The Sun Suddenly (Greece) – Foto: Menandros Manousakis
L’emergenza climatica e la crescente domanda globale di fonti energetiche sostenibili sono oggi tra i temi centrali del dibattito internazionale.
Negli ultimi decenni, i progressi tecnologici hanno reso le fonti di energia rinnovabile sempre più competitive rispetto alle tradizionali fonti fossili. L’energia solare, da questo punto di vista, è una di quelle più promettenti per la produzione di energia elettrica. Il principio della tecnologia fotovoltaica è relativamente elementare: i pannelli solari convertono la luce del sole in energia elettrica tramite l’effetto fotovoltaico. Secondo i dati dell’International Renewable Energy Agency (IRENA), l’energia solare è attualmente la fonte rinnovabile più diffusa sul pianeta. Il ricorso sempre più frequente ad essa è dovuto ad una sua caratteristica fondamentale: riduce al minimo le emissioni di gas serra.

La magia di Santorini al tramonto – Foto: Giorgio Manusakis
I vantaggi in termini di disponibilità e risparmio economico
Innanzitutto, l’energia solare è facilmente e gratuitamente reperibile. La radiazione solare è una risorsa praticamente infinita e disponibile in quasi tutte le regioni del mondo. Secondo il Global Solar Atlas della Banca Mondiale, essa, colpendo la Terra, produce ogni anno circa 173.000 terawatt, una quantità di oltre diecimila volte superiore al consumo energetico globale annuo. Inoltre, l’ulteriore vantaggio è che i pannelli solari richiedono costi estremamente contenuti e durano in media circa 25-30 anni. Le recenti innovazioni tecnologiche, accompagnate dallo studio per il miglioramento dei materiali e delle tecniche di produzione, hanno portato ad una significativa riduzione delle spese di gestione e di manutenzione. Secondo l’ultimo rapporto di IRENA relativo al decennio 2010-2020, il costo dell’energia solare fotovoltaica prodotta su scala industriale è diminuito di circa l’85%. L’Unione Europea, anche sulla scorta della direttiva UE/2023/2413, nel marzo 2023 ha avviato un progetto per implementare la diffusione e il ricorso alle energie rinnovabili, con un particolare riferimento a quella solare.

The Illuminated Flower (Greece) – Foto: Menandros Manousakis
Svantaggi sul piano ambientale e controversie
Tuttavia, ci sono dei problemi che sono stati riscontrati anche dal rapporto di IRENA. In primis, come è facile immaginare, la produzione di energia dipende totalmente dalla disponibilità di luce solare che varia a seconda delle condizioni meteorologiche e delle ore del giorno, limitandone così l’affidabilità. Tuttavia, questo problema è risolvibile con l’adozione di sistemi di accumulo, come le batterie, o la combinazione con altre fonti energetiche.

Tramonto a Vivari, Grecia – Foto: Menandros Manousakis
I problemi a cui tutt’ora non si è trovata una soluzione valida sono lo smaltimento dei pannelli solari e l’impatto che la costruzione di essi può avere sull’ecosistema e sulle comunità. I dispositivi, infatti, oltre ad essere costruiti con materiali come il silicio, che è di difficile reperibilità e presenta un certo costo di estrazione in termini di capitale umano e di impatto ecologico, non sono per ora riciclabili. Inoltre, la costruzione di impianti fotovoltaici in larga scala richiede l’utilizzo di ampie aree di terreno, con effetti negativi sugli ecosistemi locali e sul paesaggio. I primi risultati sono già riscontabili in alcune aree del mondo come gli Stati Uniti, il Messico, il Kenya e l’India. Nel deserto del Mojave, negli USA, la costruzione massiccia di impianti fotovoltaici su terreni federali ha dato il via a diffuse proteste sia da parte degli ambientalisti, che hanno denunciato il forte impatto ecologico su specie in via di estinzione, sia da parte di tribù native americane locali. Quest’ultime hanno espresso forti preoccupazioni, in particolare sottolineando come il progetto danneggiasse territori di fondamentale valore storico, culturale e religioso per la loro tradizione.

Sunset Over the Waves (Greece) – Foto: Menandros Manousakis
Un problema simile si è verificato in Baja California (Messico), dove la comunità dei Cucapá ha mostrato forti reticenze per la costruzione di numerosi impianti fotovoltaici che avrebbero danneggiato irrimediabilmente l’attività agricola secolare da essa qui condotta. Dall’altra parte del mondo, in Kenya, le popolazioni Maasai delle contee di Kajiado e Narok si sono opposte al fotovoltaico con numerose manifestazioni e azioni legali. Infatti, la costruzione degli impianti avrebbe reso del tutto impraticabile il pascolo del bestiame e ogni altro tipo di attività connessa ad esso, andando a compromettere la prevalente forma di sostentamento delle comunità e alterando la loro economia e la loro tradizione. La stessa situazione si è verificata nello stato del Rajasthan, in India, dove le comunità locali, seppur formalmente non proprietarie dei terreni ma effettive fruitrici da tempo, hanno contestato che, durante la costruzione degli impianti fotovoltaici, non sono state consultate e, a seguito dell’espropriazione delle terre, non hanno ricevuto un’adeguata compensazione in termini economici.

In the Sky (Greece) – Foto: Menandros Manousakis
L’altra faccia (purtroppo negativa) della transizione ecologica
Sebbene le esigenze di ricercare fonti di energia sostenibili siano ormai evidenti ed impellenti, non bisogna tralasciare che il problema della transizione ecologica ricade, come sempre, sulle piccole comunità a cui non è quasi mai offerto un grado di tutela elevato per potersi difendere anche da potenziali azioni illegittime. Le fonti rinnovabili rappresentano sicuramente l’alternativa ottimale per abbandonare definitivamente i combustibili fossili; tuttavia, ciò che non risulta accettabile è l’inequivocabile danno economico e culturale a tutte le comunità che subiscono espropri non giustificati per poi ricevere indennizzi insignificanti. Ancora una volta, sebbene sia ormai chiaro che l’utilizzo delle vecchie fonti di energia non sia più praticabile, non si possono, però, tralasciare le esigenze delle popolazioni che vivono nei luoghi sfruttati per arrivare a raggiungere gli obiettivi che i governi e i parlamenti dei paesi più industrializzati si pongono.