Conza della Campania vista da Conza vecchia – Foto: Lucamato – Licenza: CC BY-SA 4.0 by Wikimedia Commons
In questo piccolo centro della provincia di Avellino si conservano straordinarie testimonianze archeologiche.
La fondazione dell’antica città in una posizione strategica
Conza della Campania, nota per la sua lunga tradizione nella lavorazione del ferro, è una cittadina della provincia di Avellino, di poco più di 1200 abitanti, ubicata nella valle dell’Ofanto, vicino all’omonimo lago artificiale realizzato negli anni ’70 del secolo scorso. Si tratta di un paese completamente ricostruito ai piedi della collina dove è arroccata la città vecchia, la quale fu quasi totalmente distrutta dal rovinoso terremoto del 1980, che solo a Conza contò oltre 180 morti e centinaia di feriti.
La storia della città risale a quasi tremila anni fa e le attività archeologiche, che hanno avuto una forte spinta a seguito dei ritrovamenti favoriti dai lavori di rimozione e ricostruzione post-terremoto, lo dimostrano.
Certamente la posizione dell’antica Compsa o Kampsa (nome osco della città), ubicata sull’apice di una collinetta, a distanza ravvicinata non solo all’attiguo Ofanto, ma anche agli altri due importanti fiumi Sele e Calore e al passo della Sella di Conza, ha giocato un ruolo importante sul suo sviluppo.
Posizione e orografia del territorio hanno fatto sì che il centro si trovasse in un punto strategico sia per il controllo del territorio circostante, che per favorire una via ottimale per i traffici commerciali est-ovest tra i mari Tirreno e Adriatico. Tali elementi hanno permesso, quindi, che la sua struttura urbana primitiva si consolidasse e perpetuasse nel tempo senza interruzione, seppur con alterne fortune, fino ai giorni nostri, come testimoniano le sovrapposizioni architettoniche rinvenute.
Dall’età del ferro alla seconda guerra punica
Le prime tracce di frequentazione dell’area di Conza della Campania, risalenti già all’VIII-VII secolo a.C., sono collegate al rinvenimento, ai piedi della collina, di una serie di tombe a fossa con corredo, riferibili alla cultura di Oliveto-Cairano; l’evidenza archeologica restituita ci parla di popoli originari, probabilmente, dell’area balcanica, che secondo l’archeologo G. Bailo Modesti occuparono, già dall’età del ferro, le alture più difendibili lungo quella via naturale tracciata dal corso dei fiumi Ofanto e Sele.
La città acquisì rilevanza con l’insediamento stabile dei Sanniti Hirpini, come documentano vari testi antichi, tra cui le opere di Livio, Velleio Patercolo e Plinio il Vecchio. Proprio in questa fase storica si inquadra un momento, non ripreso nei libri scolastici, ma di cui c’è traccia in antiche fonti e che è rimasto nella memoria locale: la resa, senza combattere, ad Annibale. Siamo nel corso della seconda guerra punica, nell’anno 216 a.C.; Compsa era divenuta il centro principale degli Hirpini dopo la fondazione della colonia romana di Benevento. Con l’avvicinarsi alla città di Annibale, fresco vincitore di un’epica battaglia in campo aperto contro i romani a Canne, nacque un conflitto interno su come affrontare la questione fra gli oppositori dell’Urbe, guidati da Stazio Trebio, e coloro che invece la sostenevano, capeggiati dalla famiglia dei Mopsii. La disputa si risolse con la cacciata di questi ultimi e con la conseguente occupazione, senza colpo ferire, di Compsa da parte del generale cartaginese, che così raggiunse una posizione strategica nella guerra in atto, affidandola al fratello Magone.
Una lettura dei passi di Tito Livio, nel suo Ab urbe condita, ha consentito di ricostruire l’evento e i momenti successivi che videro la città al centro del conflitto tra le due fazioni, con il generale e dittatore romano Quinto Fabio Massimo, soprannominato il temporeggiatore, che mise in atto una tattica di logoramento basata su schermaglie. Compsa, nei due anni che seguirono, fu più volte saccheggiata dagli eserciti contrapposti, che la portarono praticamente alla scomparsa per molto tempo.
Annibale sul campo di battaglia di Canne dopo la vittoria e la distruzione dell’esercito romano – Autore: Heinrich Leutemann (1824-1905) – Licenza: Pubblico dominio by Wikimedia Commons
La monumentalizzazione del centro sotto il dominio romano
La sconfitta definitiva dei Sanniti, al termine della Guerra sociale condotta da L. Cornelio Silla nell’Italia centro-meridionale tra il 91 e l’87 a.C. contro i suoi alleati italici, portò all’annessione del centro irpino all’Impero romano e all’acquisizione, in età tardo-repubblicana, dello status di municipium ascritto alla tribù Galeria. Seguì un periodo di fioritura economica e politica e la città divenne un importante nodo di comunicazione tra la Campania e l’Apulia, come evidenziato dalla presenza della Via Appia.
Proprio in epoca romana, Compsa si sviluppò con infrastrutture importanti. Poi, durante il periodo imperiale, la città fu sede di attività agricole e commerciali che ne garantirono la prosperità. La fase romana è ben documentata dalle strutture ritrovate durante gli scavi iniziati nel XX secolo e intensificatisi negli anni successivi al terremoto del 1980 sotto la guida del prof. Werner Johannowsky. I lavori hanno portato alla luce i resti del foro, dell’anfiteatro, delle terme, dell’antica cattedrale, oltre a una colonna-stemma e a una serie di reperti di vario genere, quali epigrafi, sarcofagi e mosaici. Nel contempo le operazioni di scavo hanno permesso di riportare alla luce anche una serie di stratificazioni architettoniche, resti di edifici e strutture monumentali, risalenti a epoche storiche diverse. Al di sotto della pavimentazione della settecentesca cattedrale dedicata a S. Maria Assunta in Cielo, sono stati rinvenuti resti che inducono gli archeologi a datare il nucleo originario della struttura religiosa al VI secolo d.C., sicuramente all’indomani della vittoria bizantina del 555. A seguito di tale evento vi fu una riorganizzazione dell’area del più antico foro, in parte riutilizzata per strutture con funzione cimiteriale. Altre testimonianze riportano la ricostruzione dell’edificio di culto, in epoca medievale, tra il XIII e il XIV secolo, mentre i ruderi ancora visibili risalgono ad un ultimo intervento del 1736.
Il fulcro della Compsa di epoca romana era rappresentato senza dubbio dal Foro.
Come ben descritto nel sito del catalogo dei beni culturali, le ricerche hanno portato alla luce una piazza lastricata con resti dei basamenti di tre edifici. Senza dubbio la parte meglio conservata è rappresentata dal lastricato, ma su un solo lato dell’area forense è visibile, allo stato attuale, una porzione del marciapiede recante la pavimentazione originaria, la più antica, in opus spicatum, dove i laterizi sono disposti di taglio, a lisca di pesce, altrimenti detta a spiga di grano. Nella fase di monumentalizzazione di Compsa, tra la fine del I secolo a.C. e il II secolo d.C., si procedette alla sostituzione con lastre calcaree quadrangolari, di dimensioni diverse, ancora oggi visibili.
I resti dell’antico foro, in parte rimasto inglobato dagli edifici moderni e dalla Cattedrale, consistono in una piccola parte di un tempio e, su un altro lato, in colonne di laterizi che sono, però, incorporate in costruzioni di epoca successiva.
Il foro – Foto: Geofix – Licenza: CC BY-SA 3.0 by Wikimedia Commons
Dal sisma del 1980 all’istituzione del parco archeologico
Il terremoto dell’Irpinia del 1980, che ha cambiato per sempre la fisionomia di Conza della Campania con lo spostamento della popolazione in una nuova area, ha consentito di lavorare sul vecchio insediamento destinato a scavi e restauri, con l’obiettivo di preservarne il valore storico.
Un passo decisivo per lo sviluppo dell’area è stato fatto con l’istituzione, nel 2004, di un parco archeologico, che oggi permette ai visitatori di esplorare le rovine dell’antica Compsa, fornendo un percorso di visita che attraversa le varie epoche storiche del sito.
Oltre ai resti di epoca romana, il parco archeologico include anche reperti di epoca medievale, quando la città fu sede di una diocesi, ospitando la cattedrale romanica, parzialmente distrutta dal sisma. Grazie a queste iniziative, Conza della Campania continua a essere oggetto di interesse scientifico e turistico, attirando studiosi e visitatori desiderosi di conoscere la storia della regione.
La creazione del sito archeologico, però, non rappresenta solo un punto di riferimento per lo studio delle civiltà antiche dell’Italia meridionale e per lo sviluppo turistico della zona, ma è anche il simbolo di una splendida storia di resilienza e recupero culturale. Con la sua storia millenaria e il suo patrimonio archeologico, Conza della Campania rappresenta un prezioso tassello del passato italiano e un luogo di straordinario interesse, dove il passato e il presente si incontrano.
Poco distante dalla vecchia cattedrale c’è anche un museo che contiene gran parte dei reperti ritrovati. Pannelli esplicativi spiegano la storia di Compsa e degli scavi archeologici effettuati, mentre un bel plastico descrive Conza nello stato in cui era prima del terribile sisma del 1980.
Resti della vecchia cattedrale – Foto: Dino.1979 – Licenza: Di Dino.1979 – Opera propria, CC BY-SA 3.0 by Wikimedia Commons
Alcuni eventi di richiamo turistico
La storia della città, poi, si incontra con la voglia dei suoi cittadini di raccontare, già da qualche anno, attraverso il teatro e le rievocazioni in costume, i fatti e i personaggi più significativi del loro passato: l’assedio e la resa ad Annibale del 216 a.C.; la crocifissione di Publio Gavio, abitante di Compsa, che nonostante il suo status di cittadino romano fu ingiustamente sottoposto al supplizio da Verre, governatore della Sicilia, citata nell’opera di Cicerone, In Verrem; le gesta del prode longobardo Gastaldo Ranfone nella guerra contro i franchi del IX secolo. Ad aprile 2024 la cittadina ha ospitato la VI edizione della manifestazione intitolata L’assedio di Compsa, che ha visto anche la produzione di due opere teatrali incentrate sulla crocifissione di Gavio e sulla nobile e potente famiglia dei Gesualdo, i cui membri si sono avvicendati nella reggenza della contea di Conza nel XVI e XVII secolo.
Il parco archeologico e le strutture annesse sono visitabili, anche con guida, su richiesta chiamando il Comune di Conza (AV) ai numeri: +39 082739013; +39 3457193376.
Specifiche foto
Titolo: Conza della Campania vista da Conza vecchia
Autore: Lucamato
Licenza: Lucamato, CC BY-SA 4.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0, via Wikimedia Commons
Link: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Conza_della_Campania_vista_da_Conza_vecchia.jpg
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Titolo: Annibale sul campo di battaglia di Canne dopo la vittoria e la distruzione dell’esercito romano
Autore: Heinrich Leutemann (1824-1905)
Licenza: Pubblico dominio by Wikimedia Commons
Link: https://it.m.wikipedia.org/wiki/File:Annibale_a_Canne.jpg
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Titolo: Archaeological site of Compsa: the Foro
Autore: Geofix
Licenza: CC BY-SA 3.0 by Wikimedia Commons
Link: https://it.m.wikipedia.org/wiki/File:Compsa_foro.jpg
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Titolo: Resti della vecchia cattedrale
Autore: Dino.1979
Licenza: Di Dino.1979 – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=21607912
Link: https://it.wikipedia.org/wiki/Compsa#/media/File:064030447-MIBAC_Parco_archeologico_urbano_di_Compsa_-_MIBAC_Conza_della_Campania_AV.JPG
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