‘Una nuvola come tappeto’, parte dell’allestimento – Foto (modificata) da comunicato stampa
È stata presentata in anteprima alla stampa, nella mattinata dello scorso venerdì 25 ottobre, al Museo del Tesoro di San Gennaro di Napoli la personale di Giulia Piscitelli, denominata Una Nuvola come tappeto. Le opere della mostra intendono valorizzare le grandi potenzialità dell’arte contemporanea nell’esprimere sentimenti religiosi e riflessioni di natura socio-politica.
Il Museo del Tesoro e l’arte contemporanea
La presentazione della mostra Una nuvola come tappeto, che richiama nel titolo un verso del salmo biblico 105, tradotto dallo scrittore Erri De Luca e utilizzato per un suo libro pubblicato nel 1991, è stata introdotta e presieduta dalla direttrice del Museo del Tesoro di San Gennaro, Francesca Ummarino, la quale ha rimarcato il grande interesse rivolto da sempre dalla Deputazione della Real Cappella verso l’arte contemporanea: “Domenichino e Ribera sono stati anch’essi artisti contemporanei della loro epoca. Il nostro lavoro, dunque, consiste anche nel portare avanti una tradizione fortemente voluta da coloro che gestiscono questo tesoro appartenente alla città di Napoli. In questi giorni – ha proseguito Ummarino – ci siamo confrontati con Giulia Piscitelli, siamo riusciti a creare un sodalizio con lei e a realizzare, insieme al critico d’arte Stefano Chiodi, una pubblicazione su questa mostra”. La direttrice ha poi rivolto un ringraziamento all’azienda D’Uva, la quale, rappresentata dal CEO Ilaria D’Uva, ha curato il catalogo della personale, e a Giangi Fonti, direttore della Galleria Fonti di Napoli, all’interno della quale ha avuto modo di conoscere l’artista partenopea.
Giangi Fonti, Stefano Chiodi, Giulia Piscitelli, Mons. De Gregorio, Riccardo Carafa, Ilaria D’Uva, Girolamo Carignani, Francesca Ummarino – Foto (modificata) da comunicato stampa
A prendere la parola, successivamente, è stata la stessa Giulia Piscitelli: “Quello del Tesoro di San Gennaro è un luogo di grande gioia ma al contempo di grande dolore in quanto la gente che lo visita chiede aiuto per sé stessa, per i propri parenti e persino per i propri defunti”. L’autrice, rinomata per le sue mostre allestite negli anni scorsi presso importanti istituzioni – dal Madre di Napoli al Kunstmuseum di Lucerna – ha messo in evidenza l’umiltà del suo approccio verso lo straordinario patrimonio artistico custodito in questo museo, affermando di esservisi addentrata, nel preparare il suo lavoro tra una sala e l’altra, quasi ‘in punta di piedi’.
La poetica di Piscitelli attraverso l’analisi di Stefano Chiodi
Il critico d’arte Stefano Chiodi, che ha fornito il suo prezioso contributo nella stesura del catalogo della mostra, ha svelato ai presenti gli aspetti più profondi della poetica di Piscitelli, sottolineandone la straordinaria capacità di trasformare in opere d’arte semplici oggetti e materiali, come nel caso dell’installazione Planeta: ”Si tratta di una pianeta, una veste che fa parte del cerimoniale cattolico dei sacerdoti ma che è stata realizzata nel tessuto kevlar, con cui si producono i giubbotti anti-proiettile. Ci sono diversi strati figurati in quest’opera di Giulia – ha evidenziato Chiodi- Anzitutto quello religioso, caratterizzato da una certa storicità in quanto risalente alle origini del cristianesimo. Poi c’è lo strato del materiale in sé, ultra resistente, moderno, tecnologicamente eccezionale e dotato di grande resistenza, con il quale viene appunto realizzato un oggetto che contiene il corpo umano e lo protegge. Infine, c’è lo strato della tragedia, in quanto non sappiamo se questo giubbotto sia servito per salvare una vita oppure sia stato gettato via da qualcuno che ha compiuto un atto illegale. Possiamo dire, però, che è un oggetto che contiene la storia di Napoli, meravigliosa e tragica allo stesso tempo”.
‘Planeta’ – Foto (modificata) da comunicato stampa
In merito ad un’altra delle opere presenti nella mostra, intitolata Naso, Chiodi ha evidenziato il suo legame con una leggenda che risale all’alto Medioevo: ”Un pirata saraceno, giunto al Santuario di San Gennaro a Pozzuoli, avrebbe staccato con un colpo di scimitarra il naso del busto raffigurante il vescovo martire. Nel corso del tempo, diversi artigiani avrebbero elaborato numerose ricostruzioni di questa parte del volto del santo ma nessuna di esse sarebbe mai risultata perfettamente aderente sul suo viso. Secondo la leggenda, però, un giorno, un pescatore puteolano ritrovò in mare il naso originario del busto. Una volta portato nel santuario, però, il pezzo stesso sarebbe volato via miracolosamente dalle sue mani per riattaccarsi così sulla scultura. Dunque, questo busto è un corpo risanato da un trauma, proprio come quello di Giulia. Anche lei – ha poi concluso Chiodi – ha subito anni fa, per via di un incidente, la rottura di questa parte del corpo. Una volta ricostruita, ha deciso di eseguirne un calco, che è stato usato come base per l’opera oggi presentata nella mostra”.
Il valore degli inginocchiatoi nelle parole di Monsignor De Gregorio
Monsignor Vincenzo De Gregorio, Abate della Real Cappella del Tesoro di San Gennaro, ha messo in evidenza il grande significato di un’altra importante sezione della personale di Piscitelli, rappresentata dalla serie di ventuno inginocchiatoi, ispirati nella forma ad un prototipo conservato nella Cattedrale di Napoli e rivestiti da tappeti ornati con le tipiche e vivaci decorazioni islamiche: “Tali opere, che costituiscono il filo conduttore della mostra, rimandano al gesto dell’inginocchiarsi, che nell’ambito della liturgia cristiana non è quello più importante, in quanto, subito dopo, nel corso della messa ci si rialza per recitare, ad esempio, il Padre Nostro. Dunque, inginocchiarsi costituisce per noi solo un inizio. D’altra parte, la figura più rappresentata nelle catacombe cristiane, a Roma e a Napoli, è quella dell’orante, che è sempre raffigurato in piedi”. L’Abate, in merito a questo specifico oggetto e arredo sacro, nel quale si identificano tra l’altro le tre grandi religioni monoteiste del mondo, ha posto dunque l’accento sul suo valore di premessa di un atto, come quello del “guardare direttamente negli occhi la divinità”, dal quale deriva la dignità di tutto ciò che può creare la mano degli artisti e di ogni uomo.
Uno degli inginocchiatoi – Foto: Angelo Zito
Le ambivalenti aureole sulle mappe
Al termine della presentazione, Piscitelli ha avuto modo di confrontarsi ulteriormente con i giornalisti e di illustrare da vicino dettagli e contenuti dei suoi lavori, tra i quali si annoverano, altresì, le singolari Aureole sulle mappe, da lei definite come “campi ecologici dell’animo”. Al di sopra di carte geografiche del mondo, sono collocati dischi in foglia oro, alludenti al simbolo che per antonomasia caratterizza i santi. Anche queste installazioni appaiono connotate da ambivalenze. Da una parte, infatti, si crea un suggestivo legame tra divino e umano, tra cielo e terra, ma dall’altra, essendo tali manufatti aurei, per la loro forma, simili a postazioni militari, si può intuire un riferimento alle situazioni di conflitto presenti nelle varie aree del pianeta.
Aureole sulle mappe – Foto: Angelo Zito
Una nuvola come tappeto, in conclusione, offre al pubblico la straordinaria opportunità di meditare sul valore eterno dell’arte e, richiamando una frase di Stefano Chiodi, di constatare la “cieca persistenza delle cose” ma allo stesso tempo l’”illusione della loro durata”. La personale di Giulia Piscitelli sarà visitabile nelle stupende sale del Museo del Tesoro di San Gennaro di Napoli tutti i giorni, dalle 9,30 alle 18, sino al 25 gennaio 2025.
‘Una nuvola come tappeto’, parte dell’allestimento – Foto (modificata) da comunicato stampa