa”.

Fin dalla sua nascita, l’Osservatorio di Capodimonte si distinse per l’attività di ricerca e le scoperte scientifiche. Diversi sono stati gli astronomi di fama che si sono avvicendati nella sua direzione, fra i quali Ernesto Capocci, Annibale de Gasparis (che ebbe il merito di scoprire ben nove asteroidi tra il 1849 e il 1860) e Francesco Contarino. Quanto ai giorni nostri va segnalato che dopo ben 114 anni dall’ultimo direttore partenopeo, che fu Emanuele Fergola, nel 1909, la guida della specola, lo scorso anno, è stata affidata nuovamente a un napoletano, il prof. Pietro Schipani, che vanta una grande esperienza nella realizzazione di telescopi e strumenti per osservazioni sia da terra che dallo spazio.

Sezioni e strumentazioni visibili all’interno dell’Osservatorio

Quale sezione Napoletana dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), oggi, presso l’OACN, 70 persone,tra ricercatori, studenti e personale a contratto, si occupano di fisica del Sole, di galassie, cosmologia e planetologia, e portano avanti una tradizione antica che li vuole protagonisti delle tecnologie astronomiche. Non possiamo non ricordare che a Capodimonte è nato il telescopio VST (VLT Survey Telescope). Installato nel centro di osservazione di Cerro Paranal, nel deserto di Atacama sulle Ande, nel Cile settentrionale, esso è il più grande telescopio al mondo che esamina il cielo in luce visibile.

ESO’s VLT Survey Telescope ESA19372738 – Autore foto: European Space Agency – Licenza: CC BY 4.0, CC BY-SA IGO 3.0 by Wikimedia Commons

Vari sono gli strumenti con i quali a Capodimonte si familiarizza con il cielo, a cominciare, nella Torre est, con il telescopio da 40 centimetri Ritchey Chretien, mentre in una nuova struttura è ospitato il Celostato, strumento scientifico che segue un corpo celeste nello spazio, con il quale si può osservare lo spettacolo del Sole.

C’è poi il Bamberg, che misura il tempo guardando il passaggio degli astri, e quindi la nuova cupola del planetario, che consente al visitatore un’immersione completa e affascinante, anche se virtuale, nel cielo notturno.

Di grande interesse è anche la biblioteca voluta sin dall’origine da Zuccari, che oltre a contenere un importante archivio documentale, con scritti a partire dal 1802 e sino al 1948, possiede una ricca collezione di libri antichi, una sezione di monografie, che viene costantemente aggiornata, e una sostanziosa sezione dedicata alle riviste. L’Osservatorio di Napoli, oltre alla inevitabile attività di ricerca, è sempre più protagonista di importanti funzioni di divulgazione scientifica. Anche attraverso l’opera dell’Unione Astrofili Napoletani (un’associazione culturale costituita a Napoli nel 1974 allo scopo di promuovere la conoscenza, lo studio e la diffusione dell’astronomia attraverso attività osservative, sperimentali e di ricerca), la specola napoletana è sempre più aperta ad un pubblico che, anche senza specifica preparazione, per curiosità o per cultura personale, vuole saperne di più di astronomia. Periodicamente vengono organizzati eventi tematici sui fenomeni celesti, visite guidate, per privati e scolaresche, ed osservazioni notturne del cielo sopra la nostra città, che registrano sempre grande interesse.

Specifiche foto dal web

Titolo: Osservatorio Astronomico di Capodimonte
Autore: Cerisola, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons
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Titolo: MANN – Progetto Osservatorio Astronomico 1791
Autore: Basilio Anito
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Titolo: Federigo Zuccari
Autore: See page for author, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons
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Titolo: Ritratto di Giuseppe Piazzi
Autore: http://www.jpl.nasa.gov/news/features-print.cfm?feature=545
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Titolo: ESO’s VLT Survey Telescope ESA19372738
Autore: European Space Agency – ESO/Y. Beletsky; CC BY 4.0, CC BY-SA IGO 3.0, CC BY-SA 3.0 IGO, via Wikimedia Commons
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