Atlante Farnese, particolare del dorso con la sfera celeste – Foto: Giorgio Manusakis

Il gigante che sorreggeva il mondo

L’Atlante Farnese è una scultura in marmo, presumibilmente realizzata nel secondo secolo dopo Cristo da un’originale greca in bronzo del primo secolo avanti Cristo. Si pensa che l’opera fosse collocata nella Biblioteca del Foro di Traiano, fu rinvenuta durante gli scavi nelle terme di Caracalla, a Roma, verso il 1546, quindi restaurata in alcune parti e poi venduta dal mercante d’arte Paolo Bufalo al cardinale Alessandro Farnese; in seguito, nel 1787, fu ereditata col resto della collezione da Carlo III di Borbone, figlio di Elisabetta Farnese. La statua rappresenta il gigante Atlante mentre, inginocchiato, sorregge sulle spalle e con tutta la sua forza il globo celeste. Tra le numerose opere che riproducono la volta celeste, l’Atlante Farnese è la più antica e tra le più interessanti. Sul globo sono raffigurate le costellazioni note al tempo dei greci, i tropici, i circoli artici, l’equatore e i segni zodiacali, con diverse curiosità che hanno da sempre attratto gli studiosi. La completezza della riproduzione ha permesso all’astrofisico americano Bradley E. Schaefer di affermare che quanto raffigurato sul globo celeste della statua è il catalogo stellare di Ipparco di Nicea del 129 a.C., un testo andato perduto; la tesi dello studioso americano, accettata dal mondo scientifico in quanto supportata da numerose e valide prove, rappresenta un’importante scoperta per la storia dell’astronomia. Questa statua, quindi, non è solo una stupenda opera d’arte, ma anche una testimonianza eccezionale circa le conoscenze astronomiche al tempo dei greci.

Atlante Farnse – Foto: Giorgio Manusakis

Il mito

Atlante (Ἄτλας in greco) era un gigante figlio del Titano Giapèto e dell’Oceanina Asia (secondo altri di Climene). Partecipò alla gigantomachia, la lotta tra giganti e dèi olimpici e, per aver aiutato gli altri giganti nella rivolta contro Zeus (secondo alcune fonti era il capo dei Giganti), fu condannato dal padre degli dei a reggere il peso del mondo sulle spalle. Egli possedeva il giardino delle Esperidi, dove maturavano i famosi pomi d’oro. Prima che Zeus lo condannasse a quella triste pena, ebbe il tempo di avere una numerosa discendenza. Figlie sue furono le Pleiadi avute da Pleione, da Etna ebbe le Iadi, da Esperide le Esperidi. Fu pietrificato da Perseo con la testa della Medusa e venne identificato con le montagne che portano il suo nome. Come sua dimora era indicato il paese delle Esperidi, nell’estremo Occidente, altre volte, invece, era posto presso gli Iperborei. Fu divinizzato in quanto considerato colui che insegnò l’astronomia (‘le leggi del cielo’) agli uomini. A volte troviamo tre Atlanti: uno d’Africa, uno italiano e un terzo arcade, nonno d’Ermes in quanto padre di Maia.

Atlante Farnese, particolare della sfera celeste – Foto: Giorgio Manusakis

Per chi volesse approfondire la storia e il mito dell’Atlante Farnese, ma anche di molte altre opere esposte al MANN, e vederne più foto e video, i link di riferimento sono i seguenti:

www.miti3000.it

https://www.facebook.com/MUSEOMANN/

Atlante Farnese – Foto: Giorgio Manusakis

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