Cinghiali in Toscana – Autore foto: Monica Arellano-Ongpin – Licenza: CC BY 2.0 da Flickr
Negli ultimi anni la popolazione delle specie invasive nel nostro paese è aumentata a tal punto da indurre il legislatore a deliberare norme per gestire tale situazione.
L’invasione urbana dei cinghiali: numeri alla mano e statistiche
Secondo i dati raccolti da Coldiretti nel 2024 l’Italia è popolata da circa 2,3 milioni di cinghiali. Questo dato mette in luce una sovrabbondante proliferazione della specie, con un incremento di 1,8 milioni di esemplari negli ultimi 15 anni, incursioni sempre più frequenti nelle aree urbane e ingenti danni all’agricoltura. L’analisi dei dati raccolti dall’ASPAS rileva infatti che nel nostro Paese vi è un incidente stradale provocato dai cinghiali in media ogni 41 ore; i dati raccolti da ISPRA nel 2021, invece, stimano intorno ai 120 milioni di euro i danni alla produzione agricola nel periodo compreso tra il 2015 e il 2021.
I fenomeni della proliferazione dei cinghiali e dell’invasione degli spazi urbanisono strettamente interconnessi: a partire dal secondo dopoguerra i sempre maggiori disboscamenti finalizzati sia a scopi agricoli e industriali che allo sviluppo urbano hanno inciso in maniera preponderante sulla diminuzione delle popolazioni di specie selvatiche, predatori naturali dei cinghiali, animali particolarmente resistenti ai cambiamenti ecologici, in quanto onnivori ed estremamente adattabili. A questo fattore va aggiunto che il cinghiale, secolarmente sottoposto ad una ingente pressione venatoria, ha progressivamente mutato le proprie abitudini, incrementando notevolmente, al fine della sopravvivenza della specie, il tasso di riproduzione. Se l’assenza di predatori ne ha dunque favorito la proliferazione, la diminuzione di spazi a disposizione ha avuto come conseguenza la necessità di ricercare nuovi spazi e soprattutto fonti di nutrimento, spingendo dunque, con sempre maggior frequenza, branchi di cinghiali ad approcciarsi agli spazi urbani alla ricerca di cibo.
Gli interventi sul piano legislativo
Nel nostro Paese recentemente il legislatore ha provato ad intervenire al fine di arginare tale fenomeno apponendo modifiche alla legge 157 del 1992, testo di riferimento nell’ambito del controllo e del contenimento della fauna selvatica. In particolare, con la legge di Bilancio 2023 si è andato interamente a sostituire l’articolo 19 del sopracitato testo ed è stato inserito l’articolo 19-ter rubricato come “Piano straordinario di gestione e contenimento della fauna selvatica.”
In particolare al comma 2 del nuovo articolo 19 si introduce la previsione per la quale: “Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, per la tutela della biodiversità, per la migliore gestione del patrimonio zootecnico, per la tutela del suolo, per motivi sanitari, per la selezione biologica, per la tutela del patrimonio storico-artistico, per la tutela delle produzioni zoo-agro-forestali e ittiche e per la tutela della pubblica incolumità e della sicurezza stradale, provvedono al controllo delle specie di fauna selvatica anche nelle zone vietate alla caccia, comprese le aree protette e le aree urbane, anche nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto”. Tale norma deroga, dunque, alle disposizioni generali di controllo e contenimento della fauna selvatica contenute nella stessa legge 157/1992, delegando alle regioni e alle province autonome la possibilità di abbattere specie di fauna selvatica al di fuori delle ipotesi normalmente consentite dalla legge e per la tutela degli interessi previsti dalla disposizione sopra citata. Tra il personale autorizzato a questi abbattimenti straordinari sono ricompresi, oltre che i cacciatori iscritti negli ambiti territoriali di caccia, anche i proprietari dei fondi sui quali vengono eseguiti tali operazioni straordinarie e gli agenti di polizia locale.

Cinghiali Monteluco – Autore foto: Manuelarosi – Licenza: CC BY-SA 4.0 via Wikimedia Commons
L’introduzione di queste previsioni legislative è stata causa della parte di una procedura di infrazione (n. 2023/2187) da parte dell’Unione Europea, su impulso della Commissione, per violazione della direttiva uccelli e del regolamento REACH. All’Italia si contesta in particolare, in contrasto con l’ultimo dei due provvedimenti citati, il mancato divieto di munizioni al piombo in zone umide e soprattutto la violazione del divieto di conferimento alle regioni, da parte della legislazione italiana, del potere di autorizzare l’uccisione o la cattura di specie di fauna selvatica. Tutto ciò anche in zone, come le aree protette, in cui la caccia è vietata in determinati periodi dell’anno.
Il governo italiano è intervenuto sul tema con il Decreto legge n.131 del 2024, recependo il contenuto del regolamento REACH e introducendo le limitazioni imposte dalla direttiva uccelli relativamente all’attività venatoria limitatamente ai volatili, lasciando dunque la disposizione immutata per quel che riguarda l’abbattimento dei cinghiali.
Strategie attuali di risoluzione e possibili rimedi a lungo termine
Se da un lato risulta innegabile come l’avvicinamento dei cinghiali alle aree agricole, stradali ed urbane crei ingenti danni all’essere umano, dall’altro bisogna ammettere che la stessa attività antropica rappresenta la causa generatrice di questo fenomeno. Tra le strategie urbane applicate per contrastare il problema va segnalata, a Roma, l’installazione di reti attorno ai contenitori della spazzatura per impedire le incursioni notturne dei cinghiali, mentre in Spagna, in alcune aree urbane, sono state realizzate recinzioni composte di piante sgradite a tali animali al fine di allontanarli.
Altra soluzione spesso proposta è quella della sterilizzazione delle femmine tramite iniezioni di ormoni per evitarne l’abbattimento. Tuttavia, questo approccio è limitato da vari fattori: la logistica e i costi delle iniezioni manuali per ciascun esemplare femmina sono proibitivi e l’effetto del trattamento svanisce dopo pochi anni. Inoltre, somministrare contraccettivi attraverso il cibo sarebbe poco selettivo e dannoso anche per altre specie animali.
Probabilmente non vi è una strategia più efficace delle altre. Tutte quelle sopracitate hanno il profondo limite di approcciare il problema da una prospettiva essenzialmente antropocentrica e sono dunque finalizzate al suo rallentamento e non alla sua risoluzione. Tale problematica è infatti solo un aspetto di quella più vasta del disboscamento, della sottrazione alle specie animali dei propri habitat naturali e di quella ancora più ampia, di carattere ambientale e climatico, che opprime la Terra. Restituire alla natura quanto la specie umana ha sottratto, attraverso rimboschimenti e politiche ambientali finalizzati alla coesistenza delle specie, abbandonando una prospettiva antropocentrica, potrebbe essere, oltre che la strategia maggiormente produttiva di effetti a lungo termine, anche quella più eticamente condivisibile.
Specifiche foto
Titolo: Cinghiali in Toscana
Autore: Monica Arellano-Ongpin
Licenza: CC BY 2.0 da Flickr
Link: Cinghiali in Toscana (feeding on the corn from Mario) | Flickr
Foto modificata
Titolo: Cinghiali Monteluco
Autore: Manuelarosi, CC BY-SA 4.0 via Wikimedia Commons
Licenza: CC BY-SA 4.0 via Wikimedia Commons
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