Tavole di Eraclea Inscriptiones Graecae XIV 645 (Fine IV – inizi III sec. a.C.) – Bronzo – Provenienza: Acinapura, tra Eraclea e Metaponto – Museo Archeologico Nazionale, Napoli (MANN) – Foto: Giorgio Manusakis
LE TAVOLE DI ERACLEA
Rinvenute nel 1732 nel greto del torrente Salandrelle, le due tavole di bronzo recano sulla faccia anteriore due iscrizioni greche databili tra la fine del IV e l’inizio del III secolo a.C. Sul retro della prima tavola fu inciso nella prima metà del I secolo a.C. un testo legislativo in lingua latina. I testi greci ai riferiscono allo stato di abbandono dei terreni sacri di Dioniso (prima tavola) e di Atena polias (seconda tavola), oggetto in parte di occupazioni abusive.
L’assemblea cittadina, convocata in seduta straordinaria (katàkletos alia), tenta di porre rimedio con drastici provvedimenti: il ripristino dei confini mediante la positura di cippi (horoi); la stipula di contratti di affitto con canoni e durata differenziati, a seconda dello stato delle colture, che obbligano l’affittuario ad operare migliorie, a ripristinare e mantenere strade e canali idrici, a non ipotecare i terreni, a presentare garanti per ogni quinquennio. I canoni sono pagati solo in natura.
Oltre il nome del magistrato eponimo (l’ephoros come l’omonima magistratura spartana), le tavole menzionano magistrati minori: gli horistai addetti alla positura dei cippi di confine; i polianomoi con funzioni di polizia; i sitagèrtai, addetti al rifornimento del grano e al suo trasporto nei pubblici magazzini; tecnici chiamati da altre città (il geometrar di Napoli). I nomi dei magistrati e dei locatari sono preceduti da sigle di due lettere, relative a suddivisioni del corpo civico, e dall’indicazione di simboli (tripode, scudo, tridente, fiore), forse sigilli familiari. Degni di nota sono il sistema di misurazione delle superfici (le unità sono gyai, choinoi, oregmata, podes) e la minuziosa descrizione della posizione dei terreni tra vie e canali. (fonte: didascalia museo)