Alcune delle opere in esposizione – Foto: Matilde Di Muro

Conclusa oggi a Roma la mostra del movimento artistico Astractura.

A Roma, la galleria d’arte Arca di Noesis dal 26 aprile al 1 maggio 2024 ha ospitato una mostra di opere del movimento Astractura. Rossana Placidi, titolare di questo spazio espositivo situato nei pressi del Colosseo, ha desiderato dare visibilità a questa realtà artistica che è nata nei primi anni del 2000 nel pieno delle logiche astrattiste. Fondatore del movimento è Rosario Pinto, storico ed apprezzato critico d’arte, autore di numerose pubblicazioni, studi e monografie sullo sviluppo delle arti figurative nel corso dei secoli e nel ‘900, con particolare interesse per il Mezzogiorno d’Italia; ha diretto, nel tempo, alcune pinacoteche pubbliche di arte contemporanea ed è curatore di rassegne espositive, convegni ed eventi d’arte; collabora, inoltre, con riviste specializzate, nonché con quotidiani di critica d’arte.

Alcune delle opere in esposizione – Foto: Matilde Di Muro

Dunque Astractura compie un quarto di secolo e a tal proposito è stato da poco pubblicato, da Printart Edizioni, un libro scritto da Maria Ambrosio dal titolo “Astractura: un quarto di secolo. La storia”, in cui l’autrice ha voluto tracciare il percorso che, in questi venticinque anni, il movimento ha compiuto arricchendosi dell’adesione, sempre più numerosa, di artisti internazionali al pensiero filosofico-artistico sotteso, giungendo sino ad oggi.

Ma come nasce il movimento di Astractura, quali sono le poetiche contenutistiche che lo animano e come riesce questa esposizione a celebrare tutto questo? Ve lo racconto sulla base dell’esperienza personale di partecipazione al vernissage di apertura della mostra in cui è stato lo stesso fondatore, prof. Pinto, ad accogliere amabilmente i visitatori e a dare ragione, in una vera e propria lectio magistralis, di genesi, contenuti ed evoluzioni del movimento stesso.

Innanzitutto le origini: il movimento prende le mosse da una sorta di disagio avvertito dal fondatore nei confronti della produzione artistica postmoderna degli anni ’80, che andava impoverendosi della propria carica contenutistica a favore di una valenza prettamente formale e, talvolta, poco più che decorativa. È così che nasce un vero e proprio lavoro in controtendenza che punta al pensiero, alla logica, alla razionalità, alla mente. Si va verso quella che Pinto definisce una sorta di filosofia visiva che fa a meno dello strumento della parola a vantaggio dell’opera d’arte la quale non è, come noi siamo abituati a pensare, veicolo di un pensiero ma diventa pensiero essa stessa.

Un lungo lavoro di idee portò alla pubblicazione, nel 2012, di un articolo sul quotidiano Roma in cui si annunciò pubblicamente l’esistenza e l’azione del movimento Astractura. Nel 2014 vi fu la sua prima mostra a Napoli presso la galleria d’arte MA – Movimento Aperto, diretta da Ilia Tufano, dove venne presentato un volume che ne illustrò i contenuti.

Da allora svariati eventi si sono alternati a conferenze, pubblicazioni ed esposizioni che hanno verificato sul campo la validità e l’aderenza di questo linguaggio all’attuale arte contemporanea, avvalorandosi dell’azione di numerosi artisti di calibro internazionale.

Evidentemente questo è un movimento senza manifesto che lascia gli artisti completamente liberi di creare, con ogni mezzo e metodo, opere che superino l’istanza simbolistica a vantaggio di una rappresentazione aniconica e astrattista e seguano, come orientamento, i principi di linearismo, “cronotopia” e “cinestetismo”.

Alcune delle opere in esposizione – Foto: Matilde Di Muro

Il linearismo è evidentemente il più tipico tra i principi “astracturisti” e quello più facilmente comprensibile e si arricchisce di una dimensione spazio-tempo. Queste non sono due semplici variabili di ordine fisico ma, secondo l’accezione “cronotopica astracturista”, il tempo prevale in quanto è colui che crea lo spazio: lo spazio è la misura entro la quale noi possiamo avere ragione del tempo. L’individuo, pur essendo schiavo di una dinamica temporale lineare e rettilinea, può passare ad una percezione di tipo sferico grazie all’arte. Quest’ultima può superare i limiti empirici-fenomenologici per darci la possibilità di accedere ad infiniti livelli di percezione. Dunque la logica “cronotopica” recupera la dimensione linearistica del tempo e la amplia attraverso il “cinestetismo”, cioè permettendo di renderci conto della dimensione significativa del movimento visto in prospettiva estetica dove per estetica, nel senso greco del termine, si intende la percezione. Essa ci dà la misura estetica in quanto mezzo di aggregazione di tutte le sensazioni. Se noi leghiamo la percezione al movimento abbiamo una conoscenza di tipo “cinestetico”.

E dunque tutto ciò spiega il fatto che le opere “astracturiste” oltrepassano il tempo e lo spazio: vari artisti “astracturisti” di tutte le parti del mondo producono le opere e poi permettono loro di farle circolare sotto forma di file informatico.

Dunque, rinnegando quella forma d’arte sacrificata a semplice atto estetizzante, si recupera l’impegno etico, morale, politico, scientifico in maniera tale da poter garantire quella forza di pensiero che è insita nell’arte stessa. È questa una nuova prospettiva, all’interno della grande famiglia astrattista, a cui ha dato corpo il Prof. Pinto in questo quarto di secolo e a cui ha aderito un buon numero di artisti internazionali che hanno creduto in questa necessità e prospettiva.

L’artista che realizza l’opera fa sì che essa viva una propria vita autonomamente anche riproducendosi, così com’è avvenuto nel processo ri-creativo che ha dato vita a questa esposizione. Ecco che le opere si muovono, partono, interagiscono nello spazio e nel tempo e in una dimensione attiva e coinvolgente del fruitore.

Quest’ultima esposizione nasce proprio da questa circolazione creativa, all’interno del movimento, in via telematica. Per poter favorire tutto ciò le opere sono state prodotte digitalmente, stampate e incapsulate in un rivestimento plastificato. Il risultato ottenuto non è un multiplo seriale bensì una produzione unica e irripetibile, così come certifica sul retro il fondatore stesso del movimento.

Alcune delle opere in esposizione – Foto: Matilde Di Muro

L’allestimento è apparso piuttosto originale in quanto le opere non sono disposte in una solita successione lineare bensì si addensano e sovrappongono, sono distribuite a gruppi di due o di tre e, disposte a grappolo, restituiscono, volutamente, un senso di dialogo e vitale aggregazione. Tra loro vi è una sorta di logica geometrica ma non di tipo euclideo, dove vige un tipo di equazione in cui si relazionano unicamente simmetria e armonia ma, piuttosto, dimostrando che l’armonia è possibile anche indipendentemente dalla simmetria. Il fruitore, in questo caso, gioca un ruolo fondamentale poiché non è considerato come un soggetto passivo o come elemento al termine di un processo creativo ma, piuttosto, come principale attore dell’evento: è sollecitato a cercare egli stesso, con la propria percezione, quella simmetria tra le opere come in una sorta di transfert con l’artista e seguendo il principio del “cinestetismo” che, come abbiamo detto, è uno dei tre fondamenti di Astractura. Ragion per cui le opere non sono fissate, come solitamente avviene, alla superficie espositiva, ma lasciate pendere e pertanto possono essere spostate, fatte dondolare ma, soprattutto, possono essere toccate e vissute dal fruitore.

Tra superfici piane e campiture omogenee di colore, tra circolarità e linearità, le opere sono state realizzate con le tecniche più disparate: da quella pittorica tradizionale al collage, alla creazione digitale. Si tratta di opere figurative, ma non nel senso tradizionale del termine: in questo caso la figura è un’immagine aniconica che, pur avendo origine da un rapporto fenomenologico con la realtà oggettuale, si concretizza poi, ovviamente, in una geometrizzazione.

Hanno esposto ben 23 artisti: 19 aderenti al movimento e 4 ospiti secondo un carattere fortemente inclusivo del movimento stesso. Tanti gli italiani come, citandone solo alcuni, Francesco Gallo, Pietro Pezzella, Salvatore Giunta, Lucia Di Miceli o Carmen Novaco, che ha la particolarità di realizzare opere manipolabili in cui il fruitore è chiamato a costruire in maniera personale l’assetto dell’opera. E poi citiamo gli artisti internazionali come l’uruguaiano Diego Alexandre Asi, i venezuelani Arturo Millan e Yessica Andreina Zambrano Ramirez, la danese Ulla Pedersen, il catalano Francesc Bordas e Ellen Ross dalla Germania. Particolarmente interessante oltre che, a mio avviso, onorevole, risulta essere la presenza delle creazioni di un artista che ha generosamente scelto di creare e poi donare senza rivelarne l’identità, in assoluto anonimato.

Alcune delle opere in esposizione – Foto: Matilde Di Muro

È presente anche un’opera dell’artista argentina Rosalia Soneira, scomparsa nel 1994 e quindi ben prima della nascita del movimento Astractura. Come mai questo? La ragione, spiega il prof. Pinto, è nel fatto che “artista astracturista non lo si diventa ma lo si viene riconosciuto”. Potremmo riconoscere un artista astracturista tra i nostri progenitori, ai tempi del Neolitico e, allo stesso modo, in ogni epoca. Dunque questo, più che essere un movimento di arte contemporanea che ha preso consistenza 25 anni fa, è un movimento che si perde nella notte dei tempi ma che, allo stesso tempo, appartiene all’oggi e si proietta nel futuro grazie all’attività di artisti che operano in maniera del tutto preterintenzionale. È questo un tratto di assoluta originalità: un movimento che va oltre le dimensioni storiche-geografiche dell’umana esistenza con una straordinaria dilatazione del tempo e dello spazio. Ma Astratcura ha soprattutto una grande vocazione ecumenica. Esso si presenta, dando il titolo a questa esposizione, come “Astractura & Dintorni” in quanto intende non essere un movimento esclusivista ma piuttosto, come la definisce il suo fondatore, la “casa di tutti gli astrattismi”. Qualunque forma di astrattismo, che sia geometrico, lirico, costruttivista, progressivo, concretista, è sollecitata al dialogo in una dimensione di assoluta “inclusività”. Quest’accezione di natura ecumenica, nel senso universale del termine, si declina poi in una dimensione etica, ovvero intende dare testimonianza di come è possibile “andare incontro all’altro” cercando di capirne le ragioni, dialogare per vivere una consistenza di vita più razionale. L’arte dimostra come tutto ciò è possibile: la ragione deve avere la meglio sulla forza. In un momento storico-politico talmente delicato in cui le logiche terrificanti della guerra sembrano prendere il sopravvento, il movimento artistico di Astractura, con le sue opere astratte in dialogo tra loro, afferma con assoluta determinazione una presa di posizione chiara e precisa a favore della pace e del dialogo: diamo spazio alla forza della ragione e non alla ragione della forza.

4 pensiero su “L’astrattismo ecumenico di “Astractura & Dintorni” festeggia il suo primo quarto di secolo”
  1. Impossibile dire meglio di così, in modo completo pieno e convincente. Grazie Matilde, per avere capito Astractura e per aver scelto di farla capire. Grazie di cuore. Rosario Pinto

    1. Sono certo che questo articolo per la sua precisione storica e tecnica, che illustra e descrive con chiarezza il movimento verrà considerato un punto di riferimento per tutti.

  2. Un articolo circostanziato e le esaustivo sulle tante argomentazioni collegate al Movimento Astractura. I miei più fervidi complimenti alla sua autrice, Matilde Di Muro, cronista piena d’interesse e competenza.

  3. Grazie al Prof Rosario Pinto che spiega in modo dettagliato ed esauriente com’è nato il movimento,come si articola ,quale ne e’ lo scopo e gli artisti internazionali che ne fanno parte ;inoltre lascia libero arbitrio a tutti i protagonisti artisti astrattisti e non solo geometrici

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