Il 13 aprile si è tenuta a Caserta la cerimonia di consegna al critico d’arte, scrittore e accademico italiano.

Uno dei più prestigiosi premi italiani, il Premio Montale fuori di casa 2024, è stato assegnato lo scorso 13 aprile, presso la Biblioteca del Palazzo Vescovile di Caserta, ad una personalità di assoluto spicco nel campo della critica d’arte e della letteratura italiana: Giorgio Agnisola.

L’evento, coordinato dalla giornalista Lidia Luberto, ha visto la partecipazione e gli interventi di Adriana Beverini, presidente Premio Montale fuori di casa, e di Massimiliano Mirto, docente ISSR di Capua e Liceo Classico di Caserta, oltre a un contributo inviato da Giovanni Gazzaneo, presidente della Fondazione Crocevia e coordinatore della rivista Luoghi dell’Infinito, e all’intervento dello stesso prof. Agnisola.

In apertura mons. Pietro Lagnese, vescovo della Diocesi di Caserta e Capua, e Vincenzo Battarra, assessore alla cultura dell’amministrazione comunale di Caserta, hanno inteso esprimere, da parte della diocesi intera nonché di tutta la comunità di Caserta di cui Agnisola è cittadino, l’assoluto consenso per questo importante riconoscimento anche in virtù dell’operato svolto a favore della promozione e della salvaguardia dei beni storico-artistici, culturali e religiosi della città, del territorio e della regione tutta.

L’evento si è svolto in due parti: una prima, dedicata alla bellezza nell’arte, con la lettura del contributo di Giovanni Gazzaneo e l’intervento di Giorgio Agnisola; una seconda parte, dedicata a Montale amico dell’invisibile, in cui è intervenuto Massimiliano Mirto, il quale ha analizzato e commentato la poesia scritta e donata da Montale in occasione della sua visita al palazzo reale di Caserta dal titolo Nel parco di Caserta, e Adriana Beverini, che ha illustrato il profondo legame di Montale con l’arte. La prof.ssa Beverini ha inoltre spiegato la tematica di questa edizione 2024 del premio Montale fuori di casa che, anche per quest’anno come per i due precedenti, è la pace, visti i tragici conflitti che continuano a scuotere il mondo intero.

E, infine, è avvenuta la premiazione che è stata felicemente preceduta da un momento davvero toccante: la lettura e magistrale interpretazione di testi di Eugenio Montale da parte del prof. Massimo Santoro, accompagnato dalla magnifica voce solista della cantante Rita Saviano.

Ricordiamo che il Premio Montale fuori di casa nasce nel 1996 quando, in occasione del centenario della nascita di Eugenio Montale, Adriana Beverini ebbe la felice intuizione di ricordare l’operato di Montale giornalista e di quello che il poeta stesso chiamava il suo “secondo mestiere” parlando del suo impegno giornalistico per il Corriere della Sera.

Il logo stesso del premio fa proprio riferimento alle due facce di Montale, quella di grande letterato e quella di giornalista, attraverso la rappresentazione di due suoi volti contrapposti per la nuca e che, con il capo, fanno da sostegno alle pagine aperte di un libro.

L’appellativo del Premio, “Fuori di Casa”, ricorda, inoltre, la pubblicazione, nel 1969, di un volume che porta proprio questo nome e che raccoglie gli articoli e i racconti di viaggio scritti da Montale per il Corriere della Sera sui diversi Paesi del mondo da lui visitati. Dunque anche questo premio, sin dalla nascita, si connota per essere un premio ‘itinerante’, in viaggio poiché viene consegnato nel luogo in cui vive e opera colui al quale il premio viene assegnato, così come in questo caso a Caserta, di cui il prof. Agnisola è emerito cittadino.

Il premio si divide attualmente in 15 sezioni che vanno dall’ambiente all’editoria, dalla musica alla poesia e, appunto, all’arte. E questo non sembri strano, perché quello che non tutti conoscono è il profondissimo rapporto di Montale con l’arte. Egli pur negando, forse per pudore e modestia, di essere un critico d’arte e un pittore, oltre che grande letterato, fu sia l’uno che l’altro.

Come artista si dedicò alla pittura e, nei suoi cartoni “color foglia secca”, mostrò una particolare sensibilità cromatica unita ad un tratto netto e deciso con il quale mostrava estro e ironia compositiva.

Mentre circa la critica dell’arte Montale mostrò notevole competenza e particolare attitudine nella lettura delle opere e nel guardare oltre, se non attraverso, forma, luce e colore. D’altronde ebbe modo di intervistare, da giornalista, diversi artisti famosi come Braque, Masson, Brancusi oltre ad essere stato personalmente in contatto con Francesco Messina, Marco Marcucci, De Pisis e Morandi di cui possedeva alcuni quadri.

Giorgio Agnisola con il “Premio Montale fuori di casa” – Foto: Matilde Di Muro

Dunque da tutto ciò si può intuire come siano state tante le ragioni che hanno portato il premio Montale fuori di casa 2024 tra le mani di Giorgio Agnisola e, comunque, se ne riporta qui, per esteso, la motivazione:

«“Premio Montale Fuori di Casa” per la sezione Montale/Arte a Giorgio Agnisola perché ha saputo intessere il dialogo tra arte e sacro sia attraverso l’approfondimento scientifico sia attraverso l’insegnamento universitario. Il suo approccio al mondo delle arti nel segno della bellezza come espressione dello spirito ha aperto nuovi orizzonti di conoscenza e di speranza».

E, di fatti, Giorgio Agnisola, uomo di scienza e di tecnica, parte da una laurea in ingegneria meccanica per poi dedicarsi, sin da subito, alle arti e alla letteratura. Nel campo della critica d’arte si è distinto per i suoi approfondimenti sull’arte sacra contemporanea e per una lettura, in chiave antropologica e spirituale, dei grandi maestri del Novecento.

Ciò che più di ogni cosa Agnisola ha curato in circa cinquanta anni di attività, a vario titolo e in vari ambiti, è la comprensione della verità dell’uomo oltre che dell’artista.

Si è dedicato, e continua a farlo con cura e particolare maestria, all’educazione dello sguardo in chiave estetica e psicologica nonché alla didattica e alla divulgazione del linguaggio artistico.

È stato tra i fondatori della Scuola di Alta Formazione di Arte e Teologia della Pontificia Facoltà di Napoli, sezione San Luigi, svolgendone il ruolo di condirettore dal 2006 al 2019. Oltre al suo grande impegno come scrittore e collaboratore di importanti testate, ha collaborato alle pagine culturali del quotidiano Avvenire e a Luoghi dell’infinito. Per la sua attività di critico d’arte ha ottenuto due importanti riconoscimenti internazionali: Chevalier de l’Ordre de Leopold II in Belgio, nel 1987, e Officier de l’Ordre de Mérite in Lussemburgo, nel 1991.

Oggi, oltre a continuare la sua attività di scrittore, è professore emerito di Arte sacra e beni culturali ed è valde peritus della Facoltà per le scienze estetico-teologiche; dirige il periodico AT, Arts and Theologies ed è il fondatore e conduttore del percorso di formazione VisioDei.

Caratteristica comune a tutte queste attività è una personale ricerca del senso della vita, a partire dalla dimensione antropologica di ogni forma d’arte, che sappia aprire lo sguardo sull’invisibile ma con un’ottica interreligiosa.

Nel suo intervento Agnisola ha detto: “L’artista, con le sue opere, ci spiega che non si può vedere senza esprimere e non si può conoscere senza comunicare. Ecco perché comprendere l’arte è un viaggio nell’opera e in se stessi, ma anche un viaggio verso gli altri. L’attitudine dell’arte al dialogo è così vera che è intrinseca al suo linguaggio. (…) L’arte, e in particolare la ricerca artistica contemporanea, ci ha insegnato che ‘tutto ha valore’ nell’ottica della comunicazione umana. Essa non fa discriminazioni, mira a raccontare l’uomo al di là delle consuetudini, delle logiche e delle articolazioni convenzionali (…) L’arte, se è autentica, racconta sempre e comunque l’uomo, ne rivela direttamente o indirettamente il suo stato d’animo, la sua fragilità, le sue gioie, la sua sofferenza, il drammatico bisogno di verità, le sue attese dell’oltre. Per questo l’arte è un bene comune e si inserisce in quell’universo di valori che riguardano la crescita dell’uomo e la sua costante ricerca del significato della vita”.

Questo stralcio dei suoi pensieri, esposti con estrema chiarezza e semplicità così com’è solito fare, durante l’evento di consegna del premio, ribadisce la dimensione della sua poetica. E se consideriamo in che modo Montale, come ha spiegato nel suo intervento Adriana Beverini, “in ogni opera d’arte e nella sua attività in generale, andasse alla ricerca di ciò che superasse il visibile e la realtà per evidenziare ciò che conta, ciò che possa durare nel tempo ed entrare nel significato eterno” e di quando affermava che “la poesia, così come credo ogni altra forma d’arte, non può prescindere dalla condizione umana in sé considerata”, ci rendiamo subito conto come sia assolutamente ben visibile quel filo conduttore, neppure tanto sottile, che lega il pensiero di Agnisola con quello di Montale.

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