Pacific Island – Autore: Jamie Oliver – Licenza: CC BY-NC-ND 2.0 da Flickr
La situazione delle isole del Pacifico, sempre più colpite da eventi meteorologici avversi, necessita di un ripensamento degli standard internazionali e dei piani di intervento degli stati.
Lo scorso agosto, in occasione del Forum delle isole del Pacifico, a Tonga, il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha lanciato un appello chiedendo agli stati di impegnarsi in maniera concreta contro l’innalzamento del livello del mare. Contestualmente le Nazioni Unite hanno pubblicato due nuovi rapporti in cui evidenziano la pericolosità di questo fenomeno e dei cambiamenti climatici soprattutto nelle isole del Pacifico. Guterres, nel suo appello, ha anche esortato i governi a mantenere l’impegno preso alla Cop28 e a presentare entro l’anno prossimo nuovi piani di azione e destinazione di risorse con l’obiettivo di contrastare l’aumento della temperatura globale riportandola ai livelli preindustriali.

Haapai, Tonga – Autore: dr. Scott Mills – Licenza: CC BY-SA 2.0 da Flickr
Il quadro climatico ed ambientale nel Pacifico
Le isole del Pacifico, a causa della loro bassa latitudine, sono estremamente vulnerabili al cambiamento climatico. La situazione è particolarmente critica, anche perché circa il 90% della popolazione vive a meno di 5 chilometri dalla costa ed è quindi più esposta al rischio di inondazioni. Tonga è una delle isole più colpite da questi fenomeni. Nel gennaio del 2022, a seguito di un’eruzione vulcanica che ha provocato uno tsunami, si è rilasciata nell’atmosfera un’ingente quantità di vapore acqueo che ha influenzato il clima globale. Solo nel 2023 sono stati segnalati 34 eventi idrometeorologici pericolosi che hanno causato oltre 200 morti e hanno colpito direttamente 25 milioni di persone. Le acque della regione, nel periodo 1993-2023, si sono alzate di circa 4,52 millimetri; la media globale, considerando lo stesso arco di tempo, è stata di 3,4 millimetri. Alle inondazioni sempre più frequenti si aggiungono anche gli effetti dell’innalzamento delle temperature oceaniche che, nel 2023, ha portato allo sbiancamento delle barriere coralline.
Tutti questi fenomeni, sempre più frequenti e di portata sempre più devastante, causano un inevitabile spopolamento delle isole, non solo a causa della pericolosità degli eventi atmosferici avversi ma anche a causa della difficoltà a reperire le risorse. L’economia di questi piccoli arcipelaghi si basa perlopiù sulla pesca o su attività connesse allo sfruttamento delle risorse marine. Con l’innalzamento della temperatura degli oceani la biodiversità è messa sempre più a repentaglio. Inoltre, a causa dell’erosione, le coste di queste piccole isole recedono sempre più, perdendo al contempo porzioni di mare sempre più massicce.

Isola Oeno e atollo – Autore: Robert Levy – Licenza: CC BY-NC-ND 2.0 da Flickr
La ricerca di soluzioni tra certezza del diritto e tutela delle popolazioni
La disciplina internazionale, con la codificazione della Convenzione di Montego Bay, prevede che gli stati costieri, oltre ad avere giurisdizione sul territorio, esercitino la propria giurisdizione anche sulle zone marine fino al limite delle 200 miglia dalla costa, dove viene fissata la linea di base. L’erosione delle coste comporta un arretramento sia del territorio sia della porzione del mare a disposizione degli stati. A questa problematica tuttora non esiste un rimedio legislativo ma, negli ultimi anni, la comunità internazionale si sta interrogando al fine di cercare un compromesso tra la situazione emergenziale che questi stati vivono quotidianamente e l’esigenza di certezza del diritto. Affermare, infatti, che la linea di base si possa adeguare alla situazione di ogni singolo stato comporterebbe contenziosi e numerose incertezze in merito alle modalità in cui questa possa essere fissata. Per quanto sia necessario continuare a mantenere alta l’attenzione su queste situazioni particolarmente critiche, è fondamentale, come ribadito più volte anche dalle Nazioni Unite, prevedere dei piani di intervento vincolanti per gli stati. Ormai non si può parlare più solamente di rischi connessi al cambiamento climatico poiché questa situazione emergenziale si è concretizzata trasformandosi in quotidianità per intere popolazioni. I fenomeni climatici avversi colpiscono milioni di persone ogni anno nei modi più disparati, per cui prevedere piani di contenimento delle situazioni più gravi non è sufficiente. L’intervento degli stati deve essere serio e costante ma non può declinarsi verso una transizione ecologica che vada a discapito delle aree più povere del mondo.
Specifiche foto
Titolo: Pacific Island
Autore: Jamie Oliver
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Foto modificata
Titolo: PA280155 – Haapai, Tonga
Autore: dr.scott.mills
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Foto modificata
Titolo: Oeno Island and atoll
Autore: Robert Levy
Licenza: CC BY-NC-ND 2.0 da Flickr
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[…] quanto specialmente gli Stati insulari si trovano a dover fronteggiare senza i mezzi necessari una situazione senza precedenti e, soprattutto, di cui loro sono i meno responsabili. La risposta che arriva è tanto utile quanto […]