Santa Maria del Pozzo – Foto di Giorgio Manusakis

Recentemente restaurato, lo storico Complesso Monumentale di Santa Maria del Pozzo è ora interamente visitabile

Sotto il Vesuvio, precisamente a Somma Vesuviana, da secoli esiste un tesoro poco conosciuto dell’arte: il Complesso Monumentale di Santa Maria del Pozzo. Questo patrimonio del nostro territorio tra le sue mura custodisce circa duemila anni di storia: passeggiando all’interno del complesso si attraversa lo splendido chiostro cinquecentesco e, scendendo nei sotterranei, ci si ritrova nella chiesa angioina, ma arrivando al pozzo saremo di fronte ad una costruzione di epoca romana. Il nucleo più antico del complesso è la chiesa voluta dal re di Napoli, Roberto d’Angiò, il quale la fece edificare nel 1333 a ricordo del matrimonio tra la sua nipote ed erede, Giovanna I, ed Andrea d’Ungheria, figlio del re Carlo Umberto. Nel 1488 un’alluvione la danneggiò gravemente e solo all’inizio del 1500, per volontà di Giovanna III d’Aragona, fu costruito il complesso con una nuova chiesa (edificata sopra la vecchia e non in sostituzione della stessa) e annesso convento. L’intero complesso fu nuovamente ristrutturato e rimodernato dopo l’eruzione del Vesuvio, avvenuta nel maggio del 1737, così come riportano antiche testimonianze dei monaci che vissero tale evento.

Santa Maria del Pozzo, Affresco – Foto: Giorgio Manusakis

Non è chiaro il motivo dell’appellativo dato alla Madonna di questo complesso, in merito ci sono diverse ipotesi e tutte sono plausibili: potrebbe essere dovuto ad un pozzo nelle vicinanze, ad un affresco o ad un’antica raffigurazione della Madonna, ma anche al fatto che l’antica cappella fu interrata come un pozzo per sfuggire agli iconoclasti. Secondo altre ipotesi, invece, il nome sarebbe dovuto al ritrovamento dell’antica chiesa, che avvenne tramite una buca da cui si potevano ammirare gli affreschi della Madonna. Il cuore del complesso, la chiesa sotterranea, è anche l’elemento con più misteri e curiosità. Intanto a lei, e non alla chiesa superiore visibile dalla strada, è dovuto il nome del complesso.

Santa Maria del Pozzo, Affresco – Foto: Giorgio Manusakis

Ma la cosa più interessante è che, nonostante la sua costruzione, come abbiamo detto, sia stata voluta dal re Roberto d’Angiò nel 1333, sull’abside sono visibili alcuni affreschi bizantineggianti di epoca precedente; inoltre, la tradizione locale vuole che lì vi fosse un tempio dedicato a ‘Giove Summano’ trasformato in cappella all’inizio dell’era cristiana, come accaduto per moltissimi altri templi pagani. Tale ipotesi è rafforzata dalla presenza di due colonne monolitiche con capitelli corinzi posizionate a sostegno del portico della chiesa superiore, e non bisogna dimenticare che nella stessa località procedono ancora oggi gli scavi della presunta ‘Villa di Augusto’, quindi non si può escludere che provengano da quel sito o che risalgano alla stessa epoca. All’interno dello stesso complesso si trova anche il museo della civiltà contadina ‘Michele Russo’, una collezione privata di oltre 3200 utensili e attrezzature di uso domestico ancora perfettamente funzionanti, esposti nei cellai del convento e che possono essere visti attraverso dei percorsi pedagogici-didattici. Nel cortile esterno si trovano, a completamento dei percorsi, un orto, piccole stalle in legno e un antico fienile. All’interno del convento c’è anche un’interessante biblioteca che si compone di 684 volumi, editi tra il 1480 ed il 1779, provenienti da ogni parte d’Europa; i più preziosi sono custoditi presso il ‘I Circolo Didattico’, ma è anche la sala ad essere stimolante con la sua struttura cinquecentesca originale e la copertura in capriata lignea e coppi a doppia falda. E proprio nella biblioteca abbiamo intervistato il prof. Emanuele Coppola, direttore dei beni culturali del Complesso Monumentale di Santa Maria del Pozzo, il quale ci spiega brevemente, nel video che potete vedere cliccando sul link che segue, perché e come visitare il complesso. https://youtu.be/o9Qar3gAwWU

Santa Maria del Pozzo, Affresco – Foto: Giorgio Manusakis

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