Museo di Capodimonte – Scalone interno – Foto: Giorgio Manusakis
Al termine di un lungo e meticoloso lavoro di allestimento diretto dall’allora Soprintendente alle Gallerie della Campania, Bruno Molajoli, il Museo Nazionale di Capodimonte fu aperto al pubblico il 5 maggio 1957.
Tra le istituzioni culturali più importanti della città di Napoli non si può non menzionare il Museo Nazionale di Capodimonte. La struttura in cui ha sede tuttora è una delle Regge costruite da Carlo di Borbone intorno alla metà del Settecento.
Una Reggia-Museo, concepita con questa duplice funzione sin dalla sua costruzione
Circondato da un ampio bosco, il palazzo fu progettato e costruito per custodire le opere della ricchissima Collezione Farnese. Carlo di Borbone, infatti, era figlio di Elisabetta, ultima discendente della nota famiglia romana la cui sconfinata raccolta iniziò a formarsi con Papa Paolo III.
Nel corso della storia un intrico di vicende determinò più volte lo spostamento di molte opere della Collezione Farnese da Capodimonte. Leggendo alcuni documenti, ad esempio, risulta che tra gli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso alcuni quadri della raccolta erano ancora custoditi nell’ex Palazzo dei Regi Studi, che corrisponde all’attuale sede del MANN (Museo Archeologico Nazionale di Napoli).
Il progetto di Bruno Molajoli, riassumibile nella celebre frase “Tre musei in uno”
Nel 1950, l’allora Soprintendente alle Gallerie della Campania, Bruno Molajoli, sfruttando la disponibilità di fondi della Cassa del Mezzogiorno, ebbe l’intuizione di progettare e collocare nella Reggia di Capodimonte un polo artistico di respiro internazionale.
In questa straordinaria avventura professionale Molajoli decise di circondarsi di persone altamente qualificate. Tra queste, Ferdinando Bologna, che lo aiutò nell’ordinamento generale del Museo; Oreste Ferrari, che provvide all’allestimento del medagliere; Raffaello Causa, preposto alla sezione sull’Ottocento, ed altri ancora.
Il lavoro, iniziato concretamente nel 1952, terminò il 5 maggio 1957, con una cerimonia presenziata dall’allora Presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi. Molajoli volle, poi, raccontare l’esperienza professionale svolta in un volume dal titolo Notizie su Capodimonte. Emblematica fu l’espressione “tre musei in uno” con cui il Soprintendente volle riassumere il nucleo essenziale del progetto di allestimento.
Come ancora oggi i visitatori possono notare, il Museo di Capodimonte venne strutturato in tre fondamentali sezioni. La prima è la Galleria Farnese, che si sviluppa per gran parte del primo piano insieme ad altri nuclei espositivi come l’Armeria e la Collezione Borgia. La seconda è rappresentata, al secondo piano della Reggia, dalla Galleria Napoletana, formata da numerosi dipinti provenienti da chiese del capoluogo campano, tra cui la bellissima e famosissima Flagellazione di Caravaggio, posta scenograficamente in fondo ad un lunghissimo corridoio. La terza, infine, è costituita dalla Galleria dell’Ottocento, a cui si sono aggiunte successivamente le collezioni di arte fotografica e contemporanea, quest’ultima impreziosita da opere realizzate da autori del calibro di Pistoletto, Alfano e Warhol.
Pietro Paolo Amalfitano (?), ‘Rotella con Orazio al Ponte’, ‘Caschetto all’eroica con la Giustizia di Traiano e Marco Curzio che si lancia nella voragine‘ – Inghilterra o Germania sec. XVII, ‘Elsa di spada da cavallo’ – Persia sec. XVII, ‘Lama di spada da cavallo‘ – Foto: Giorgio Manusakis