Il Doriforo, particolare del busto – Foto: Giorgio Manusakis
Un archeologo napoletano, sulla base di convincenti prove, sostiene che la celebre statua esposta al MANN in realtà raffiguri l’eroe Teseo.
Da secoli ammirata da visitatori illustri e semplici amanti dell’arte, la celebre statua del Doriforo, ovvero ‘portatore di lancia’, copia di un’opera attribuita attribuita al famoso scultore greco Policleto ed esposta al ‘Museo Archeologico Nazionale di Napoli’ (MANN), potrebbe in realtà raffigurare l’eroe ateniese Teseo. Così ipotizza, in un suo saggio, l’archeologo napoletano Vincenzo Franciosi, docente presso l’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli. La statua in questione fu ritrovata nel 1797 a Pompei presso la ‘Palestra sannitica’, un edificio deputato alla formazione fisica e intellettuale dei giovani, risalente al II sec.a.C., quando Pompei non era ancora del tutto romanizzata sia politicamente che istituzionalmente. La prima identificazione della statua come Doriforo e l’attribuzione al famoso scultore Policleto di Argo, vissuto nel V secolo a.C., avvenne da parte dell’archeologo tedesco Karl Friederichs nel 1862. Lo stesso archeologo, tre anni prima, aveva riconosciuto altre due celebri statue oggi esposte al MANN: I tirannicidi, ovvero Armodio e Aristogitone, di cui abbiamo narrato storia e mitologia in questo articolo (link) e che il museo napoletano può vantare di essere l’unico al mondo ad avere entrambe. Nel caso del Doriforo, Friederichs ritenne di identificare la statua come tale attraverso le fonti storiche e un’attenta analisi stilistica; ma fu anche confortato nella sua ipotesi dal restauro operato nell’800 da Angelo Solari, in cui lo scultore-restauratore decise di inserire una lancia nella mano sinistra della scultura. Friederichs tuttavia, non ebbe mai modo di vedere l’opera originale, ogni suo studio fu eseguito su una copia in gesso.
Il Doriforo – Foto: Giorgio Manusakis
Vincenzo Franciosi, nel suo saggio, non esclude la possibilità che la statua sia effettivamente di Policleto di Argo, ma mette in discussione che si tratti di un Doriforo. A tale conclusione l’archeologo napoletano giunge attraverso varie osservazioni: la rivisitazione delle antiche fonti, in particolare Plinio il Vecchio, porta a concludere che la statua sia quella descritta dall’antico studioso come “uomo nudo che cammina con la spada”. Inoltre, a sostegno della sua ipotesi, lo studioso napoletano fa notare che in un recente restauro del reperto sono state scoperte, in corrispondenza dell’avambraccio sinistro, tracce di ossidazione causate da una fascia di bronzo, rivelando che la statua nel braccio sinistro non aveva una lancia, bensì uno scudo. A ulteriore conferma di tale ipotesi, l’archeologo partenopeo fa rilevare la somiglianza tra la posizione del braccio sinistro della statua con quella dei bronzi di Riace, che nella sinistra hanno il porpax, ovvero il passante che serviva a far appoggiare lo scudo sul braccio; inoltre, la posizione delle dita rende più probabile che esse stringessero l’antilabè, ovvero l’impugnatura dello scudo, anziché una lancia. Oltre a ciò, il prof. Franciosi ha eseguito anche alcune prove con il restauratore Umberto Minichiello, con il quale ha verificato che posizionando una lancia nella mano sinistra della statua, essa avrebbe una posizione troppo alta, innaturale, scomoda e perfino pericolosa per i visitatori. Per quanto riguarda la mano destra, invece, lo studioso napoletano fa notare come, contrariamente a quanto ritenuto da Friederichs, non fosse libera da oggetti, bensì impugnasse qualcosa che Franciosi ipotizza potesse essere una spada; a tale deduzione il professore arriva grazie ad un incasso rettangolare presente nella mano. Alla luce di tutto ciò e del ritrovamento di un Teseo durante gli scavi effettuati a Messene, in Grecia, l’archeologo napoletano teorizza che la celebre statua esposta al MANN, e da sempre ritenuta un Doriforo, raffiguri in realtà l’eroe greco Teseo. Sebbene la maggior parte degli studiosi concordi con la teoria di Franciosi sul fatto che nella mano sinistra la statua tenesse uno scudo e, dunque, non sia un Doriforo, e che la mano destra non fosse libera, non tutti però concordano sull’ipotesi che impugnasse una spada. Tuttavia le prove portate dal prof. Franciosi a sostegno della sua teoria hanno convinto gli studiosi ad affermare che la statua non è un Doriforo. Restiamo in attesa che ulteriori studi possano svelare la vera identità di questo capolavoro.
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