Intervento di pulitura con laser – Foto (modificata) da comunicato stampa

Da venerdì 8 marzo, all’interno del Parco Archeologico di Pompei, è nuovamente visitabile il settore femminile delle Terme del Foro, nel quale i restauri, da poco conclusi, hanno riportato alla luce stupendi affreschi.

Storia e struttura di un balneum in pieno centro…

La vicenda archeologica di uno dei balnea più frequentati di Pompei risale agli anni ’20 dell’Ottocento: in un’area situata “di fronte al Tempio della Fortuna Augusta” e poco a nord della principale piazza dell’antica città romana, gli scavi borbonici portarono alla luce un complesso di circa 410 metri quadrati. Munito di tre accessi indipendenti, collocati su via del Foro, via delle Terme e vicolo delle Terme, l’edificio fu costruito poco dopo l’80 a.C. in seguito alla deduzione della Colonia Cornelia Venerea Pompeianorum da parte dei veterani del generale Silla, vincitore della guerra civile contro Gaio Mario. Da un’epigrafe scoperta nelle immediate vicinanze di uno degli ingressi si conoscono i nomi dei presunti committenti (il testo in questione parla genericamente di un monumento pubblico), ossia i duoviri aediles L. Nimaerius e C. Occius e il duoviro iure dicundo L. Caesius. Le Terme del Foro, rifornite da una condotta di epoca augustea allacciata all’acquedotto del Serino, erano suddivise in una pars maschile e una pars femminile. Entrambi i settori, riscaldati con il tipico sistema ad ipocausto, erano unificati dalla condivisione della fornace (praefurnium), dalla quale proveniva il vapore che veniva fatto confluire nelle intercapedini ricavate sotto i pavimenti e le pareti delle sale grazie a speciali dispositivi chiamati rispettivamente suspensurae e tegulae mammatae.

Nel percorso di accesso al settore femminile, attraverso il vestibolo, in cui erano stati ricavati sedili per gli inservienti dei clientes, si raggiunge l’apodyterium, ovvero lo spogliatoio, pavimentato con tessere bianche, al centro, e nere, lungo le bordature, nonché decorato sulle pareti con pannelli gialli e neri alternati. Adiacenti a questo ambiente sono il frigidarium, la sala del bagno freddo, e il tepidarium, la sala per il bagno tiepido. A concludere l’itinerario termale era il calidarium, la stanza per il bagno caldo, il cui pavimento, danneggiato da un terremoto nel 62 d.C. abbattutosi su tutta la Campania, era ancora in ristrutturazione al momento dell’eruzione vesuviana del 79 d.C. ed il cui labrum, il bacile marmoreo per le abluzioni, si è conservato solo nel suo piedistallo.

Tepidarium – Foto (modificata) da comunicato stampa

I restauri nel settore femminile ed i sorprendenti risultati

Il primo banale ma fondamentale intervento, propedeutico all’esecuzione stessa dei restauri, è consistito nella rimozione dei materiali archeologici qui depositati sin dagli inizi del ‘900 e recuperati da vari cantieri di scavo svolti nell’antica città. Una volta spostata questa mole di reperti (si va da una grande quantità di ossa ad oggetti di uso comune come bacili ed anfore), che nel corso del tempo ha contribuito a far cadere nell’oblio le decorazioni musive e pittoriche presenti, gli “addetti ai lavori” hanno operato nelle varie sale rispettando il principio del “minimo intervento”. Tale modus operandi, dunque, ha tenuto conto di esigenze prettamente conservative, mirando, laddove possibile, al mantenimento dello status quo relativo ai manufatti e soprattutto alle opere di valore artistico. Alla sostituzione delle coperture, alla rimozione della vegetazione infestante ed al trattamento delle fessurazioni delle volte i restauratori hanno associato il consolidamento delle tegulae mammatae e delle suspensurae mediante l’applicazione di puntelli in fibra di vetro e adesivo epossidico. Questo tipo di intervento si è reso necessario, in particolare, nel calidarium, dove tra l’altro è stata realizzata una passerella alla stessa quota del piano originario di calpestio. Inoltre, tenendo conto di alcuni aspetti problematici, come ad esempio la durezza e lo spessore delle concrezioni calcaree, si è deciso di ricorrere a varie tecniche, tra cui le puliture col laser, meno impattanti specialmente sulle pellicole pittoriche. In questo caso specifico, le operazioni sono state precedute da umidificazioni delle superfici e trattamenti con il micro-trapano.

Labrum calidarium – Foto (modificata) da comunicato stampa

In alcuni ambienti delle Terme, il distacco delle concrezioni calcaree si è rivelato particolarmente impegnativo. Il contesto più emblematico è stato quello del frigidarium, che ha restituito indubbiamente le scoperte più interessanti: dal fondo della vasca, infatti, sono venute alla luce tracce di finiture in fritta egizia verde, pigmento a base di silicati di rame e calcio. Sempre in questa sala, così come riscontrato anche sul labrum del calidarium, le puliture delle pareti hanno svelato zoccolature dipinte di verde acqua nonché interessanti e pregevoli temi da giardino su fondo giallo, come piante selvatiche ed uccelli. Anche dal tepidarium è riapparsa, seppur deteriorata, l’originaria decorazione di IV stile, databile intorno alla metà del I secolo d.C., con scomparti gialli e rossi, al centro delle murature, e finte architetture rosse su fondo bianco, nel registro superiore. A suscitare meraviglia, infine, è stata la scoperta di graffiti raffiguranti alcune imbarcazioni, una gallina ed un fallo, incisi dagli antichi clienti della struttura e dai visitatori del secolo scorso.

Dettaglio vasca frigidarium – Foto (modificata) da comunicato stampa

Le Terme del Foro di Pompei sono aperte tutti i giorni dalle 10,30 alle 14. L’accesso, a gruppi di 15 persone, prenotabile telefonicamente oppure online sul sito ticketone.it, prevede l’acquisto di un biglietto integrativo (tranne che per i bambini sotto i 6 anni ed i possessori dell’abbonamento MyPompei Card) e l’accompagnamento da parte del personale del Parco Archeologico.

Graffito raffigurante una gallinella – Foto (modificata) da comunicato stampa

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