Una pellicola in cui l’Olocausto è un protagonista…sullo sfondo.
La zona d’interesse, film tratto dall’omonimo libro scritto da Martin Amis nel 2014, è stato presentato al Festival di Cannes 2023 ed ha poi vinto il premio Oscar come miglior film in lingua straniera.
Di film sulla Seconda guerra mondiale e in particolar modo sull’Olocausto, ne sono stati girati veramente tanti. Il più celebre tra tutti è, forse, Schindler’s List – La lista di Schindler, diretto da Steven Spielberg, che ricevette 12 candidature agli Oscar e vinse 7 statuette, tra cui quelle per il miglior film e la migliore regia. La zona d’interesse, diretto dal regista britannico Jonathan Glazer, sebbene si inserisca in un filone ben più ampio, porta sul grande schermo una prospettiva che si distacca da tutti i suoi predecessori.
La zona d’interesse è uno spazio che circonda per venticinque miglia il campo di concentramento di Auschwitz in cui Rudolf Höss (Christian Friedel), ufficiale delle SS, e sua moglie Hedwig (Sandra Hüller) vivono in serenità con i loro figli e le loro numerose domestiche. I due protagonisti conducono la loro vita in uno stato di tranquillità disarmante: organizzano feste di compleanno in piscina, curano il loro giardino e si concedono lunghe passeggiate lungo il fiume. Una vita del tutto normale di una famiglia felice se non fosse che alle spalle del loro giardino si erige un altissimo muro che li separa da uno dei campi di sterminio in cui, tra 1940 e il 1944, fu sterminato più di un milione di prigionieri. Ciò che viene mostrato allo spettatore è quella che Hannah Arendt, celebre storica e filosofa tedesca, descrisse come la banalità del male: una serie di funzionari che seguivano pedissequamente gli ordini di un regime scellerato mentre vivevano nell’assoluta tranquillità e certezza di fare ciò che era giusto per loro e per il proprio Paese. Auschwitz per Rudolf Höss rappresenta infatti solo un traguardo professionale, un tassello importante che gli ha consentito di raggiungere una posizione apicale all’interno del Partito Nazista e che ha permesso a lui e a sua moglie di costruirsi una vita agiata ben oltre le loro aspettative. Solo alla fine del film e solo per una manciata di secondi, Rudolf Höss realizza il vuoto che impera attorno alla sua vita. Questa brevissima realizzazione provoca nel protagonista una sensazione di vertigine e di nausea che lo porta, almeno per un secondo, a fermarsi e a guardare nell’abisso, per poi continuare a procedere nell’indifferenza totale che ha plasmato completamente la sua persona.
Auschwitz – Foto: Matilde Di Muro
La fotografia di Łukasz Żal, assieme a un montaggio sonoro degno di nota, dà forma e voce al film: sequenze nere e rosse interrompono il corso della storia e scene girate con l’infrarosso mostrano una cameriera polacca degli Höss che raggiunge il campo in bicicletta e, in piena notte, nasconde tra le zolle di terreno della frutta nel tentativo di sfamare i prigionieri. Per tutta la durata del lungometraggio Auschwitz è solo uno sfondo. Il campo e i prigionieri non vengono mai mostrati direttamente ma sono una presenza costante in tutte le scene. Sentiamo in sottofondo i rumori del campo, le urla dei prigionieri e i terribili ordini che Rudolf Höss impartisce ai suoi sottoufficiali. Vediamo il fumo prodotto dal passaggio del treno che trasporta i prigionieri e quello che si innalza dalle ciminiere dei forni crematori. L’atmosfera del campo si pone in netta distonia con la tranquillità della vita familiare degli Höss e fa aumentare nello spettatore il senso di inquietudine e tensione. La zona d’interesse è un film che ha come tematica centrale i corsi e i ricorsi della storia. Quando pensiamo a ciò che è accaduto nel secolo scorso la domanda che subito ci poniamo è: “Come è potuto accadere?”. Il film tratta proprio di questo argomento mostrando allo spettatore quanto possa essere facile abituarsi all’orrore e, nei peggiori casi, diventarne complici. Ciò, alla luce dei conflitti e delle brutalità che stiamo guardando evolversi in più parti del mondo, come sottolineato dallo stesso regista durante la cerimonia di premiazione agli Oscar, ci deve portare ad una riflessione urgente sul ruolo che ognuno di noi sta decidendo di assumere. La zona d’interesse è dunque un monito che ci ricorda che anche l’indifferenza è una scelta e comporta una presa di posizione attiva.