Foto: Matilde Di Muro
Dialogo tra due mitologie: antico e passato recente.
L‘8 novembre al MANN (Museo Archeologico Nazionale di Napoli) ha aperto i battenti l’esposizione di 20 opere fotografiche dal titolo West dell’artista di origini napoletane Francesco Jodice.
Si tratta di un lavoro già presentato a Tolosa dal 31 gennaio al 2 aprile di questo stesso anno e che ora approda in Italia, a Napoli, in anteprima nazionale.
L’artista, attraverso la sua produzione ventennale, ha portato avanti una ricerca personale e continua, condotta attraverso l’occhio indagatore dell’obiettivo fotografico, sui mutamenti del panorama sociale contemporaneo. Oggi ci racconta il sorgere e il declino dell’ultimo grande impero occidentale in un arco di tempo che va dalla corsa all’oro, iniziata nel 1848, al catastrofico fallimento finanziario di Lehman Brothers accaduto nel 2008: gli Stati Uniti d’America.
Una delle foto in esposizione – Foto: Matilde Di Muro
Spinto dal desiderio di comprendere a quale punto della storia l’umanità fosse giunta, Jodice nel 2014 intraprende, a compimento della parabola che aveva portato al collasso dell’impero americano, tre lunghi viaggi attraverso alcuni degli stati in cui si svolse la corsa all’oro: California, Nevada, Utah, Wyoming, Arizona, Colorado, New Mexico, Nebraska, Texas, con l’inclusione di aree messicane contigue. L’impatto coi luoghi avrà due direttrici fondamentali: quella che riguarda la parte naturalistica e morfologica, caratterizzata da una delle strutture geologiche più antiche del pianeta, e quella delle rovine archeologiche, miniere, città fantasma e infrastrutture abbandonate, testimonianza di questa stagione, durata 160 anni di storia e dominata da un’irrefrenabile ricerca di ricchezza immediata. Le fotografie esposte testimoniano tutto questo.
Alcune delle foto in esposizione – Foto: Matilde Di Muro
Nell’ambito di questo progetto fotografico l’artista ha diretto la realizzazione di una trilogia di cortometraggi dedicata al ‘Secolo Americano’: Atlante (2015), American Recordings (2015) e Rivoluzioni (2019).
L’esposizione al MANN inizia proprio con la proiezione del primo dei tre cortometraggi che vede l’alternarsi di scene di vario tipo: filmati di archivio sulla prima guerra mondiale, vita quotidiana del ceto medio americano negli anni Cinquanta, pubblicità dei prodotti simbolo del consumismo sfrenato degli anni Ottanta, con immagini che riprendono la scultura dell’Atlante Farnese esposta in una delle sale più importanti del Museo Archeologico Nazionale, il Salone della Meridiana. La celebre opera del II sec. d. C. rappresenta il Titano del titolo del cortometraggio mentre porta sulle spalle il pesantissimo globo della volta celeste. Tutto il filmato non è altro che la rappresentazione di insostenibili squilibri che, in 160 anni di storia, hanno creato l’illusione di un grande gigante che si pensava potesse reggere il peso dell’intero universo da solo. Il video termina con una citazione tratta dal celebre videogioco del 2011 Deus Ex: Human Revolution: “Questa non è la fine del mondo. Ma puoi vederla da qui.”
Questa particolarissima introduzione cinematografica ci conduce al racconto fotografico che parte proprio dal viaggio fisico compiuto dall’artista e che è tracciato su una sorta di gigantesca mappa geografica del continente americano. E poi… le produzioni fotografiche. Queste dialogano con la memoria dello spettatore il quale, direttamente o indirettamente, ha senz’altro fatto esperienza di questo grande sogno americano che, soprattutto grazie al potere delle immagini, ha creato una potente egemonia su tutto l’occidente europeo. Tutte le foto di Jodice non sono altro che “Immagini di altre immagini”, nel senso che ripropongono ciò che è stato non solo già visto ma soprattutto assimilato attraverso i meccanismi tipici della comunicazione di massa. Egli ci mostra le due facce della stessa medaglia: le grandi metropoli ma, soprattutto, le città fantasma che sono ciò che resta oggi delle mitiche città del Far West.
Alcune delle foto in esposizione – Foto: Matilde Di Muro
Il visitatore si trova di fronte a immagini estremamente affascinanti dominate da una luce a tratti irreale e lattiginosa al punto da chiedersi se si tratti di visioni autentiche o di messe in scena. L’autore, a tal proposito, dichiara che, oltre a trattarsi di immagini assolutamente veritiere, ha inteso utilizzare la luce naturale come un mezzo che “… non conduce alla verità ma a un mucchio di dubbi”. Questa affermazione, oltre ad essere molto interessante, ci parla ulteriormente di questo sogno americano mitologico e pragmatico allo stesso tempo.
Il deserto dei paesaggi americani ha preso il posto dell’Olimpo degli antichi Greci e Francesco Jodice racconta che restituire queste immagini è stato come “diseppellire metope della storia dell’Ottocento” e portarle alla luce come dei veri e propri reperti archeologici di una storia che, sia pure recente e breve rispetto a quella che appartiene ai reperti archeologici raccolti e conservati al MANN, ha dato vita ad una sorta di Koinè planetaria.
Una delle foto in esposizione – Foto: Matilde Di Muro
Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli ospita questa mostra al piano terra, nel grande androne di ingresso dove, a destra e a sinistra, si possono ammirare le esposizioni permanenti della Collezione Farnese e gli straordinari reperti archeologici che vanno dal II secolo a.C. al III secolo d.C. Questo non è un caso ma, piuttosto, dimostra come questa esposizione risulta essere una sorta di ‘sublimazione’ di un lavoro svoltosi nell’arco degli ultimi 8 anni in cui il MANN ha volutamente inteso “mettere a confronto antico e contemporaneo”.
“Quando inizia l’archeologia? Già ieri è passato”: è quanto ha avuto modo di dichiarare Paolo Giulierini, direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, proprio per sottolineare come il progetto WEST sia, così come testimoniato dallo stesso artista, una grande operazione di archeologia di un presente che è già passato.
L’intervento del direttore del MANN Paolo Giulierini – Foto: Matilde Di Muro
Le 20 opere sono una selezione facente parte di un progetto ben più ampio: 70 fotografie di grandi dimensioni e realizzate a colori. Le immagini della mostra saranno raccolte in un volume, edito da Electa, curato dall’architetto Matteo Balduzzi, con testi e contributi teorici di Mario Calabresi, Francesco Costa, Matteo Balduzzi e Francesco Zanot, la cui pubblicazione è prevista il prossimo dicembre. Il progetto artistico WEST è stato sostenuto dall’Italian Council (X edizione, 2021), programma di promozione internazionale dell’arte italiana della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. È stato realizzato da Mufoco (Museo di Fotografia Contemporanea) con la collaborazione di Galerie Le Château d’Eau (Toulouse, FR) e di Arc en Rêve Centre d’Architecture (Bordeaux, FR). La mostra sarà visitabile sino all’8 gennaio 2024.
Una delle foto in esposizione – Foto: Matilde Di Muro