Cappella Sansevero, parte della volta – Foto: Paola Germana Martusciello
Presentata il 5 marzo la ricerca scientifica i cui risultati svelano che il Principe di Sansevero aveva inventato 50 anni prima…
a cura di Paola Germana Martusciello
La ‘pietra’, il ‘labirinto’, ‘la Fenice’: sono tre tra i principali segreti occultati in quel luogo, scrigno di bellezza assoluta e di mistero, che prende il nome di Cappella Sansevero, capolavoro dell’ultimo barocco napoletano, ma anche, e soprattutto, come lo definiscono gli studiosi di esoterismo: ‘Libro di Pietra’ della Conoscenza.
La Cappella sorge su un ‘luogo di forze’ individuato dai primi sacerdoti Alessandrini, custodi della tradizione egizia di Neapolis; essa accoglie una chiara simbologia, che si ispira al famoso trattato Studi di iconologia di Cesare Ripa. Al suo interno ritroviamo, infatti, tutti i ‘canoni’ simbolici, oggetto di studio dell’opera, come le icone della Fortuna, dell’Astronomia e della Matematica. Sono quasi sempre figure femminili accompagnate da oggetti simbolici come compassi, piante di acacia, ramoscelli di olivo, caducei, fiori, cuori, cornucopie e genietti alati. Tutto questo fa sì che l’edificio sia un vero e proprio ‘centro cosmico’, un legame tra cielo e terra, due piani cosmologici: la Cavea dove risiedeva il Cristo velato, mistero Magistrale, il piano inferiore degli ‘Inferi’ e quello superiore della Chiesa. D’altra parte, volendo ripercorrere velocemente la storia della Napoli del ’700, si comprende quanto l’Illuminismo sia stato presente nella nostra città, all’epoca capitale europea. Si riconosce, peraltro, nella figura del principe Raimondo di Sangro, settimo principe di Sansevero, il profilo di un uomo, sicuramente ‘illuminato’ dalla conoscenza scientifica moderna, amico di personaggi illustri, amanti della cultura e delle arti, viaggiatori spinti dal desiderio di conoscenza; amato e temuto, allo stesso tempo, per le sue misteriose ricerche scientifiche e per le straordinarie invenzioni, che certamente non tutti potevano comprendere e accogliere, come gli ecclesiastici del tempo, ma anche, e forse, soprattutto, gli aristocratici conservatori, i quali respingevano con forza il pensiero di un alchimista e massone la cui figura veniva sempre più avvolta da leggende e superstizioni popolari, così come attestano le cronache del tempo. Si definisce, così, che il principe fosse un grande iniziato alla Scienza Regale dell’Arte Regia degli Alchimisti e della Cabala e che, come tutti ormai sappiamo, quella Cappella rappresenta la sintesi di un percorso iniziatico, narrato e vissuto attraverso le numerose statue disposte, con un significativo rigore geometrico, in uno spazio che trova il suo fondamento nei rituali iniziatici. Quello spazio semibuio, illuminato dalla luce ‘blu’ della conoscenza, dove i colori diventano il medium per uscire dal labirinto dell’esistenza e per lo svelamento delle verità occulte.
Altare maggiore – Foto: Raffaele Aquilante e Alessandro Scarano per Archivio Museo Cappella Sansevero – Particolare cornice Altare maggiore – Foto: Giuseppe Paolisso-Rive Studio
Ed è proprio in questo scenario che si innesta una scoperta così preziosa per la storia non solo di questo grande alchimista, ma anche della Cappella stessa; si scopre, così, l’investigatore di un grande progetto, che insegue ed è inseguito dalla realizzazione di un sogno, quello di raggiungere l’essenza di un uccello mitologico: la Fenice, simbolo eterno della ‘palingenesi’, resurrezione e trasformazione della Natura, che può essere guidata dall’uomo; a cui il destino ha affidato di scoprire il senso della vita, della reincarnazione, come l’uccello di fuoco che sa rinascere dalle sue ceneri. Dunque, il significato nascosto, il segreto di questa ‘ricetta’ chimica per riprodurre quel colore prezioso come l’oro, nel senso di pietra filosofale, il lapislazzuli, diventa, per Raimondo di Sangro, un passaggio iniziatico di trasformazione, inventando, così, cinquant’anni prima di Jean Baptiste Guimet, la sua sintesi chimica. Ed è proprio questo aspetto che è stato indagato dalla forza disciplinare di due metodologie combinate grazie allo studio dei ricercatori del Centro Interuniversitario di ricerca Seminario di Storia della Scienza, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell’Università degli Studi Aldo Moro di Bari, con il sostegno del Prin 2017-The Uncertain Borders of Nature. Il focus della ricerca ha raggiunto i risultati oggettivi di una grande scoperta scientifico/artistica, dimostrando che il blu oltremare inventato dal principe è databile a cinquanta anni prima rispetto alla scoperta del chimico francese. Il pigmento azzurro, infatti, è stato rilevato dai ricercatori all’interno della cornice disposta intorno all’altorilievo della Pietà sull’altare maggiore. Lo studio multidisciplinare, insieme allo studio chimico-fisico del colore, ha portato, inoltre, alla scoperta di resti di fluorite rilevati dai cuscini di marmo su cui poggiano le statue di Sant’Oderisio (Francesco Queirolo, 1756) e Santa Rosalia (Francesco Queirolo, 1756), collocate ai lati dell’altare maggiore che, ad occhio nudo, restituiscono un colore verdino, perché intaccati dalla luce, ma nello studio spettrografico, nel buio assoluto, restituiscono il bagliore del blu lapislazzuli, così come il cappello del santo è ricoperto di pigmenti sintetici come il colore cinabro, che anch’esso nel buio totale diventa rosso carminio.
Francesco Queirolo, ‘Sant’Oderisio’ (1756) – Foto: Raffaele Aquilante e Alessandro Scarano per Archivio Museo Cappella Sansevero
D’altra parte, se si osserva la volta della cappella, che ancora non è stata esaminata dai ricercatori, l’occhio capta il colore blu/verdino preparato dal principe, come attestano i suoi scritti, per ottenere che i busti dei suoi antenati abbiano quel valore di trasparenza irreale, fuori da ogni materia, usando nell’impasto gusci di madreperla. La ricerca è stata presentata il 5 marzo presso il Museo Cappella di Sansevero alla presenza della direttrice, Maria Alessandra Masucci, Francesco Paolo de Ceglia, dell’Università degli Studi Aldo Moro di Bari, Alessandro Monno e Gioacchino Tempesta, del Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali, e Andrea Maraschi del Centro Interuniversitario di Ricerca Seminario di Storia della Scienza. I risultati di questa interessante e affascinante ricerca sono stati pubblicati il 6 marzo nell’articolo In search of the Phoenix in eighteenth century Naples. Raimondo di Sangro, nature mimesis and the production of counterfeit stones between palingenesis, alchemy, art and economy, che è reperibile online in Open Access sul nuovo numero della rivista scientifica Nuncius. Journal of the Material and Visual History of Science a questo link https://brill.com/view/journals/nun/aop/issue.xml.
Ho letto con piacere e attenzione questo articolo della Dottoressa Paola Martusciello, devo dire che lo ho trovato estremamente interessante e molto ben scritto. Pensavo di conoscere abbastanza della storia Ho letto con piacere e attenzione della Cappella Sansevero ma ho trovato in questo articolo approfondimenti di cui non ero a conoscenza, il tutto fruibile anche dal lettore interessato ma non esperto della materia. Interessante anche il rimando alla bibliografia. Aspetto altri articoli.
Articolo molto interessante. Complimenti
L arte è gioia , creazione divina.
Ottimo articolo della dottoressa Paola Martusciello . Significative le novità sulla cappella che invitano ad andarla a rivedere con nuovi occhi.
L arte è gioia , creazione divina. Un articolo molto interessante.
Articolo molto bello.Brava!
L’articolo si immedesima sin dall’inizio dell’atmosfera magica, che traspare dalle opere del principe.
La storia affascinante del Principe è scritta molto bene
Leggo sulla rivista Naós ancora un ottimo articolo della prof. Paola Martusciello.
È la seconda volta nel giro di una settimana.
Oltre alle note competenze artistiche della professoressa, la intrigante descrizione di alcuni particolari attinenti la storia dei capolavori custoditi rivela la detenzione di preziose conoscenze anche nel campo dell’occulto, che, nel vissuto millenario della città, ha avuto ed ha un ruolo determinante e ne contribuisce ulteriore fascino.
Per non parlare poi della perizia descrittiva circa le sorprendenti, ultime rivelazioni scientifiche riportate nell’articolo.
Interessante articolo della dottoressa Paola Martusciello che ci spinge a cercare più in profondità i significati che ci si presentano quando entriamo in posti come questo. A volte il nostro sguardo non é supportato da un desiderio di conoscenza e di approfondimento e le riflessioni della dottoressa Martusciello ci spingono ad andare “oltre” a svegliarci, a chiederci: “Cosa mi viene detto qui ora? Ho gli occhi per vederlo? “.
Grazie infinite per gli spunti di conoscenza che ci spingono ad interrogarci profondamente sui messaggi che l’arte ci manda ogni giorno…
Lettura piacevole e molto interessante, aspetti e curiosità che non immaginavo. Prosa scorrevole e adatta anche ai non addetti ai lavori. Belle foto a corredo dell’ articolo.
Lettura piacevole e interessante cattura l’attenzione e ci proietta direttamente nel luogo infatti sembra di essere li! Grazie mille per questo viaggio meraviglioso !
Ancora un articolo interessante ed accessibile in cui , nonostante la complessità del tema trattato,Paola Germana Martusciello ci illustra nuovi risultati della ricerca scientifica dell’opera del Principe di San Severo nella *Napoli illuminista” . Godibile l”articolo e ricco di particolari non conosciuti .
Leggo sulla rivista Naós ancora un ottimo articolo della prof. Paola Martusciello.
È la seconda volta nel giro di una settimana.
Oltre alle note competenze artistiche della professoressa, la intrigante descrizione di alcuni particolari attinenti la storia dei capolavori custoditi rivela la detenzione di preziose conoscenze anche nel campo dell’occulto, che, nel vissuto millenario della città, ha avuto ed ha un ruolo determinante e ne contribuisce ulteriore fascino.
Per non parlare poi della perizia descrittiva circa le sorprendenti, ultime rivelazioni scientifiche riportate nell’articolo.
Un vero saggio, esauriente e documentato, che abbraccia varie discipline con la consueta competenza e serietà scientifica della professoressa Paola Martusciello.
Interessante e attento articolo, della Professoressa Paola Martusciello, sulla figura illuminata del Principe di San Severo Raimondo di Sangro avvolta nel mistero tra leggende, arte e verità scientifiche che aggiunge ulteriori elementi di conoscenza.
La Cappella Sansevero di Napoli, con i suoi segreti e simbologie, incarna l’essenza dell’illuminismo e dell’esoterismo. Le ricerche sul principe Raimondo di Sangro svelano un legame unico tra arte, scienza e misticismo nella cultura barocca.
Articolo ricco di spunti interessanti e inediti che apre ancora nuova luce sulle ricerche del principe.
Interessante articolo, come tutti quelli della prof Martusciello, su questo “tesoro” dell’arte e della cultura napoletana, mistero su misteri.
Bell articolo molto interessante…la napoli esoterica ha sempre il suo fascino
Articolo molto interessante e ben scritto. Un approfondimento sui misteri del Principe tra scienza e alchimia. Anche molto interessante la parte sul simbolismo.
Ho apprezzato anche le ultime rilevazioni scientifiche riportate nell’articolo.
Belle foto a corredo.
Interessante articolo 7
L arte è poesia , un articolo interessante.
Bellissimo articolo, l arte è vita in armonia.
Ringraziamo tutti per i positivi commenti e ricordiamo che Naòs è una rivista quindicinale che esce in PDF ed è scaricabile GRATUITAMENTE alla sezione ‘Magazine’ del nostro sito, dove è possibile fare il download di tutti i numeri finora usciti e leggerli con comodo anche offline o raccoglierli in un database personale.
Molto interessante questo articolo della Dottoressa Paola Martusciello, Credevo di conoscere parecchio della storia del Principe, ma, con sorpresa, ho trovato delle cose che non sapevo. Eppure ho visitato varie volte la cappella. A Napoli ci sono sempre cose da scoprire. Un grazie, dunque, alla Dott.ssa Martusciello, Fulvio de Innocentiis.
Sono stata sempre molto affascinata dalla Cappella Sansevero dai tesori che custodisce e dalla misteriosa e mitica figura del principe di Sangro. In questo articolo che si legge con grande piacere ho trovato molte risposte alle mie domande approfondendo il legame tra scienza arte e mistero.