Foto: Stefania Rega

L’arte di Tonino Guerra attraverso gli occhi di Anna Maria Geraci.

L’arte e la fama non sempre camminano insieme, talvolta la fama disdegna gli artisti e li raggiunge pigramente solo dopo la loro dipartita. Altre volte sono gli artisti a tenersi a distanza dalla rumorosa seppur attraente compagna di lavoro. Per indole, spesso. È il caso di Tonino Guerra, sceneggiatore e scrittore romagnolo morto nel 2012. In molti lo ricordano, o lo hanno conosciuto, più per uno spot pubblicitario del 2003 in cui da anziano baffuto ricordava al pubblico il profumo della vita. Ma prima di prestare il volto e la voce per quei pochi secondi di spot, Tonino Guerra aveva scritto soggetti e sceneggiature per decine di film, tra i più noti e importanti della seconda metà del Novecento. Da Amarcord di Fellini a Blow up di Antonioni, a Cristo si è fermato a Eboli di Francesco Rosi, senza disdegnare registi stranieri come Anghelopulos e Tarkovskij con i quali pure collaborò a lungo. Aveva pubblicato inoltre raccolte di poesie in vernacolo e romanzi in lingua e aveva lavorato per il teatro. Per più di mezzo secolo, Tonino Guerra era stato una fonte viva di poesia e umanità.

A ricordarci con convinzione e passione quale sia stata l’ampiezza e il valore del lungo percorso artistico di Tonino Guerra è arrivato da pochi mesi in libreria Mangiare una farfalla: cinema e poesia di Tonino Guerra. È un saggio corposo firmato da Anna Maria Geraci e pubblicato dall’editore Il Ponte Vecchio.

L’autrice è una giovane siciliana laureata in letteratura italiana, con la passione per il trekking e per la natura, che accarezzando il sogno di diventare una bibliotecaria nella sua Messina ha intrapreso la meritoria impresa di ricostruire passo dopo passo la carriera variegata e preziosa di un artista come Tonino Guerra. Geraci si muove partendo dalla passione, evidentemente figlia di una profonda consonanza emozionale con l’intellettuale romagnolo, ma procede con la razionalità.

Mangiare una farfalla è un saggio pensato e organizzato in maniera estremamente efficace. È diviso in 4 capitoli preceduti da una introduzione e seguiti da due appendici, una poesia dell’autrice dedicata a Tonino Guerra, le conclusioni e la postfazione, infine una ricchissima bibliografia e una altrettanto ricca sitografia. Tutti i titoli, quello del volume e dei quattro capitoli, fanno riferimento alle farfalle. Come ci spiega la Geraci nell’Introduzione, non solo la farfalla è simbolo di bellezza e libertà, due categorie ampiamente abitate dalla produzione di Tonino Guerra, ma è anche un omaggio a una delle liriche più toccanti che il poeta romagnolo abbia scritto: Contento, proprio contento/ sono stato molte volte nella vita / ma più di tutte quando / mi hanno liberato in Germania / che mi sono messo a guardare una farfalla / senza la voglia di mangiarla.

L’omaggio non è casuale. I pochi versi citati contengono in nuce molti degli aspetti della produzione poetica di Tonino Guerra: il dato autobiografico – in questo caso il riferimento è alla liberazione da un campo di concentramento tedesco dove fu imprigionato durante la seconda guerra mondiale – l’estrema semplicità del linguaggio e del contesto poetico, l’amore per la natura, l’espressione quasi giocosa del dolore.

Si diceva dell’organizzazione razionale del volume. Ognuno dei capitoli è diviso in tre paragrafi, dedicati all’approfondimento di un aspetto della produzione di Tonino Guerra. Il primo paragrafo del primo capitolo contiene – opportunamente – una dettagliatissima bio-bibliografia. Anna Maria Geraci non ha tralasciato nulla. Ha setacciato qualsiasi possibile fonte per raccogliere in quasi 70 pagine le notizie sulla vita del poeta a partire dagli anni giovanili della produzione poetica in dialetto al resoconto particolareggiato del suo incredibile contributo al cinema attraverso la collaborazione con i migliori registi del favoloso dopoguerra italiano: Antonioni, Fellini, Petri, Rosi, Monicelli, De Sica. Non viene tralasciata nemmeno la sua meno nota produzione narrativa che affianca la stagione poetica più matura, né vengono taciuti i documentari per la TV e i testi teatrali. Di più non si può chiedere a una bio-bibliografia. Ma è solo il primo paragrafo del primo capitolo. In quelli successivi il lettore potrà addentrarsi di volta in volta nella ricostruzione meticolosa del lavoro che Tonino Guerra fece insieme ad Antonioni e insieme al regista greco Anghelopulos. Oppure, potrà scoprire il suo rapporto con due poeti dialettali romagnoli che lo avevano ispirato e con i quali si misurava, Guerrini e Guareschi, e per l’occasione seguire un affascinante excursus sulla storia della poesia dialettale. Né si può tralasciare il capitolo dedicato all’influenza che su Guerra ebbe il teatro di Chechov o la poesia di Ezra Pound. Di ognuno dei grandi autori citati, la Geraci ripercorre in maniera piuttosto estesa anche la biografia e l’attività artistica, facendo dei rispettivi paragrafi delle piccole monografie che accendono una luce sulle influenze umane e culturali di Tonino Guerra.

Nella sua scrittura, l’autrice alterna citazioni dalle fonti più varie – interviste, testi, siti, opere di convegni – a opere poetiche integrali firmate da Tonino Guerra o da altri poeti, anche molto estese, ad analisi estremamente efficaci svolte con il linguaggio asciutto e preciso di chi ha pieno controllo della materia che sta esponendo: “Quest’ultima caratteristica [l’elusivo rapporto con il tempo e lo spazio], poi, ha degli aspetti che pongono i film di Antonioni e i romanzi di Guerra, e più in generale del periodo, su un medesimo terreno di infinitezza probabilistica e inconcludenza narrativa. L’inizio e la fine itineranti, prolungabili, creano le premesse per una concezione del tempo e dello spazio antinaturalistica, una realtà che segue l’interiorità, il flusso o i flussi di coscienza, e che si esprime soprattutto attraverso l’ellisse, il cui scopo non è omettere un fatto, ma piuttosto omettere di menzionarlo o lasciarlo intendere”.

Il lavoro di ricostruzione di Anna Maria Geraci restituisce la personalità di un intellettuale che è riuscito a dare un contributo personalissimo all’arte pur rimanendo appartato. L’autrice ha visitato i luoghi della Romagna in cui Tonino Guerra ha vissuto buona parte della sua vita, ha conosciuto le persone che gli erano state più care e vicine, e ha quindi potuto restituire al lettore una dimensione familiare e appartata piuttosto rara, ben consapevole che la provincia, con i suoi tempi e le sue tradizioni, è uno dei tratti fondamentali dell’artista Guerra, nonostante sia stato un uomo curioso delle novità e abbia viaggiato a lungo, da Mosca a Los Angeles.

A corredo di tante parole, fatti e citazioni, il libro si chiude con alcune foto del poeta significativamente private. Dell’uomo ormai anziano Anna Maria Geraci propone momenti privi di qualsiasi glamour, immagini semplici e schiette come era stato il poeta, all’interno di una dimensione tutta domestica e tranquillizzante. Tonino Guerra accanto ai suoi cani, le mani incerte che sfogliano libri, che tracciano disegni con un pennello. Il poeta era alla fine della sua strada, con lo sguardo stanco di chi aveva camminato tanto, ma sereno per la consapevolezza che nulla era stato vano.

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