Peppe Pappa con l’opera ‘Mappa della pace io ci metto la faccia’ – Foto: Matilde Di Muro
L’artista, tramite una nuova installazione, ci invita ad unirci per “fare pace”.
Peppe Pappa torna a dialogare con una nuova opera dal titolo Mappa della pace io ci metto la faccia. Esposta in una personale presso il Museopossibile di Arte contemporanea a Nola, dal 16 maggio al 13 giugno 2025, l’installazione tocca quella che oggi è la tematica più urgente e globale che ci sia: la pace.
Un atto creativo individuale per una salvezza collettiva
Quello di una pace urgente e sostenibile è una preoccupazione di tutti, eppure ci sembra una questione tanto lontana perché nelle mani di pochi. Ci si sente impotenti e si finisce per smettere di ‘guardare oltre’, appiattiti dai bisogni e dai consumi sfrenati, imbrigliati da un sistema che rende anche noi merce fortemente deperibile; ci si scopre addormentati e, mentre la nostra vita scorre, quelle di tanti sono spezzate sotto gli occhi di tutti e l’indignazione di pochi.
L’opera di Peppe Pappa, ancora una volta, mette al centro della questione l’azione personale e il recupero di una salvifica consapevolezza di potere individuale. Su un grande pannello incolore appaiono macchie di colore, rosso, verde, azzurro, giallo e arancio, subito riconoscibili perché ci rimandano al planisfero con i suoi continenti: America, Europa, Africa, Asia e Oceania.
Fin qui nulla di nuovo ma occorre avvicinarsi abbastanza con ‘la faccia’ affinché gli occhi possano mettere a fuoco e riconoscere che quegli addensamenti di colore sono prodotti da piccolissime lettere che compongono un’unica frase che si ripete, in lungo e in largo, sino a definire ogni lembo di terra umanamente abitato. Quest’ultima è il titolo stesso dell’opera che campeggia, a caratteri ben più grandi, anche al centro del pannello: Mappa della pace io ci metto la faccia. Lettere minuscole si addensano in una fitta rete solidale sino a farsi colore: pigmenti diversi per un’unica dichiarazione d’intenti. Una grande operazione artistica di globalizzazione ma, questa volta, non a favore di economia e politica bensì di una cultura per la vita e per la pace.

Peppe Pappa, ‘Mappa della pace io ci metto la faccia’ – Foto: Matilde Di Muro
La ‘faccia’ messa da Pappa davanti ad un mondo dilaniato
La scelta di rappresentare il nostro mondo con il piatto planisfero, e non attraverso il solido globo terrestre, esprime maggiormente un’umanità che ha bisogno di recuperare un senso di complanarità. Una semplice rappresentazione in piano che, pur deformando una realtà quasi geometricamente sferica, attraverso un messaggio di pace, rende perfetto ciò che le guerre dilaganti stanno alterando. Di fatto, oggi il mondo è segnato da un numero record di oltre 56 guerre attive e 92 paesi coinvolti, includendo le ostilità in Ucraina, la crisi in Medio Oriente e i conflitti civili in Myanmar e Sudan. Sono oltre 100 milioni le persone costrette a migrare dai loro paesi. Questo fenomeno rende anche quegli enormi spazi bianchi e apparentemente vuoti tra i continenti – corrispondenti ai mari – luoghi abitati, perché percorsi da rotte, spesso clandestine, di anime in cerca di salvezza e che, molto spesso, purtroppo incontrano la morte.
Un bilancio davvero insopportabile che grava, in maniera diversificata, su tutte le popolazioni e che, pertanto, necessita di un impegno urgente e globale. Voltare la faccia significa accettare che, con molta probabilità, tutti i continenti si tingano con un’unica scritta di un solo colore. Ed ecco che “io ci metto la faccia” diventa, più che un invito, un imperativo per dare a questo nostro mondo una nuova realtà di convivenza umanamente possibile.
Il progetto espositivo, curato dal sociologo e critico d’arte contemporanea Gaetano Romano, apre una personale di opere che Peppe Pappa ha realizzato negli ultimi 15 anni e che ci danno l’idea di una pratica artistica poliedrica e multiforme, lunga più di 60 anni, all’insegna di una poetica diretta e semplice. Essa non consente equivoci ma, in maniera esplicita, apre alla riflessione auspicando il cambiamento verso forme evolutive di umana inclusione e pacifica rivoluzione.

Gaetano Romano, Peppe Pappa, Stefano Taccone e Vincenzo Cuomo – Foto: Matilde Di Muro
Pappa e la sua eterogenea sensibilità artistica
Sempre attento ad ogni tipo di accadimento e alle continue evoluzioni socio-politiche, economiche, culturali, ambientali, tecnologiche e di costume – sia a livello territoriale che mondiale – attraverso tutti i linguaggi artistici possibili (pitto-scultura, fotografia, materiali audiovisivi, installazioni, performance, Mail Art, assemblaggio digitale), Pappa, in maniera originale e creativa, ha messo in atto dei veri e propri happening di dialogo con lo spettatore. Attraverso le sue opere, con coraggio, ha sempre affrontato temi importanti come: la spersonalizzazione dei social, la difesa e il diritto al lavoro, la piaga sociale dell’indifferenza, la necessità di un risveglio delle coscienze, il recupero dell’autentica vicendevole relazione.

Peppe Pappa, ‘Tute operaie al muro’ – Foto: Matilde Di Muro
Nella galleria espositiva a lui temporaneamente dedicata, nel Museopossibile di Nola, vi sono solo alcuni esempi di tutto ciò, come le installazioni Tute operaie al muro del 2012 – 4 giacche di colore rosso, appartenute a operai dello stabilimento Alfa Romeo di Pomigliano d’Arco, sono appese ad un supporto di plexiglass per parlare di diritto al lavoro e di Articolo 18 – e Proiettili a disposizione del 2016, il cui titolo lascia ben poche interpretazioni. Ricordiamo, inoltre, che abbiamo già raccontato della creazione artistica precedente a quest’ultima, realizzata da Peppe Pappa nel marzo 2024, in cui egli usò la frase “Siamo tutti in-significanti” come possibile stimolo a prendere parte ad un processo di significazione e a incidere nel tempo e nella storia.
Dunque, andando indietro nel tempo, ci accorgiamo come ogni opera realizzata dall’autore napoletano sia perfettamente riproponibile perché mette a fuoco temi scottanti e comunque attuali, sino a giungere a quest’ultima, Mappa della pace io ci metto la faccia, che ancora una volta nasce da una precisa esigenza del momento storico presente.

Peppe Pappa, ‘Proiettili a disposizione’ – Foto: Matilde Di Muro
Il Museopossibile, spazio accogliente per affermati e giovani artisti
Non ci resta allora che accogliere l’invito a visitare questa esposizione alla Galleria Museopossibile di Nola – Officina per le arti contemporanee e lo spettacolo. È una location davvero particolare quella in cui l’omonima associazione artistico-culturale opera da circa 10 anni. La sede occupa le ex scuderie del settecentesco Seminario Vescovile di Nola, uno spazio seminterrato di circa 960 m² che, essendo da parecchio tempo totalmente in disuso, è stato bonificato e messo in sicurezza per dare vita al virtuoso progetto L-ABAN (Libera Accademia di Belle Arti sul territorio nolano), ideato dal celebre artista campano Peppe Capasso scomparso nel 2020.
Il Museopossibile, oggi diretto dal figlio Vladimiro Capasso, non intende realizzare un nuovo museo finalizzato a contenere opere ma vuole, piuttosto, rispondere all’esigenza di creare uno spazio di accoglienza secondo una concezione artistica più aperta e dinamica; quella stessa che il suo fondatore aveva ben interpretato con straordinaria vitalità creativa. Vladimiro Capasso va costruendo questa idea in un modo convincente, cercando di non disperdere un patrimonio culturale che il territorio nolano ha saputo produrre e immaginando, anche attraverso l’Accademia, di trasferirlo alle nuove generazioni di artisti.

Museopossibile, ingresso – Foto: Matilde di Muro
Attualmente la collezione del Museopossibile espone permanentemente opere di artisti come Salvatore Emblema, Riccardo Dalisi, Camillo Capolongo, Vincenzo De Simone, Raffaele Lippi, oltre ad ospitare eventi e mostre temporanee. Uno spazio tanto fertile, dunque, per la proliferazione di idee e di forme libere di espressione non poteva non promuovere l’operato di un ‘artista della provocazione’ quale è Peppe Pappa. Con la sua ultima creazione egli ci lascia una ‘mappa’ che, come accadeva per le antiche pergamene, ci indica la strada per ritrovare il più prezioso dei tesori – ovvero la pace – che preserva la vita, il più grande dei doni, e che, a guardar bene, non è sepolta, a meno che non siamo noi stessi a sotterrarla con l’egoismo e l’indifferenza.
La pace va desiderata, costruita, nutrita e difesa con il lavoro paziente di tutti e, in questo, Peppe Pappa ci incoraggia dicendo: “A favore della pace universale, io ci metto la faccia, e tu?”. È un invito a pensarci per poi agire silenziosamente e anche, perché no, a lasciar circolare i propri pensieri lasciandone una traccia in una scatola posta all’ingresso della mostra.

Seminario Vescovile di Nola – Foto: Matilde di Muro
Congratulazioni a Matilde Di Muro, per l’ampia disamina della mostra di Peppe Pappa Mappa della pace.Io ci metto la faccia. Analisi attenta e partecipata che ha messo in luce in maniera chiara, i nuclei concettuali profondi dell’artista napoletano, che instancabile, da circa mezzo secolo interroga la realtà con lucidità e passione.