Peppe Pappa, ‘Siamo tutti in-significanti’ – Foto: Matilde Di Muro
In occasione dell’ultima opera di Peppe Pappa, artista che espone da 60 anni, lo abbiamo incontrato e, in una interessante videointervista, ci ha raccontato che…
Qual è il vero compito dell’arte? Sicuramente l’arte è un potente mezzo di espressione che l’essere umano ha sempre utilizzato per raccontare, comunicare emozioni, pensieri e idee in modo unico e personale. L’arte, nella storia umana, ha diffuso bellezza, ha dato testimonianza di genialità creativa; tante opere non smettono di emozionarci ancora e toccano le corde più profonde dell’animo umano.
Arte narrativa, arte devozionale, emozionale, estetica, celebrativa, provocatoria… ma tra tutte queste funzioni credo che quella primigenia sia la funzione comunicativa.
Ma tutto questo è vero ancora oggi? Ne è passato di tempo da quando l’uomo non aveva altro modo per raccontare se non lasciando delle meravigliose immagini dipinte sulle pareti di una grotta. Oggi che la comunicazione è quasi più veloce del pensiero, qual è il vero compito dell’arte? Gran bella domanda che gli stessi artisti si sono fatti principalmente a partire dall’avvento della fotografia. A questa domanda i movimenti delle cosiddette Avanguardie hanno, in vario modo, cercato di rispondere ma, nel frattempo, le innovazioni tecnologiche si sono moltiplicate e, con esse, anche le forme di comunicazione e la velocità di scambio, il tutto nell’arco di un tempo brevissimo di poco più di sessant’anni.
A testimonianza di questo arco di tempo, ci viene incontro un artista napoletano: Peppe Pappa, che vanta una lunga carriera centrata proprio in questi sessant’anni in cui tutta la comunicazione si è evoluta in maniera vorticosa e multiforme.
Lo scorso 7 marzo, presso la galleria d’arte Movimento Aperto di Ilia Tufano, ha avuto inizio una nuova mostra dal titolo: “2024 Peppe Pappa”.
Ilia Tufano e Peppe Pappa – Foto: Matilde Di Muro
Noi di Naòs abbiamo visitato l’esposizione e abbiamo avuto modo di conoscere questo artista che ha attraversato e, in molteplici modi, contribuito alla storia dell’arte degli ultimi sessant’anni. Quello che abbiamo incontrato è un uomo riservato che solitamente non ama essere sotto i riflettori ma che ha scelto le nostre telecamere per darci testimonianza, a grandi linee, del suo operato e del suo personalissimo modo di declinare l’arte in un tempo attraversato da cotanti e tali cambiamenti epocali.
Peppe Pappa nasce a Napoli nel 1941 e, formatosi all’Istituto d’Arte, comincia, sin da subito, una lunga carriera di docenza parallelamente a quella di artista. Si è sempre mostrato particolarmente attento alle sperimentazioni in linea con i linguaggi propri del secondo Novecento (arte concettuale, installazioni, performance, Mail Art…), affiancandosi ad altri grandi artisti e esponendo in diverse gallerie, come quella celebre di Lucio Amelio, sia in collettive che in esposizioni personali.
Nel 1975 è alla Quadriennale di Roma e l’anno dopo alla Biennale di Venezia.
La sua produzione artistica è sempre stata, in un certo qual modo, come uno specchio attraverso cui svelare una personale visione socio-politica dello svolgersi dei tempi, prestando sempre grande attenzione alle problematiche comunitarie e ambientali. Ce lo dicono innanzitutto i titoli di alcune sue istallazioni come: “Solitudine internet” nel 1995, “Tsunami, architettura di un’onda anomala” nel 2005, “Ecoballe” nel 2008, “Articolo 18” nel 2012, “Afflizione” nel 2013, “Proiettili a disposizione” nel 2016, giusto per citare solo alcune tra le sue più significative personali.
Oggi ci presenta la sua ultima creatura dal titolo “2024 Peppe Pappa”, quasi a voler sottolineare il suo essere artista profondamente “divulgatore di pensiero” in questo preciso anno, in questo preciso momento della sua lunga vita artistica e in questo preciso momento storico ricco di inquietudini e contraddizioni e, allo stesso tempo, tanto povero di ‘visioni’.
Entrando nello spazio espositivo si è subito attirati dal fatto che l’opera, sia pure di grandi dimensioni, armonizza perfettamente con il luogo in cui è esposta perché è per quel luogo che è stata progettata, pensata e poi realizzata. Si tratta di un’opera che, così come la vediamo, è di fattura digitale ma che, nella sua fase creativa, è stata generata in maniera analogica dall’artista che, nel suo atelier, ne ha assemblato caratteri e concetti nella maniera tradizionale ovvero investendo mente corpo e cuore.
In questa sala espositiva di forma rettangolare, l’opera occupa i due lati lunghi: da un lato un banner di ben 4 metri e mezzo, completamente nero, da cui emerge la frase “Siamo tutti in-significanti”, mentre, dal lato opposto, vi è uno specchio che replica l’immagine di questa scritta ma anche quella di un eventuale visitatore che, entrando nella sala, diventa parte dell’opera, attore principale e protagonista della scena.
Innanzitutto colpisce lo sfondo nero che, come un invaso di metallo liquido, lascia emergere delle tessere metalliche che sono accostate e, attraverso lo stile retrò Stencil Font, si rivolgono all’osservatore con un’espressione a dir poco sorprendente. Lo specchio di fronte, invece, di dimensioni più piccole rispetto al pannello dialogante, replica il messaggio e, come una sorta di telecamera, registra e rivela presenze e reazioni di un possibile spettatore che interloquisce con l’opera.
Cosa vuole dirci l’artista? Non è certo un insulto ma piuttosto una grande provocazione. Pappa non sta lì ad appellare ogni essere umano come essere insignificante ma, piuttosto, il contrario: riconosce nell’individuo la possibilità di ‘significare’ ovvero incidere, prendere parte e reagire in maniera personale, unica e irripetibile.
È una vera e propria ‘azione in divenire’ e ciò che crea dinamismo è proprio il prefisso “in” alla parola “significante”. In un’epoca in cui tutto è tristemente massificato, Peppe Pappa esorta ognuno di noi a ritrovare la propria unicità, a riprendere possesso del proprio ‘potere generante’, a prendere parte ad un processo di significazione, a incidere nel tempo e nella storia.
Dunque un’opera apparentemente tanto semplice eppure tanto profonda: un monito e uno stimolo.
Ancora una volta, come si è preoccupato di fare in 60 anni di attività, questo artista ha voluto dare il suo particolarissimo contributo alla funzione primigenia dell’arte che è quella comunicativa: una comunicazione verace che è giusto quella di cui oggi c’è tanto bisogno.
Abbiamo incontrato Peppe Pappa, che ringraziamo per questa interessante intervista rilasciata alle nostre telecamere e per quest’opera semplice e allo stesso tempo portatrice di un pensiero tanto sofisticato e coinvolgente che sta a noi cogliere e far vivere. L’opera è visitabile presso la galleria Movimento Aperto sino al prossimo 27 marzo i lunedì e martedì dalle 17 alle 19, i giovedì dalle 10,30 alle 12,30 e, eventualmente su appuntamento.