Il ‘Compianto del Cristo morto’ – Foto: Paola Germana Martusciello
Ancora una volta emerge l’importanza della sinergia tra pubblico e privato per il recupero del patrimonio artistico nazionale.
a cura di Paola Germana Martusciello
Nella splendida sala della sacrestia, precedentemente refettorio, della Chiesa di Sant’Anna dei Lombardi, la cui struttura lascia intravedere, sotto il bianco accecante degli stucchi, le volte gotiche affrescate dall’artista aretino Giorgio Vasari secondo lo stile del manierismo toscano, in questo luogo di raffinata bellezza si è svolto, con la partecipazione delle istituzioni e dei cittadini, un evento di grande importanza pubblica. Infatti, venerdì 12 aprile, nel complesso architettonico ex convento della chiesa di Monteoliveto, considerato il tempio dell’arte rinascimentale partenopea, è stato presentato un progetto per attivare il recupero, attraverso una delicata e ponderata azione di restauro, di un’opera cinquecentesca collocata in una cappella della chiesa e realizzata secondo i dettami del linguaggio toscano: il Compianto del Cristo morto, gruppo scultoreo del modenese Guido Mazzoni. Un progetto le cui caratteristiche esprimono la ricerca di valori non soltanto estetici, ma anche etici: identità territoriale e memoria storica che, insieme, restituiscono al concetto di recupero e salvaguardia del patrimonio artistico un’aura di sacralità riconducibile a quell’imperativo categorico di ‘tutelare’ per riconoscere, in quel bene, la propria identità storica e le proprie origini, affinché vengano tramandate alle nuove generazioni.
I visibili danneggiamenti del tempo ad una delle statue – Foto: Paola Germana Martusciello
L’iniziativa, quindi, dà luce ad un’opera che già a noi semplici fruitori lascia intravedere l’urgenza dell’intervento: infatti alcune parti delle statue presentano fenditure e lesioni nelle giunture dovute alle aggressioni del tempo e evidenziano patinature del colore bronzo le cui evidenti tracce sono riconducibili probabilmente ai restauri ottocenteschi, ma anche seicenteschi, che ne hanno svilito, senza alcun dubbio, il valore non soltanto estetico ma anche stilistico originario. Infatti l’intervento di restauro, procedendo per analisi diagnostiche che scannerizzano le opere attraverso immagini in 3D, in varie fasi, sostenute da tecnologie all’avanguardia, riporteranno i colori ai loro molteplici toni originari della terracotta, ora sbiadita dalle polveri atmosferiche.
Un momento della presentazione – Foto: Paola Germana Martusciello
Il lavoro sarà eseguito dall’associazione DAFNE Restauri e con il supporto di Coop4Art e Officina dei Talenti; si svolgerà attraverso la successione di varie fasi, come un restauro di tipo conservativo, seguito successivamente da una procedura di inserimento dei basamenti ad azione antisismica e, infine, si procederà alla realizzazione di un nuovo impianto di illuminazione. Il progetto è stato stilato d’intesa con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli, che seguirà costantemente i lavori del restauro.
Un momento del restauro – Foto: Paola Germana Martusciello
D’altra parte per comprendere il significato stilistico ed estetico del Compianto del Cristo morto bisogna ripercorrere, attraverso un breve excursus, la storia che si sviluppa intorno a quest’opera del Mazzoni. Nel cuore della città di Napoli si erge il complesso monumentale, ex monastero olivetano, fondato nel 1411 da Gurello Origlia, uno degli uomini più importanti e protonotaio della corte del re di Napoli, Ladislao di Durazzo, la cui chiesa fu dedicata alla Purificazione di Maria. Da Gurello i monaci Olivetani ricevettero non solo sostegni economici, ma anche prestigio presso l’aristocrazia cittadina: in poco tempo, infatti, la chiesa divenne il centro spirituale della nobiltà napoletana. Pertanto, possedere una cappella o una tomba all’interno di essa fu considerato un simbolo di elevato status sociale. La struttura dell’edificio si presenta come uno scrigno di opere di rara bellezza e storia; infatti racchiude uno straordinario patrimonio all’insegna del Rinascimento toscano e partenopeo. Ne sono testimonianze le rilevanti opere di grandi maestranze custodite nelle cappelle nobiliari, come quelle degli artisti Benedetto da Maiano e Antonio Rossellino, insieme alla notevole opera del Compianto, ricordata dallo stesso Vasari: un gruppo d’insieme che raffigura sette sculture disposte intorno al corpo disteso del Cristo, così come vuole la tradizionale realizzazione iconografica di questi gruppi scultorei sviluppatasi in ambito rinascimentale. La rappresentazione del Compianto imita una scena teatralizzata: infatti rappresenta otto personaggi la cui disposizione attuale non corrisponde alle posizioni originali, in quanto l’opera intera era stata collocata, secondo le fonti, nella cappella che Origlia aveva fatto edificare in sua memoria e per la quale era stata realizzata. Infatti il Cristo, per lo spazio ridotto, era stato collocato secondo un allineamento obliquo, mentre le altre statue concepite per una disposizione trasversale. Le sculture sembrano, con le loro espressioni, fortemente animate e restituiscono, nella gestualità esasperata, uno schiacciante dolore, misto ad un sentimento di grande sopraffazione. La figura di Giuseppe d’Arimatea viene rappresentata con il volto di Alfonso II ed è collocata a sinistra del Cristo, mentre in Nicodemo, a destra con il turbante come copricapo, si riconosce il ritratto di Ferdinando I: due reali aragonesi, probabilmente i committenti dell’opera. Collocata, invece, dietro il corpo del Cristo trova spazio la figura di Maria Vergine, lacerata dal dolore, in procinto di svenire, sorretta da Maria Salomè, mentre la figura femminile con le mani congiunte è la rappresentazione di Maria di Cleofa; sul lato sinistro, invece, si apre nell’ulteriore spazio la disperata Maria Maddalena, che per il suo pregnante dolore rimanda alla figura altrettanto straziata di San Giovanni Evangelista.
Giuseppe d’Arimatea rappresentato con il volto di Alfonso II – Foto: Paola Germana Martusciello
Tutti i personaggi trascinano inesorabilmente lo spettatore in un universo di dolore lacerato. Risulta evidente, dunque, come l’esigenza di una cultura fortemente sentita, perché mossa da questo senso di travolgente bellezza, venga a prospettarsi con grande determinazione, per sostenere, diffondere e far partecipare tutti e meditare sull’importanza e il significato del patrimonio artistico della città partenopea.
San Giovanni evangelista – Foto: Paola Germana Martusciello
In questa cornice culturale si colloca l’associazione Friends of Naples che, promuovendo il restauro e la conservazione dei beni artistici, chiama a raccolta quanti hanno a cuore Napoli ed il suo inestimabile patrimonio. Il presidente Sifola racconta come, da un’idea di un piccolo gruppo di amici motivati da una sfida comune, nel 2018 fondarono Friends of Naples, come veri e propri mecenati. Per il restauro del Compianto, Banca di Credito Popolare, Fondazione Emiddio Mele, Orazio e Sveva de Bernardo e Rossopomodoro lavorano intorno ad un interessante progetto, operando sinergicamente con altre importanti risorse del territorio come la proprietà dell’opera: l’Arciconfraternita di Sant’Anna e San Carlo Borromeo dei Lombardi, nelle persone degli avvocati Rita Falanga e Giuseppe Longo. Da questo intreccio di forze culturali e intellettuali, si determina anche l’opportunità di aprire un interessante dialogo con la presenza della cooperativa sociale Parteneapoli. Infatti, proprio grazie ai fondi PNRR, la stessa realizzerà un progetto di abbattimento delle barriere architettoniche: Open heART Museum, finanziato dal Ministero della Cultura, per far sì che tutte le persone possano sperimentare e vivere la bellezza del Museo Sant’Anna dei Lombardi. D’altra parte si inserisce, a questo punto, una riflessione accurata su un tema al centro di un ampio dibattito che verte su tutti gli aspetti relativi al patrimonio artistico e coinvolge anche le istituzioni pubbliche come le sovrintendenze, gli enti di ricerca scientifica e le maestranze locali. Si tracciano, così, percorsi attuativi in cui vengono coinvolti metodi e tecniche di lavoro alla cui base si riscontrano i progressi delle tecnologie scientifiche che riescono a recuperare le fragilità delle opere d’arte che altrimenti sarebbero destinate a scomparire dalla nostra memoria personale e collettiva.
Nicodemo con il volto di Ferdinando I – Foto: Paola Germana Martusciello
Che meraviglia essere sempre aggiornati sulle novità culturali napoletane. Un grazie all’autrice!
Sempre interessante leggere articoli che raccontano del patrimonio artistico della nostra meravigliosa città partenopea. Complimenti alla scrittrice Paola Germana Martusciello.
Si rimane veramente colpiti per la grandiosità di tale opera forse poco conosciuta dal grande pubblico. E felici per la presa in carico della sua restaurazione grazie alla sinergia di forze diverse. Efficace, come sempre, l’attenzione, la descrizione e la cura con cui Paola Germana Martusciello ci illustra, portandoci per mano, l’opera in questione
Grazie dottoressa Martusciello per l’interessante articolo, é veramente importante conservare le opere d’arte che rischiano il deterioramento a causa del tempo e dell’incuria di una società miope che non guarda quasi più al passato.
Passato e presente che lavorano in sinergia per custodire i nostri tesori e per farne godere le bellezze.
Bellissima sia iala Chiesa che la sia il gruppo scultoreo. Io ci capitai per caso nei vari girovagare tra l’arte e le bellezze della nostra bella città e ne restai affascinata. Mi fa piacere che hanno deciso di restaurarlo.
Con questa rubrica mi sento anche io un pochino napoletana. Avete una quantità di bellezze sorprendenti.
Paola Germana Martusciello sempre puntuale nel racconto. Complimenti
Davvero interessante.
Complimenti a Paola Martusciello per il grande e bel lavoro svolto
Il recupero e la valorizzazione dei beni artistici sono davvero importanti, come ben illustra la prof.Martusciello.
Sempre chiare ed interessanti le argomentazioni della nostra Paola 🤗🤗🤗
Articolo come sempre molto interessante della dr Martusciello dal punto di vista non solo artistico ma anche storico letterario che permette al lettore di andare a fondo della questione e non fermarsi semplicemente alla sola conoscenza del fatto principale.
Conosco da sempre l’opera di Mazzoni. Sono, quindi, felice che sia finalmente il restauro dello stesso. Ci venivo, a volte, durante i “filoni” a scuola. All’epoca l’ingresso era gratuito e ci portavo anche i compagni di scuola. Ricordo la loro sorpresa alla vista di quest’opera e, soprattutto, davanti al soffitto del Vasari. Grazie per aver fatto riemergere questi ricordi della mia gioventù.
Ancora un interessantissimo articolo di Paola Martusciello, storico, documentario e soprattutto artistico /descrittivo. Complimenti ma anche un convinto grazie per l’opera di informazioni che la nostra Paola ci regala.
Encomiabile l’impegno della dott.ssa Martusciello di portare visibilità all’immenso patrimonio artistico della nostra meravigliosa città.
È sempre molto interessante essere aggiornati sulle novità culturali della nostra meravigliosa città partenopea.
Sinceri complimenti all’autrice.
Ringrazio la dottoressa Martusciello per il bellissimo
artcolo. Ritengo che dalla conoscenza del patrimonio artistico della nostra città possa ripartire la rinascita di Napoli .
Molto interessante. C’è bisogno di informazioni così dettagliate sul bello che si può ammirare a Napoli.
Strabiliante pensare di poter ammirare di nuovo quest’opera cinquecentesca nei colori e nei toni originari. La Dott.ssa Martusciello ci informa dettagliatamente nel suo articolo di questo restauro e di come tali iniziative ,grazie a tecniche avanzate, potranno consentire anche a generazioni future di fruire appieno della bellezza e dell’unicità del nostro patrimonio artistico .
L’articolo è interessante anche perché mette in evidenza come la sinergia pubblico privato può essere un volano per la valorizzazione del nostro patrimonio storico artistico.
L’approfondimento sull’opera con dovizia di particolari e gli interessanti cenni al periodo storico e ai personaggi di quel periodo sono sicuramente fondamentali per fruire della bellezza del luogo con una maggiore consapevolezza dell’enorme patrimonio artistico che abbiamo ereditato e che deve essere salvaguardato. Ho apprezzato molto le belle foto a corredo dell’ articolo. Un grazie all’autrice.
Davvero interessante complimenti Paola.
Molto interessante
Una disamina completa ed interessante per un’opera di primissimo piano in Città
Articolo molto interessante su una importante opera e una bellissima chiesa, spero di tornare dopo tanti anni a vedere il “Compianto” in tutto il suo splendore, grazie Paola!
Una rivista come questa che da l opportunità di riflettete sulle bellezze che circondano il nostro territorio e che ci fa riflettere sulle questioni d identità e presente e futura….penso che meriti davvero tanta diffusione. Complimenti alla prof. Paola Martusciello
Interessante ed accurata descrizione storico-artistica dell’opera d’arte presente nella chiesa di Sant’Anna dei Lombardi nella splendida città di Napoli. Utile e fondamentale è l’attività e l’impegno dei privati nel restauro delle opere d’arte nazionali che dovrebbe avere sempre più spazio…
Complimenti!
Bravissima Paola Martusciello 😊😉
Il compianto è una delle opere meno ricordate tra il patrimonio artistico napoletano e sapere che verrà restaurato e riportato ai colori originali è una bella notizia. Complimenti alla giornalista Paola Martusciello che ha saputo ben rendere la storia e lo spirito.
Bellissimo e interessante articolo di Paola Martusciello su il “Compianto sul Cristo morto” di Guido Mazzoni autore di questa straordinaria drammatica scena corale realizzata in terracotta. Nell’articolo, oltre alla bella descrizione dell’opera, apprendiamo con piacere che verrà restaurata grazie alla iniziale proposta dell’Associazione Friends of Naples. Sarà così eseguito un importante restauro che preserverà una delle maggiori testimonianze del Rinascimento a Napoli.
Grazie agli autori di testo e foto per averci avvicinato a questo raffinato esempio d’arte rinascimentale.
Un articolo che apre orizzonti nuovi per il recupero delle opere d arte, ma soprattutto per le sinergie che si sono istituito tra pubblico e privato… la descrizione Dell opera è stata fatta in modo puntuale, come la stessa chiesa. Complimenti a Naos che ci offre articoli stimolanti e istruttivi
Ringrazio la dottoressa Martusciello per il suo articolo interessante e completo. Ritengo che proprio dal patrimonio artistico e dalla conoscenza di esso , Napoli possa realmente rinascere.
Un gran bell’articolo e una gran bella notizia per uno dei luoghi più affascinanti all’interno dello sterminato patrimonio artistico napoletano.
Continuate così!
Articolo veramente interessante !
Bellissimo articolo .. dettagliato .. personalmente ritengo che questa rubrica faccia riscoprire angoli della nostra splendida citta .. per cui un grazie all autrice per renderci partecipi ..
Articolo molto bello ..personalmente ritengo che questa rubrica faccia riscoprire angoli della nostra splendida citta .. per cui un grazie all autrice per renderci partecipi ..
Articolo di grande interesse per l’approfondimento storico di un’opera di notevole pregio.
Grazie all’autrice anche per le dettagliate informazioni sul progetto di recupero e valorizzazione che restituirà luce a questo tesoro del patrimonio artistico napoletano.
La città di Napoli è ricca di opere d’arte ed è molto utile ed interessante leggere articoli come questo che aiutano il lettore a conoscere questo grande patrimonio culturale.
Grazie per questo articolo che mette in risalto la volontà di tanti uomini di buona volontà che si preoccupano del nostro patrimonio artistico troppo spesso vittima dell incuria di chi invece dovrebbe proteggerlo
Questa Chiesa un po’ fuori dal circuito e’ stata per anni dimenticata nonostante i capolavori al suo interno
Grazie per l’approfondimento storico
Personalmente sono uno dei non molti napoletani che hanno avuto la fortuna di visitare questa bellissima ma poco conosciuta chiesa ed i locali annessi (gli affreschi del Vasari sulle volte del refettorio mi entusiasmarono), ma le mie conoscenze in merito erano piene di lacune che l’articolo della prof.essa Martusciello hanno colmato con la chiarezza e la completezza di sempre.