Lastra con iscrizione del “Primo Sacerdote-uab di Sekhmet” Samtawy Tefnakhte – Calcare – Inizio epoca tolemaica (fine IV secolo a.C.) – Pompei, Tempio di Iside, pilastrino presso la scala della cella – Dalla mostra Alessandro e l’Oriente – Mann, 29 maggio – 29 agosto 2023 – Foto: Giorgio Manusakis
La cosiddetta “Stele di Napoli”, rinvenuta nel Tempio di Iside di Pompei nel 1765, in origine era la lastra dorsale di una statua di epoca tolemaica probabilmente deposta nel tempio del dio Heryshef a Eracleopoli (capitale del XX nomo dell’Alto Egitto), poi distaccata dalla scultura e importata in Italia in età romana per essere riutilizzata nell’arredo dell’Iseo pompeiano. La lastra reca venti linee orizzontali di geroglifici sormontate da un fregio con quattrodici figure che rendono omaggio ad una divinità a testa di ariete con corona atef. Il fregio è un rebus che cela la dedica del sacerdote e medico di corte Samtawy Tefnakhte a Heryshef, sua divinità patrona e il nome e i titoli del dio. L’iscrizione presenta i momenti salienti della vita e della carriera di Samtawy Tefnakhte, vissuto tra la fine della seconda dominazione persiana, la conquista dell’Egitto da parte di Alessandro Magno e l’avvento al trono egiziano di Tolomeo I. Forse deportato in Asia intorno al 343 a.C. quale membro della corporazione dei sacerdoti della dea Sekhmet e medico, egli si trova nel territorio dell’impero achemenide, presso la corte di Dario III, alla vigilia della conquista macedone (…) Sfuggirà all’offensiva macedone, sostenuta contro i Persiani dal dio Herishef, grazie al supporto del dio che, apparsogli in sogno, gli ordina di tornare in Egitto e ne guida il cammino per terra e per mare attraverso paesi stranieri, fino alla sua città d’origine, dove riprenderà il suo ruolo sacerdotale nel culto del dio. (fonte: didascalia mostra)