L’esordio alla regia della cantante Margherita Vicario spazia tra vari generi e tematiche lasciando allo spettatore tanto su cui riflettere.

Alla fine, ciò che è importante è il ritmo delle parole. Così si potrebbe riassumere Gloria!, l’esordio alla regia della cantante Margherita Vicario, già attiva nel campo cinematografico dal 2010. Non è infatti un caso che il film segua delle cadenze ben precise, quasi come uno spartito musicale che avvolge i personaggi e si sviluppa in sintonia con le loro emozioni e vicissitudini.

Il film si apre agli albori dell’Ottocento a Venezia, nello squallido istituto femminile S. Ignazio dove una domestica, conosciuta da tutte come “la muta” (Galatea Bellugi), viene costantemente bistrattata e lasciata in disparte dalle altre ospiti della struttura, interpretate da Carlotta Gamba, Veronica Lucchesi e Sara Maffoda. Le ragazze sono cresciute insieme come sorelle, ognuna di loro ha un passato diverso ma un destino comune: far parte dell’orchestra dell’istituto con l’obiettivo di eseguire brani altrui alla perfezione. A loro non è consentito alcun contatto con il mondo esterno ed è vietato tutto ciò che comporti uno sforzo creativo; in poche parole le ragazze vengono trattate come mere esecutrici di brani scelti per loro dal maestro di musica.

Un giorno nell’istituto arriva la notizia dell’imminente visita di papa Pio VII. Si presenta così il problema che nessuna composizione musicale sia degna di essere suonata al cospetto del pontefice; occorre qualcosa di unico ed irripetibile, che vada oltre la mera presentazione di bravura tecnica. Ed è proprio in questo contesto che “la muta”, il cui vero nome è Teresa, fa una scoperta sensazionale. Una notte, scendendo nel buio scantinato, trova un pianoforte impolverato abbandonato lì dal maestro di musica dell’istituto (interpretato da Paolo Rossi) che, non capendo come si suonasse, ha deciso di nasconderlo. Affascinata da quello strumento ignoto, Teresa decide di recarsi tutte le notti nello scantinato per imparare a suonarlo. Si scopre così che Teresa ha in realtà un potenziale musicale elevatissimo che le consente di tradurre tutto ciò che vive in musica. Essendo priva di condizionamenti esterni, Teresa inizia a comporre brani moderni, quasi pop, che alle orecchie delle altre risultano assurdi. Dopo un periodo di iniziale diffidenza la musica di Teresa conquista le orecchie e la mente delle coetanee stravolgendo la loro vita per sempre.

Il film, come affermato anche dalla Vicario, ruota su due tematiche principali. Il primo tema è quello storico: ci troviamo all’inizio dell’Ottocento, in un periodo in cui alla maggior parte delle donne veniva impedito di studiare e ogni loro ambizione veniva repressa duramente dalla società. La musica di Teresa, in questo contesto, ha infatti un effetto salvifico e aiuta a traghettare le compagne fuori dallo stigma e dalla repressione con cui queste hanno convissuto per tutta la vita. La musica diventa così non solo un insieme di note da replicare all’infinito per il godimento altrui, ma si trasforma in un mezzo per l’emancipazione e l’affermazione sociale.

Anche la scelta del cast è stata fatta all’insegna della musica. Troviamo infatti Paolo Rossi, noto attore e musicista; nei panni di Romeo c’è Stefano Roberto Belisari, in arte Elio, del celebre gruppo Elio e le Storie Tese e infine, nel ruolo di Bettina, Veronica Lucchesi, collega e amica di Margherita Vicario e voce della band La rappresentante di lista.

Con la sua prima prova da regista Margherita Vicario ha dimostrato di sapersi mettere in gioco parlando di un argomento che, seppur un po’ inflazionato nell’ultimo periodo, è sempre in grado di cogliere l’attenzione dello spettatore.

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