Insula dei Casti Amanti – Foto (modificata) da comunicato stampa
Priva di atrio ma ricca di decorazioni pittoriche, la Casa di Fedra è una delle ultime scoperte avvenute nel Parco archeologico di Pompei.
A giugno di quest’anno la nostra rivista, nel magazine n.39, ha segnalato l’inaugurazione di un percorso di visita nel Parco archeologico di Pompei, che consente l’osservazione dall’alto, attraverso passerelle sospese, dell’intera Insula dei Casti Amanti, la quale include la Casa dei Pittori al Lavoro, la Casa del II Cenacolo Colonnato e la Casa dei Casti Amanti. Un percorso volutamente aereo per consentire a chi visita l’antica città di osservare anche le attività di chi giornalmente si dedica alle preziose attività di recupero del nostro patrimonio storico-archeologico.
La prosecuzione di tali ricerche, forse come era lecito aspettarsi, ha dato di recente i suoi sperati frutti. Tra una serie di ambienti con accesso dal vicolo orientale, proprio nel quartiere centrale dove è ubicata l’insula, lungo Via dell’Abbondanza, a nord dell’ingresso occidentale della Casa dei Pittori al Lavoro, è stata portata alla luce un’abitazione piccola ma con decorazioni molto eleganti e stucchi a rilievo.
Una domus molto elegante ma senza atrio
Si tratta di un ritrovamento senza dubbio particolare proprio per le ridotte dimensioni della casa, le quali non hanno consentito la realizzazione del tradizionale atrio con impluvium, ambiente che contraddistingue l’architettura delle abitazioni pompeiane più ricche. Tuttavia le decorazioni parietali portate alla luce, in IV stile pompeiano, sono di un livello artistico assolutamente paragonabile a quelle delle più importanti dimore vicine, compresa la confinante Casa dei Pittori al Lavoro, descritta nel richiamato articolo di giugno. Il nome evocativo dato temporaneamente alla dimora – ovvero la Casa di Fedra – deriva da un affresco mirabilmente conservato che raffigura il mito di Ippolito e Fedra, la principessa cretese moglie di Teseo. Il dipinto mostra l’eroina seduta, in un atteggiamento malinconico, mentre guarda Ippolito, che appare assorto, quasi inconsapevole del destino che lo attende. La scena è caratterizzata da un’eleganza e una raffinatezza tipiche dello stile pompeiano, con l’uso di colori vivaci e un senso di profondità e prospettiva. Questa scoperta ha conferito alla dimora un’aura di mistero e romanticismo, legandola indissolubilmente a una delle storie più appassionanti della mitologia greca.
Affresco del mito di Ippolito e Fedra – Foto (modificata) da comunicato stampa
Nella stanza portata alla luce sono presenti, in realtà, più dipinti di pregevole fattura, oltre a quello menzionato. Nello stesso ambiente, infatti, sono riprodotti altri temi della mitologia classica, come una scena erotica tra un satiro e una ninfa e un’altra che rappresenta Venere con l’amante (verosimilmente Adone). Inoltre, nella medesima stanza, sebbene molto danneggiata da esplorazioni di epoca borbonica, vi è anche una probabile rappresentazione del processo di Paride.
Venere con l’amante – Foto (modificata) da comunicato stampa
Secondo gli archeologi, la presenza di scene erotiche e di amori mitologici suggerirebbe che potrebbe trattarsi di un cubicolo, ossia una camera da letto.
Affresco di scena erotica – Foto (modificata) da comunicato stampa
Il secondo ambiente è rappresentato da un piccolo cortile, su cui affaccia una finestra posta vicino al quadretto con Ippolito e Fedra, caratterizzato dalla presenza di un piccolo larario (altare domestico) che riporta, su uno sfondo bianco, una serie di splendide decorazioni. Nella parte bassa compaiono due serpenti che si fronteggiano dinanzi a un altare a colonna con offerte.
Dettaglio inferiore del larario – Foto (modificata) da comunicato stampa
Il tutto è contornato da arbusti con bacche rosse e gialle e tre passeri in volo. Nella parte superiore, invece, è dipinto un rapace che ghermisce un ramo di palma.
Dettaglio superiore del larario – Foto (modificata) da comunicato stampa
Nel cortile, in parte porticato, sono inoltre presenti una vasca caratterizzata da pareti dipinte di rosso ed una canaletta destinata al convoglio delle acque pluviali verso un pozzetto e una sottostante cisterna.
Larario – Foto (modificata) da comunicato stampa
Nel larario un’ultima offerta prima della fatale eruzione
Gli scavi del larario hanno evidenziato, altresì, una nicchia, nella quale sono stati rinvenuti alcuni oggetti rituali, come una lampada e un bruciaprofumi in ceramica e, dietro di essi, parti di un fico essiccato. Le analisi di laboratorio effettuate sulle tracce di bruciatura ritrovate hanno dimostrato che si tratta di resti di essenze profumate, probabilmente usate in occasione dell’ultimo rituale offerto poco prima dell’inizio della fatale eruzione del 79 d.C.
Lampada e incensiere – Foto (modificata) da comunicato stampa
Nel larario e nelle sue prossimità sono stati ritrovati diversi altri oggetti particolari: un coltello in ferro con occhiello, listelli di marmo colorati, nonché una piccola scultura in marmo rosso (probabilmente parte di un’erma, pilastro quadrato, di dimensioni ridotte, con il volto del dio scolpito sulla parte superiore) che raffigura un personaggio riconducibile all’ambito dionisiaco, verosimilmente un sileno (figura mitologica della Grecia antica rappresentata in forma umana, ma con orecchie, coda e talvolta anche zampe equine). Si tratta di un soggetto molto popolare a Pompei che veniva spesso rappresentato in diverse forme d’arte. La sua presenza nelle case e nelle terme era considerata un simbolo di buon auspicio e di prosperità.
Figura di Sileno – Foto (modificata) da comunicato stampa
L’importanza di questa casa nell’ambito degli studi in corso
Il ritrovamento di un’abitazione di questo tipo rappresenta un momento importante nello studio del mondo romano e di Pompei in particolare. Secondo gli archeologi la scelta di abitare in case più piccole, rinunciando a spazi tipici dell’architettura del tempo, quale ad esempio il tradizionale atrio con impluvium, senza però rinunciare al bello delle decorazioni alla portata dei più ricchi, è da mettere, probabilmente, in relazione con la fase storica attraversata dalla società imperiale del I secolo d.C. In quest’ottica il rinvenimento consente di analizzare approfonditamente anche tale peculiare aspetto. Un primo inquadramento scientifico evidenzia come già a quel tempo a Pompei un discreto numero di case, certamente appartenenti a famiglie abbienti, viste le pitture parietali e gli arredi trovati, non disponesse, probabilmente per scelta, di un atrio tradizionale. Ciò rappresenta un anticipo della tendenza ad un nuovo modello di abitazione che si svilupperà nella società romana nel secolo successivo.
Quanto sia importante Pompei nel panorama delle bellezze del nostro Paese è dimostrato dal valore che viene dato ad ogni nuovo ritrovamento. Alberto Angela, assiduo e affezionato frequentatore del sito archeologico, ha dedicato a questa nuova scoperta un ennesimo servizio che è stato presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma e che è stato, poi, mandato in onda in versione integrale su Raiuno il 26 ottobre nella trasmissione Passaggio a Nord Ovest.
La possibilità di accedere al parco e di assistere al contempo ai lavori di scavo in corso al suo interno, è il ‘cavallo di battaglia’ del direttore del sito archeologico, Gabriel Zuchtriegel, che crede in una visione olistica dell’archeologia dove tutti gli attori coinvolti, compreso il pubblico, svolgono un ruolo fondamentale: “È un esempio di archeologia pubblica o, come preferisco chiamarla, archeologia circolare: conservazione, ricerca, gestione, accessibilità e fruizione formano un circuito virtuoso – dichiara il direttore – scavare e restaurare sotto gli occhi dei visitatori, ma anche pubblicare i dati online sul nostro e-journal e sulla piattaforma open.pompeiisites.org significa restituire alla società che finanzia le nostre attività tramite biglietti, tasse e sponsorizzazioni la piena trasparenza di ciò che facciamo, non per il bene di una ristretta cerchia di studiosi, ma per tutti… L’archeologia deve essere di tutti perché solo così creeremo comprensione verso gli archeologi che lavorano in tutta Italia sui cantieri nell’ambito della cosiddetta archeologia preventiva. Se il cantiere della metro o di una strada ritarda a causa di rinvenimenti archeologici, visitare Pompei e osservare il lavoro di archeologi e restauratori può aiutarci a capire perché vale la pena documentare e salvaguardare le tracce delle generazioni che hanno vissuto prima di noi.” Proprio al fine di preservare al meglio l’importantissimo patrimonio custodito al suo interno, tenuto conto degli afflussi da record di recente registrati (oltre 36 mila visitatori nelle domeniche ad accesso gratuito), la direzione del Parco archeologico di Pompei ha introdotto dal 15 novembre nuove regole inerenti ai biglietti e alle fasce orarie d’ingresso. Per saperne di più vi invitiamo a consultare i canali informativi ufficiali del sito.