23 I 65 – Foto: Matilde Di Muro

Lo scorso 16 novembre 2024 si è aperta a Napoli, presso la Chiesa di Santa Maria di Portosalvo, una mostra dell’artista Alexandr Sheludckò dal titolo ///7812LUCE.

Alexandr Sheludckò è un artista dalle notevoli abilità pittoriche acquisite, nonostante la sua giovane età e il suo travagliato percorso di vita personale, attraverso un rigoroso e costante esercizio. Metodo, tenacia e dedizione lo hanno condotto a produrre opere che sorprendono per uno straordinario realismo non privo di vitalità ed emozioni. Per comprenderne la genesi non si può prescindere dalla comprensione della storia, complessa e per certi versi travagliata, di colui che le ha realizzate col cuore, prima ancora che la sua mano guidasse abilmente il pennello.

Un’infanzia difficile tra Ucraina e Russia

La storia di Alexandr Sheludckò parte, 36 anni fa, da Ternopil, nell’Ucraina occidentale. La sua prima infanzia trascorre in una terra connotata da profonde divisioni storico-culturali ed è caratterizzata da una prima formazione complessa proveniente dall’educazione materna, radicata nell’occidente ucraino, e da quella paterna proveniente dalla parte russofona del Paese. Tutto ciò è stato per lui, indiscutibilmente, fonte di ricchezza linguistica e culturale ma, allo stesso tempo, lo ha esposto a un vissuto particolarmente conflittuale tanto da restarne profondamente segnato sia personalmente che artisticamente.

Nel 1991, mentre l’Ucraina ottiene l’indipendenza dall’Unione Sovietica, i genitori di Alexandr si separano e lui diventa uno degli “orfani bianchi”, uno dei tanti bambini lasciati soli in patria mentre i propri genitori migrano verso l’Europa. A soli 9 anni si trasferisce a Mosca con la madre che trova lavoro come educatrice presso un orfanotrofio e qui, per 6 anni, vivrà circondato da bambini in transito, in cerca di affetto, di una vera casa e di una famiglia in cui crescere.

Opera 3 – Foto: Matilde Di Muro

Dal trasferimento in Italia agli inizi della sua carriera artistica

A 15 anni, per sottrarsi al destino di una guerra imminente, Alexandr, sempre accompagnato dalla madre, emigra in Italia dove, tra le mille difficoltà di una vita nell’anonimato, senza documenti né diritti, incomincia il suo percorso verso l’età adulta. È qui che inizia un personale lavoro, attento e meticoloso, di ricostruzione umana e formazione artistica. Si dedica autonomamente allo studio della lingua e della letteratura italiana, della storia, della filosofia e della musica suonando il basso e il violoncello.

Solo nel 2015 gli viene riconosciuta l’immunità umanitaria e ottiene i documenti per poter circolare liberamente con il suo cognome che oggi gli permette anche di affermare la sua identità come artista.

Questo breve racconto della vita di Alexandr Sheludckò ci aiuta a comprendere un “fare artistico” inteso come strumento di profonda riconciliazione con un percorso di vita particolarmente frammentato e, allo stesso tempo, come trampolino di lancio verso un futuro accompagnato da bellezza e verità. La pittura, praticata da Alexandr sin da giovane età, è frutto di uno studio attento e minuzioso del reale sotto ogni suo aspetto ma non solo. Egli, attraverso ritratti prevalentemente femminili, cattura e restituisce l’anima di persone che hanno realmente attraversato la sua vita e che, colte in una particolare espressione o impercettibile movimento, diventano simbolicamente universali ed eternamente presenti.

L’estasi di Teresa – Foto: Matilde Di Muro

Pertanto, è decisamente riduttivo definire l’arte di Alexandr Sheludckò semplicemente iperrealista, giacché il suo non è un semplice esercizio di meccanica e di maniacale riproduzione, ma piuttosto una straordinaria abilità di analizzare profondamente la realtà umana mutuata da un personale coinvolgimento emotivo. Osservando le sue opere, ci si immerge in un perfetto equilibrio tra rigore ed emozione grazie soprattutto alla presenza costante della luce che è, essa stessa, soggetto e co-protagonista perché illumina, trasforma e vivifica tutto ciò che incontra proprio come realmente accade. 

Alexandr Sheludckò ha già realizzato varie esposizioni e ottenuto importanti riconoscimenti come quando, nel 2012, ha partecipato alla mostra I SAVED THE WORLD TODAY _ Viaggio d’amore nel futuro a Torre del Greco o quando, nel 2017, ha presentato le sue opere a Londra presso la Rose&King Art. Nel 2020 ha preso parte ad Arte Padova con ARX Gallery e, nel 2022, una delle sue opere è diventata parte della collezione permanente del CAM Museum di Casoria. Oggi è possibile ammirare alcune delle sue opere a Napoli, presso la Chiesa di Santa Maria di Portosalvo,grazie ad un’esposizione curata da Melania Fusaro, Federica Guida e Luigi Ciliberti ed illustrata, in occasione della sua presentazione, dagli interventi critici dei professori Rosario Pinto e Mino Iorio.

Mino Iorio spiega l’opera ’23 I 65′ – Foto: Matilde Di Muro

Una chiesa come “portosalvo” per i marinai e per Sheludckò

La mostra rappresenta, inoltre, un’occasione imperdibile anche per esplorare la location in cui tali lavori sono allestiti. Infatti, la Chiesa di Santa Maria di Portosalvo, detta la Chiesa dei marinai, è, per la città di Napoli, un luogo storicamente identitario. La sua fondazione risalirebbe al 1554 grazie a Bernardino Belladonna, un marinaio che, secondo la leggenda, volle realizzare, fuori le mura dell’epoca, una congrega, con annessa cappella, per ringraziare la Madonna di essere scampato miracolosamente ad un naufragio.

I lavori durarono diversi anni, anche in seguito al completamento dell’edificio e, dopo un primo aspetto dal sapore tardo rinascimentale, gli venne conferito quell’affascinante gusto barocco che ancor oggi possiamo ammirare. Infatti, all’interno vi è, tra l’altro, un cassettonato ligneo di notevole pregio risalente al 1634 con al centro una tela, di forma ovale, di Battistello Caracciolo che illustra la Gloria della Vergine, mentre la cupola fu intonacata ed indorata soltanto nel 1678.

Durante la seconda guerra mondiale l’edificio fu sensibilmente danneggiato e poi, dopo 42 anni di chiusura, grazie ad un restauro e un recupero conservativo avviato nel 2014, è stato restituito alla città nel 2022. Così quella chiesa, che i marinai napoletani dei secoli passati vedevano comparire sulla costa al loro ritorno dopo mesi di navigazioni spesso pericolose in paesi lontani, è tornata ad essere simbolo di ‘portosalvo’.

Oggi questo luogo, sino al 30 novembre 2024, ospita le opere di Alexandr Sheludckò il quale ci mostra di aver trovato, dopo un lungo viaggio fisico e interiore, un ‘portosalvo’ qui in Italia. Alla luce della sua grande abilità nel fare arte, questa esposizione rappresenta per noi un’occasione importante per rivolgere lo sguardo sulla produzione artistica contemporanea.

L’artista con Pinto, Iorio e gli organizzatori – Foto: Matilde Di Muro

Un pensiero su “Alexandr Sheludckò e la sua ricerca del vero”
  1. Un racconto molto coinvolgente , caratterizzato nello stesso tempo da grande empatia e grande lucidità: veramente bravissima Matilde e bella la storia di questo bravissimo artista.

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