Panoramica dello scavo – Foto (modificata) da comunicato stampa
Sono state presentate alla stampa, lo scorso 3 dicembre, le ultime incredibili scoperte avvenute nel sito archeologico di San Casciano dei Bagni.
Dopo il rinvenimento del più grande deposito di statue in bronzo di età etrusca e romana mai scoperto nell’Italia antica e uno dei più significativi di tutto il Mediterraneo, dai tempi del rinvenimento dei bronzi di Riace, di cui il nostro giornale si è occupato nel febbraio scorso (magazine 31 e 32 con gli articoli di Lucia Montanaro e Angelo Zito), San Casciano dei Bagni, località in provincia di Siena, è di nuovo agli onori delle cronache per i recenti eccezionali ritrovamenti archeologici. Nel corso della campagna di scavi condotta nei mesi precedenti presso il sito del santuario etrusco-romano del Bagno Grande, le acque termali e lo strato di argilla, che per secoli hanno protetto un tesoro inestimabile, hanno restituito reperti unici che gettano nuova luce sulle antiche civiltà che abitavano questa regione.
Le nuove testimonianze di carattere architettonico e votivo
Le indagini hanno fatto emergere un muro di recinzione, chiamato peribolos, delimitante una zona sacra, il τέμενος (temenos), comprendente una serie di edifici destinati al culto e un tempio che inscrive una vasca sacra, al cui interno sono stati rinvenuti numerosi e spettacolari reperti: statue e serpenti in bronzo, migliaia di monete, doni votivi, gioielli d’oro, metalli preziosi, iscrizioni e persino uova ancora integre.
Un uovo e un frammento di rametto decorato – Foto (modificata) da comunicato stampa
Già un edificio più antico, risalente almeno al III secolo a.C., di età etrusca, risultava realizzato in blocchi di travertino antico intorno alla sorgente del Bagno Grande, definendo così un’area sacra. I lavori di ricerca e scavo effettuati recentemente, a cui hanno partecipato decine di studenti di archeologia provenienti da atenei stranieri e numerosi professionisti interni ed esterni del Ministero della Cultura, specialisti di diversi ambiti, hanno evidenziato la presenza di una vasca più datata che sarebbe stata poi ristrutturata in epoca imperiale durante la dinastia giulio-claudia. All’esterno della stessa, negli strati più superficiali, le ricerche hanno permesso di dissotterrare resti di oggetti di vita del tempo, ma soprattutto doni e manufatti utilizzati nel corso delle cerimonie votive avvenute nel corso dei secoli: lucerne, unguentari di vetro, bronzetti votivi, ex voto anatomici in terracotta dipinta e perfino foglie d’oro.
Lamina dorata con epigrafe – Foto (modificata) da comunicato stampa
Sarà però lo scavo più approfondito all’interno della vasca ad offrire le risultanze di un contesto che può definirsi unico. I complessi lavori connessi alla gestione delle emergenti acque termali naturali, raggiungendo sequenze stratigrafiche profonde 5 metri, hanno confermato la funzione di culto del luogo. Nel terreno, infatti, sono stati trovati anche piccoli rami decorati, pigne e uova. Quest’ultime, documentate sia da alcuni esemplari integri che da migliaia di frammenti, richiamerebbero, in maniera simbolica, un concetto di rigenerazione associabile alla vasca sacra.
Bronzi – Due donne oranti – Foto (modificata) da comunicato stampa
Tra i reperti più rilevanti, inoltre, figurano quattro nuove statue in bronzo e parti del corpo umano, come braccia, teste votive e gambe, spesso accompagnate da iscrizioni, che ne contestualizzano il significato religioso, alla stregua dei più noti e comuni ex voto. Questi oggetti, associati a rituali di guarigione e devozione, testimoniano l’importanza del santuario come luogo di culto e benessere.
Bronzi – Testa maschile, braccio votivo – Foto (modificata) da comunicato stampa
Un’altra scoperta di grande fascino è costituita da strumenti rituali e raffigurazioni simboliche, come un’elegante lucerna in bronzo e un piccolo toro, simbolo della connessione tra spiritualità e contesto agro-pastorale, peraltro rappresentato anche dal bassorilievo all’interno della vasca sacra.
Bronzetto votivo a forma di toro – Foto (modificata) da comunicato stampa
Le ricerche, inoltre, hanno portato alla luce, nel sito, oltre 10.000 monete di età repubblicana e imperiale, insieme a gemme, ambra e altri preziosi monili in oro. Questi reperti, che attestano la prosperità economica del sito e la sua funzione di nodo cruciale per il commercio e le attività culturali dell’epoca, si legano, altresì, alle pratiche religiose di ringraziamento che nel santuario dovevano certamente trovare il loro fulcro.
Moneta con effige di Traiano – Foto (modificata) da comunicato stampa
Tra le straordinarie scoperte una statuetta, in particolare, ha catturato l’attenzione degli studiosi: un fanciullo etrusco, verosimilmente un piccolo sacerdote, un augure, che stringe una piccola palla nella mano sinistra. Come spiegato dal prof. Jacopo Tabolli dell’Università di Siena, che è anche coordinatore scientifico degli scavi, il reperto è databile alla fine del II secolo a.C. La minuscola sfera tenuta dal fanciullo, riprodotta nel bronzo con incredibile realismo, con le sue cinque facce pentagonali e la capacità di ruotare tra le dita, secondo gli archeologi suggerisce un significato profondo, legato, probabilmente, a pratiche rituali o divinatorie, in quanto sia etruschi che romani affidavano la lettura del futuro ai bambini. Inoltre, sulla gamba destra del piccolo sacerdote è incisa una lunga iscrizione in etrusco, ancora oggetto di studio da parte degli esperti.
Statua in bronzo del piccolo augure – Foto (modificata) da comunicato stampa
I “serpenti agatodemoni” e la particolare dedica di Gaio Roscio
Altri rinvenimenti particolarmente suggestivi hanno riguardato i serpenti bronzei, tra cui un esemplare lungo oltre 90 cm, dimensione che rappresenta quasi la mensura honorata, corrispondente a tre piedi romani. Essi non sono semplici oggetti decorativi, ma veri e propri portatori di significati simbolici e religiosi. Il serpente è una figura presente in numerose culture antiche, spesso associato a concetti contrastanti come la vita e la morte, la creazione e la distruzione. Nell’antica Roma il serpente era simbolo di guarigione e rinascita, associato al culto di Esculapio (nome latinizzato di Asclepio), ed è presente anche in numerosi affreschi della città di Pompei. Non a caso il bastone di Asclepio, avvolto da tale animale, ancora oggi è il simbolo dei medici chirurghi di tutto il mondo. Nell’Etruria, invece, il serpente poteva assumere connotazioni più ambigue, legate sia a forze benefiche che a poteri oscuri.
Serpenti votivi – Foto (modificata) da comunicato stampa
Gli esemplari rinvenuti a San Casciano dei Bagni sono stati definiti dagli archeologi “agatodemoni”, ovvero spiriti benevoli che proteggevano le persone e i luoghi. La loro presenza nei santuari termali, come quello di San Casciano, sottolinea il loro ruolo di guardiani e protettori. Le dimensioni di alcuni esemplari e la cura dei dettagli nella realizzazione delle squame e delle teste, suggeriscono che questi animali erano oggetti di culto molto importanti. La presenza dei serpenti nei depositi sacri legati alle acque termali, poi, non è casuale. L’acqua, elemento vitale e purificatore, era spesso associata al mondo sotterraneo e alle forze della natura. Il serpente, come creatura legata all’acqua e alla terra, rappresentava il collegamento tra il mondo visibile e quello invisibile, tra l’uomo e gli dei. Per sottolineare l’unicità dei ritrovamenti basta pensare che reperti di tale fattura sono presenti solo al Museo Archeologico Nazionale di Napoli e al British Museum a Londra.
Inoltre, un eccezionale corpo nudo maschile, in sezione perfettamente allineata a metà, appare reciso dal collo ai genitali da un taglio chirurgico. Offerto da un tale Gaio Roscio, vissuto nel I secolo a.C., alla Fonte Calda, il reperto costituirebbe la testimonianza di un’avvenuta guarigione.
Statua maschile in bronzo – Foto (modificata) da comunicato stampa
Le scoperte rappresentano frammenti di una storia più ampia che racconta la centralità di San Casciano dei Bagni come luogo di guarigione spirituale e fisica. Le sorgenti termali, note già ai tempi degli Etruschi e successivamente dai Romani, erano considerate sacre e attrassero pellegrini e devoti da ogni angolo dell’impero.Questi ritrovamenti, quindi, non solo arricchiscono il panorama archeologico italiano, ma forniscono anche un contributo significativo alla comprensione delle pratiche religiose e sociali di antiche civiltà.
Gli interventi di Giuli e Osanna durante la presentazione delle scoperte
Sul significato e sulle prospettive future di valorizzazione del sito archeologico e dei numerosi reperti rinvenuti nel tempo, hanno discusso le autorità intervenute in occasione della presentazione alla stampa dei risultati degli scavi avvenuta il 3 dicembre scorso: Alessandro Giuli, ministro della cultura; Agnese Carletti, sindaco di San Casciano; Eugenio Giani, presidente della regione Toscana; Luigi La Rocca, capo dipartimento tutela del MiC; Massimo Osanna, direttore generale musei del MIC; Tomaso Montanari, rettore Università per Stranieri di Siena; Gabriele Nannetti, soprintendente ABAP per le province di Siena, Grosseto e Arezzo.
“San Casciano è un luogo a me caro. Qui mi è venuta l’idea di un piano Olivetti per la cultura, ossia di stabilire un legame tra borghi, periferie, città. Questo degli scavi di San Casciano dei Bagni è un progetto che nasce in una comunità straordinaria, con ritrovamenti che inducono il MiC a sostenerlo fortemente, affinché l’area archeologica e i beni in essa ritrovati possano essere valorizzati al meglio e la struttura museale prenda forma nel più breve tempo possibile. Quello di San Casciano è un progetto di assoluto rilievo per il MiC” ha affermato il ministro della cultura, Alessandro Giuli.
“La Direzione generale musei sta procedendo con determinazione, insieme alla Direzione generale archeologia belle arti e paesaggio e alla Soprintendenza, verso la realizzazione del nuovo Museo Archeologico Nazionale di San Casciano. Grazie a un finanziamento di 4,5 milioni di euro nell’ambito dei Grandi Progetti Beni Culturali, il cinquecentesco Palazzo dell’Arcipretura, situato nel cuore della città e recentemente acquisito dal Ministero della Cultura, sarà ristrutturato e allestito per ospitare questo nuovo spazio espositivo. Entro giugno 2025 sarà completata la progettazione, così da avviare i lavori entro la fine dello stesso anno. Parallelamente, stiamo acquisendo un ulteriore edificio, situato proprio di fronte al Palazzo dell’Arcipretura, che accoglierà uffici e laboratori al servizio del museo. Questo progetto, frutto di una virtuosa collaborazione tra istituzioni, porterà entro il 2026 all’apertura di un museo accessibile, progettato secondo i più elevati standard del Sistema Museale Nazionale. Qui, i bronzi di San Casciano troveranno la loro casa, per raccontare a tutti i pubblici la straordinaria storia che li accompagna”, ha spiegato il Direttore generale musei del MiC, Massimo Osanna. Una visita, sia pure virtuale, del sito sarà proposta dal canale tv Rai Storia a febbraio 2025 in una puntata del programma Italia, viaggio nella Bellezza intitolata Oltre il bronzo, lo scavo di San Casciano dei Bagni.