Carlo De Lucia, “Caravanserraglio” – Foto: Paola Germana Martusciello

Inaugurata a Napoli la mostra “Per la seta”, con opere di artisti italiani e spagnoli.

L’arte della seta, nella città di Napoli, ha una storia antica e molto articolata che prende corpo intorno ai vicoli del suo affascinante centro storico. Tutto ha inizio durante il XV secolo quando, in una stradina adiacente piazza Mercato, nacquero le prime attività manifatturiere governate da piccole botteghe dove, attraverso rudimentali telai, venivano lavorate le preziose stoffe seriche. Successivamente, grazie al notevole incremento demografico, ai cambiamenti sociali e agli ampliamenti urbanistici dell’epoca, queste attività furono spostate in via San Biagio dei librai moltiplicando, così, il loro lavoro. Germogliarono, infatti, molte nuove botteghe, i magazzini ampliarono i loro locali e i lavoratori che si erano stabiliti in quella zona si affidarono al protettorato spirituale della splendida chiesa dei S.S. Filippo e Giacomo che, da allora, prese anche il nome di chiesa dell’Arte della Seta. D’altra parte bisogna considerare che accanto all’edificio religioso era stata edificata una struttura architettonica adibita a Conservatorio. In questo spazio si accoglievano e proteggevano le povere figliuole della seta: figlie di iscritti al registro delle matricole dell’arte i quali, essendo caduti fortemente in disgrazia, non potevano sostenere le spese per farle diventare adulte. Tra loro c’erano anche orfanelle senza parenti e dimora e ragazze abbandonate dalle famiglie molto povere o colpite da un crudele destino. Queste fanciulle venivano salvate, protette e istruite al lavoro dei telai per realizzare sete e damaschi; soltanto dopo 10 anni lasciavano il Conservatorio con qualche ducato come dote che avrebbe consentito loro di potersi sposare. Il complesso ecclesiale, al giorno d’oggi, è anche sede di un interessante museo che testimonia le bellezze prodotte da questa speciale arte napoletana; ne fanno parte antichi e preziosi manufatti, splendidamente realizzati da mani espertissime e capaci, che testimoniano le raffinate qualità tecniche insite in questi prodotti. Tutto questo fu possibile grazie ad una intelligente decisione politica del sovrano Ferrante D’Aragona: fu lui, infatti, a dare una nuova spinta alla lavorazione della seta nella città di Napoli, promossa precedentemente da suo padre Alfonso, rendendo possibile in tal modo, nel 1447, la nascita della Corporazione degli antichi setaioli dell’arte della seta. Essa era costituita da tessitori e tintori, perché le stoffe venivano accuratamente tinte (di qui il famoso nero della città di Napoli, che tracciò una moda negli ambienti aristocratici), ma ne facevano parte anche gli stessi mercanti. Questi artigiani si dedicavano con passione ad applicare le tecniche appropriate per trasformare le lunghe filature in pregiate stoffe che dovevano raggiungere anche mercati lontani. Infatti, in questo periodo storico Napoli veniva descritta dalle cronache del tempo come “luogo brulicante di filatoi, di botteghe di setaioli, fabbriche tessitorie, e fondaci di mercanti.” Vennero, così, realizzate stoffe definite “nobili”, la cui caratteristica principale era la lucentezza e in cui il baluginio dell’oro prendeva possesso delle trame, restituendo riflessi di luce mutevole; alcune erano leggerissime e quasi impalpabili. Si ottennero, nei risultati finali, manufatti i cui requisiti erano quelli prodotti da un lavoro tipicamente artistico/artigianale. La lavorazione della seta si trasformò in vera e propria industria manifatturiera ma, soprattutto, divenne arte a tutti gli effetti consentendo, così, alla città partenopea di divenire una famosa capitale della seta, regina assoluta dei vari regni e ducati, per molti anni. D’altra parte il nostro racconto sulla seta non può fermarsi a questi secoli, bisogna anche, e soprattutto, considerare il favorevole impatto europeo che conobbe questa delicatissima arte grazie al governo lungimirante dei sovrani Borbone, che nel 1778, grazie al borgo di San Leucio, crearono una delle più grandi seterie tra gli Stati dei sovrani europei. Questo seducente viaggio della seta prosegue, con tutto il suo fascino carico di influssi dell’oriente, costellato di aspetti visionari e di materiali simbolici racchiusi in numerosi segreti. Gli approdi lungo la rotta del mare Mediterraneo volgeranno verso le coste della Spagna, nella città di Valencia che, come Napoli, ha una storia legata alla seta. Infatti, nel cuore della città sorge il famoso edificio civile, dall’architettura gotica, chiamato la “Borsa della seta”; nel quartiere dei vellutai si trova l’altra importantissima struttura del Museo della seta, che accoglie gli splendidi telai di legno del XVIII secolo e custodisce il più grande archivio europeo della corporazione della seta, testimonianze evidenti di quanto l’uso della stessa fosse strettamente connesso alle attività manifatturiere territoriali.

In questo contesto, ricco di stimolanti spunti storici e geografici, si delinea l’interessante mostra Per la seta – Da Napoli a Valencia presso la galleria d’arte M.A. – Movimento Aperto, di Ilia Tufano, sita in via Duomo 290, che sarà possibile visitare fino al 22 maggio. Successivamente sarà in esposizione al Museo Valencià de la Festa – Algemesi (Valencia) dal 4 al 31 ottobre 2024. Il “viaggio dell’arte” per la via della seta, nel suo progetto, ha consentito di aprire un interessante dialogo tra artisti spagnoli e italiani, rendendo possibile l’interazione dei due poli della rotta per la seta nel Mediterraneo. Quindici artisti, italiani e spagnoli, adoperano il loro linguaggio, ciascuno secondo i dettami di cifre stilistiche personali, per interagire attraverso divagazioni concettuali, pittoriche e tecniche, intorno alle stoffe di seta amabilmente donate dal setificio di San Leucio per la realizzazione di questo incontro culturale. L’impalpabile stoffa diventa un supporto comune, ricco in se stesso di memorie antiche e stratificate ma, soprattutto, una superficie in cui si addensano luci mutevoli. La seta, applicata nei suoi sfondi classici, diventa struttura muraria in un gioco di abili prospettive pavimentali e centrali e rimanda ad un rinascimento di natura albertiana, come appare nell’opera di Alberto Balanguer (Ventus Textiles); Virginia Bernal, invece, attraverso il verde brillante della leggerissima stoffa, con la sua delicata espressività racconta degli artifex (Il Baco e la Farfalla).

Alberto Balanguer, “Ventus Textiles” – Foto: Paola Germana Martusciello

L’artista Enzo Trepiccione (Nel giardino del mago), invece, ci restituisce il sogno di arcane incisioni rupestri ricavate fantasiosamente dall’immaginario collettivo. Vittorio Vanacore risponde all’invito dialettico con l’opera S/T,2024, giocando attraverso perizie tecniche e usando diversi materiali: la carta e il ferro, per riprendere i motivi naturali dei girali damascati presenti nel fondo con effetti chiaroscurali.

Enzo Trepiccione, “Nel giardino del mago” – Foto: Paola Germana Martusciello

Con l’artista Ilia Tufano (Fuoco all’orizzonte), ci troviamo davanti ad un’opera di eleganza formale: attraverso l’uso della china, la seta crea una perfetta sintesi sui due elementi damascati, lasciati a vista per indirizzare lo sguardo del fruitore verso un centro invaso da un vibrante tramonto, aprendo una intesa visiva fortemente strutturata su effetti luministici. Carlo De Lucia nella sua opera (Caravanserraglio), fresca e immediata, riporta, sullo sfondo damascato, con l’uso di una tecnica mista, una storia antica di viaggio: quella delle carovane che dall’oriente si spostavano verso occidente, una realizzazione artistica animata da una moltitudine di sagome di ominidi, schiacciati ideologicamente dalla forza del potere.

Antonio Ciraci, “Sosta in Damasco” – Foto: Paola Germana Martusciello

Assimilabile alla storia attuale delle nostre migrazioni, il Mediterraneo, con i suoi vissuti, le sue morti costanti e le sue problematiche, viene affrontato simbolicamente da Antonio Ciraci nell’opera Sosta in Damasco; infatti, l’artista fa diventare il fondo di seta damascata un luogo di interventi tecnici usando il bitume in cui vengono sgretolati pastelli e oli; elaborazioni stilistiche e rifiniture di minuziosi particolari sono raccontate attraverso lontananze sfumate di rarefatte atmosfere desertiche. Nelle trame seriche, ancora il paesaggio e la seta dialogano nell’opera La preghiera di Vidal Maiquez, dove simboli orientali si inseriscono in un cielo damascato con ombre e luci, notte e giorno: un uomo in preghiera, vestito con abiti esotici, indica la strada per raggiungere valori universali. Ancora nel tema del flusso del viaggio si inserisce Marcello Gallo (Ombre) con la tecnica dello smalto su seta; egli inoltra verso lo spettatore, in scala prospettica, figure femminili con volti appena accennati per esprimere disagi esistenziali. Mentre lo spagnolo Salvador Torres (Senza identità) sfrutta, abilmente, la luce del damasco che diventa materia architettonica e corporea per impostare un ritratto di coppia in cui l’identità umana è fagocitata dal concetto del materialismo borghese, dove la seta prende il posto di una vana ricchezza.

Salvador Torres, “Senza identità” – Foto: Paola Germana Martusciello

Anche Mario Lanzione (Nella pioggia d’oro) utilizza il damasco come supporto per raccontare come la luce della seta si trasformi in una pioggia d’oro grazie ai riflessi di specchi, frammenti di pezzi del blu infinito. Kraser con l’opera Vida collega, invece, il damasco all’arte barocca per offrire lo sguardo verso l’unione delle culture del Mediterraneo: nascono, così, frammenti di girali decorativi, linee sagomate e sculture ricche di echi fanzaghiani.

Mario Lanzione, “Nella pioggia d’oro” – Foto: Paola Germana Martusciello

L’artista di Stratificaciones, Peppe Ferraro, restituisce, attraverso il suo intervento, la valenza propria della seta intesa come ricamo, ricca di intrinseca bellezza; Xavi Ferragut, con il suo lavoro (Maturare con la sofferenza) utilizza la foglia d’oro per sottolineare le potenzialità naturali del prodotto serico, così come Battista Maranello che, con la sua opera La pesca miracolosa, sperimenta materiali diversi: legno e spago su un manufatto eseguito a telaio Jacquar per sottolineare le diverse possibilità che offre questo tessuto.

Il magnifico viaggio attraverso l’arte tra Napoli e Valencia, nel suo concludersi lascia, sicuramente, un monito ed una riflessione: qualunque sia la provenienza e l’origine di un popolo, tutti gli esseri umani hanno il dovere di incrociarsi lungo i tracciati naturali, lungo le rotte dello scambio delle memorie, delle singole identità, dell’amicizia e della fraternità, perché ciascuna cultura può essere attraversata senza necessità di conflitti. Seguendo le tracce della storia del nostro passato si possono incrociare ancora, a loro volta, altri tracciati che aiuteranno a creare sistemi di pensiero diversi per poter raggiungere, allo stesso tempo, ideali e concreti percorsi dell’animo umano.

Paola Germana Martusciello

Di admin

43 pensiero su “Un bellissimo filo di seta unisce Napoli e Valencia”
  1. Prezioso ed erudito approfondimento storico-artistico della professoressa Paola Germana Martusciello soprattutto per ciò che concerne le affinità Campane e Valenciane di eccellenze come quella della lavorazione serica e degli incroci umani ancora attuali lungo l’antica Via della Seta. Ottima la trattazione tecnica espressa dai singoli artisti partecipanti la Collettiva al MA.

    1. Interessante articolo di Paola Martusciello sulle affinità tra Napoli e Valencia, unite tra loro da un “filo di seta”, diventate due centri di eccellenza di questa importante lavorazione. Su questa tematica si inserisce la mostra di quindici artisti tra italiani e spagnoli che interpretano delle opere collegate alle stoffe di seta.

      1. Un bel percorso culturale.
        Destano sempre interessante gli approfondimenti della prof. Martusciello

    1. Sempre interessanti gli articoli di Paola Germana Martusciello che riesce ad attirare l’attenzione del lettore e a stimolare la sua curiosità e la voglia di approfondire gli argomenti trattati.

  2. È vero,
    “tutti gli esseri umani hanno il dovere di incrociarsi lungo le rotte dello scambio delle memorie, delle singole identità, dell’amicizia e della fraternità”…
    Giustamente la dottoressa Paola Martusciello con questo bellissimo articolo ci fa riflettere su questo importante aspetto che deve spingerci a studiare la nostra storia per guardare al futuro.

    1. Come tutti gli articoli di Paola Martusciello, anche questo è scritto con “profondità” di ricerca storica e grande perizia analitica.

  3. Ho avuto la fortuna di vedere questi dipinti su tela prima che partissero per Valencia. Come sempre la dottoressa Martusciello riesce a rendere, con il suo scritto, la bellezza e la singolarità di queste opere.

  4. Una bella storia che nasce nei vicoli della città brulicante di esseri umani poveri ma geniali. Ogni arte a Napoli è stata nobilitato dal genio e dalla fantasia caratteristiche del nostro popolo. Sempre ammirevole la nostra capacità di eccellere e di collaborare con altre popolazione stabilendo un cordone ombelicale con la bella Valencia.

  5. Un interessante percorso storico che ripercorre lo sviluppo dell’Arte della seta a Napoli, dalle antiche lavorazioni, passando per la feconda epoca borbonica fino alle realizzazioni di artisti contemporanei, felice connubio di artigianato ed arte.

  6. Un resoconto puntuale per una mostra interessantissima che in pieno Centro Antico mette in relazione aspetti di un glorioso passato e l’arte contemporanea. Quegli intrecci intercorsi tra la Penisola Iberica e il Mezzogiorno d’Italia attraverso le stesse, rinnovate dinamiche, ispano-italiane.

  7. Un ulteriore interessante appuntamento nel prezioso spazio di Ilia Tufano. Questa mostra collettiva, che vede impegnati artisti caratterizzati da percorsi molto diversi, è ottimamente descritta da un articolo che non si limita a descriverne i lavori esposti, informandoci anche sulla rilevanza storica di una produzione artigianale di cui in genere ricordiamo soltanto il nome eccezionale di san Leucio.

  8. Un articolo di grande interesse storico pubblicato in una Rivista che non lascia dubbi per l eleganza e la scelta delle sue informazioni culturali

    1. Ci regala sempre preziose perle di conoscenza la prof Paola Germana Martusciello. E ci porta con mano a scoprire o a ritrovare il passato della nostra illustre città. Non solo. Ma a proseguirne il percorso, a ricercare quel bandolo della matassa della storia di Napoli che forse non si svolgerà mai del tutto.

  9. Sorprendente la storia della seta nei vicoli napoletani, argomentata con precisioni storico artistiche di grande pregio

  10. Confesso che ho sempre associato la lavorazione della seta solo al Borgo di San Leucio. Ho letto perciò con molto interesse,in questo articolo di Paola Martusciello , quanta importanza abbiano avuto “S. Biagio dei Librai” e la Chiesa della Seta nello sviluppo della lavorazione e del commercio della seta . Valencia (città stupenda) e Napoli sono quindi accomunate in questa mostra e questi i”intrecci” culturali non possono che inorgoglirci

  11. Ottimo il lavoro della dottoressa P. Martusciello che ha descritto pienamente gli aspetti storici, sociali e tecnici dell’ attività dei setaioli a Napoli e Caserta come introduzione alla descrizione delle opere e degli artisti che hanno partecipato alla mostra sulla seta in una sorta di percorso anche stilistico tra l’ Italia e la Spagna. Il suo esaustivo e articolato lavoro mi ha fatto vedere con i suoi occhi quello che i miei non avevano visto volutamente. Ma questa è un altra storia.

  12. Ho letto con molto interesse l’articolo che collega la storia della seta tra Napoli e Valencia essendo io molto legata a questa città spagnola che ho visitato diverse volte. Trovo che le meraviglie che vengono esposte in questa mostra siano davvero indicative dell’arte che permette di rappresentare su seta determinate espressoni. Interessante anche l’inizio dell’articolo che ci ha raccontato la storia della seta a Napoli e a San Leucio che veniva considerato erroneamente da me l’unico polo della seta in relazione a questi altri che ci vengono descritti in Valencia.

  13. Gli articoli di Naos sono sempre stimolanti e ricchi di spunti di riscoperta delle nostre origini delle loro vestigia e delle eccellenze che a volte ignoriamo o abbiamo trascurato yroppo a lungo.

  14. Paola Martusciello, nel suo splendido articolo e, come sempre, completo sotto il profilo storico, sociale e artistico, tra le altre cose dice: -..tutti gli esseri umani hanno il dovere di incrociarsi lungo le rotte dello scambio delle memorie, delle singole identità, dell’amicizia e della fraternità…-. Se questa affermazione diventasse un sistema per approfondire il dialogo, tutti i popoli del mondo smetterebbero di farsi la guerra. Da questo punto di vista, possiamo dire che Ilia Tufano ed Enzo Trepiccione, con gli artisti spagnoli e italiani che hanno collaborato alla realizzazione di questo evento, hanno il grande merito di far diventare l’arte un prezioso linguaggio atto a promuovere il dialogo e l’integrazione per un’Europa unita anche sotto il profilo culturare. Ecco a cosa servono i VERI storici e critici d’arte.

  15. Avevo visitato la chiesa dei santi Giacomo e Filippo, visto la meravigliosa opera Borbonica del setificio di San Leucio ma non conoscevo il legame tra Napoli e Valencia. Con Paola Martusciello non si finisce mai di imparare. Brava.

    1. Ho le letto l’articolo che trovo riduttivo dire che sia interessante: è molto di più.
      Un affresco e un saggio di una epoca in cui la città di Napoli aveva eccellenze assolute nell’ artigianato di cui non avevo nozione.
      Una “via della seta” che univa Napoli con Valencia.
      Questa contestualizzazione storica rende più fruibile la mostra.
      Belle le foto a corredo dell’articolo. Bravissima.

  16. Tutti dovrebbero leggere questo articolo in cui con un linguaggio limpido si racconta in breve ma con ricca documentazione ,la storia della seta a Napoli, che abbiamo colpevolmente dimenticato, almeno i non addetti ai lavori, la città nel suo insieme.E poi c’ è una attenta lettura delle opere in mostra, con grande sensibilità e competenza.

  17. Ancora una volta, con il suo ricco e dotto preambolo, Paola G. Martusciello, introduce alla interessante binazionale mostra, “Per la seta”, che lega Napoli e Valencia, fornendo al lettore le nozioni e le conoscenze basilari affinché le puntuali descrizioni, delle singole opere d’arte, da lei con maestria descritte e documentate, abbiano, per esso lettore, un significato compiuto ed intrigante, come se le stesse visitando in contemporanea, suffragato anche dalle opportune e belle immagini, della stessa Paola, a corredo. Ma il suo scritto non è una mera asettica descrizione di fatti storico/economici, di traffici ed alta arte artigiana, è, bensì, uno stimolo alla conoscenza, al sapere ed al rimembrare di conoscenze e letture sull’ antica “Via della Seta”, su Marco Polo ed il suo “Milione”, sui movimenti carovanieri e marini che, dalla notte dei tempi, tessevano il filo dei collegamenti tra Oriente ed Occidente, tra scambi e intrighi, di segrete colture e manifatture, di preziosi bachi, da cui tutto, in questo affascinante e prezioso “filo di seta”, ebbe inizio.
    Quindi, ancora un plauso a Paola Martuscelli ed al “cuore dell’arte e del sapere” di Naòs

    1. Articolo ben strutturato
      dove la contestualizzazione della mostra , nel periodo storico e delle attività manifatturiere di queste due città , ha fatto da cornice e dato un valore aggiunto alle opere stesse .
      Persuasiva la minuziosa descrizione delle stoffe nobili, quasi da farcele vedere con i nostri occhi e sentirle al tatto: ” la lucentezza… restituendo riflessi di luce mutevole; … erano leggerissime e quasi impalpabili”
      Legando poi ” la struttura muraria’ delle stoffe e le diverse tecniche usate dagli artisti si è potuto apprezzare e conoscere altre sfaccettature delle opere stesse, che forse non avremmo notato. Il leggero filo di seta narrante , ha legato poi insieme la storia, l’arte ed un umanesimo auspicabile.

  18. Complimenti all’autrice per quest’avvincente articolo ricco di informazioni di carattere storico e artistico sullo sviluppo dell’arte della seta a Napoli che costituì uno dei primati artigianali per la città, molto prima di quello più noto di S.Leucio.
    È interessante apprendere che si potrà visitare una mostra di artisti spagnoli e italiani.

    1. …. sulla via della seta da Napoli e Valenzia. Sembra uno stralcio di una favola d’altri tempi. Ma cos’è la via della seta? Forse una strada costruita su solidi piloni con il sudore degli operai? Forse un tracciato che rimanda a tempi di profitto economico e scambi commerciali? Niente affatto. E’ una strada mai costruita, eterea. Nient’altro che un filo che unisce, fragile quanto prezioso che solo uomini eletti possono percorrerla. Sul filo di seta gli uomini si incontrano e dialogano con un linguaggio senza parole e senza suoni, un linguaggio fatto di colori. Nient’altro che un filo di seta che mosso dal vento flette, che sotto il peso del corpo oscilla. Su di esso gli uomini, gli Artisti, sono cullati dal vento, si muovono liberi, oscillano le braccia come equilibristi, il movimento diventa danza, il suono diventa musica. Intorno non vi è niente di tangibile, solo lo spazio sconfinato di una natura bellissima, fatta di frattali che l’arte tessile imita nei tracciati, che l’arte pittorica rievoca nei colori. Dunque emozioni condivise che diventano opere d’arte. L’opera dell’ Artista Carlo de Lucia ha la solennità di un fregio: in basso sagome di uomini in fila si apprestano a percorrere la via, sono felici perché di lì a poco saranno sulla strada sospesa; in alto, i fili sono tanti, tesi e coloratissimi, i colori sono quelli dell’arcobaleno. Al centro, il disegno elegante di un tessuto in seta: Arte pittorica e arte tessile si incontrarono e vissero a lungo, vissero felici come gli uomini che resero possibile questa unione .

      1. Un bellissimo Articolo, che illustra la mostra – da Napoli a Valencia.
        La mostra è un dialogo tra artisti italiani e spagnoli, realizzato con il linguaggio dei colori e dell’arte, incentrato sulla bellezza seducente della storia della seta.

  19. Molto interessante l’articolo a dimostrazione che della dinastia aragonese di Napoli poco ancora si sa.

  20. Sicuramente è un articolo di natura storico artistica, ottimo l’inquadramento storico per quanto riguarda la seta nei suoi sviluppi quattrocenteschi e ottocenteschi. Puntuali riferimenti all’estetica dei dipinti degli artisti italiani e spagnoli. Davvero complimenti, un articolo divulgativo sulla storia della città di Napoli.

  21. Ho letto con molto interesse l’articolo della professoressa Paola Martusciello, che ha dato ai lettori una quantità di notizie nuove rispetto la produzione della seta a Napoli, soprattutto nei quindicesimo secolo. Molto interessanti i commenti relativi ai singoli artisti italiani e spagnoli che hanno disquisito nei loro linguaggi personali sul tema comune della seta.

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