La copertina del libro e un momento dell’evento – Foto: Giuseppe Schiattarella

Presentato nel suggestivo Acquedotto Augusteo del Serino l’ultimo libro dell’ex direttore del MANN.

Il 6 febbraio scorso Paolo Giulierini, ex direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, ha presentato il suo nuovo libro “L’Italia prima di Roma – sulle tracce degli antichi popoli Italici “ edito da Rizzoli, nel suggestivo sito archeologico dell’Acquedotto Augusteo del Serino, ubicato in via Arena alla sanità 5 al di sotto di Palazzo Peschici Maresca, gestito dalle associazioni culturali VerginiSanità e Calanapoli. È stata una presentazione affollata che ha visto la partecipazione dell’ex Presidente della Camera, Roberto Fico, di rappresentanti della giunta della 3^ Municipalità – Stella-San Carlo Arena –  e di docenti universitari.

L’autore ha spiegato le motivazioni che lo hanno portato a scrivere questo libro, ovvero per dare una risposta alla sua necessità di ribadire l’enorme ricchezza del nostro patrimonio in termini di diversità e di culture, e per ricordare che la nostra identità si fonda sulla sommatoria dei popoli che ci hanno preceduto e che hanno lasciato traccia nel nostro DNA e in molti dei nostri comportamenti. Celti, Veneti, Liguri, Etruschi, Sardi, Latini, Sanniti, Lucani, Piceni, Campani, Punici, Enotri, Siculi e molti altri hanno lasciato ovunque nella penisola tracce profonde, preziose per capire com’era l’Italia prima dell’avvento di Roma.   

Il testo, quindi, pur approfondendo il rapporto con il territorio, le modalità insediative, la religione, la lingua e la scrittura, senza tralasciare il fondamentale incontro con i Romani e quello che ne è seguito, non vuole essere un saggio sugli italici, ma piuttosto il tentativo di individuare gli elementi che possono essere da stimolo per conoscere il passato, partendo dal presente, cercando di dare anche la voce dei vinti per far comprendere quanta fruizione di queste culture ci sia ancora, oltre che nei musei, anche dietro cose banali o apparentemente strane.  

L’autore cita l’esempio dei nomi di diversi centri abitati o di alcuni animali totemici, come il picchio, il lupo o il delfino, che sono l’espressione dei caratteri propri dei diversi popoli italici, ma che oggi sono i simboli di squadre di calcio.

Le religioni, gli usi e i costumi degli antichi popoli italici si ritrovano, inoltre, in molti rituali e cerimonie che si vedono anche a Napoli e hanno fatto sì che esse si perpetuassero modificandosi nel tempo in superstizione come, probabilmente, il culto di Iside a Benevento che si è trasformato nel culto delle streghe.

Giulierini nel corso dell’incontro ha sottolineato, infine, come la stessa Europa stia tentando di recuperare quelle regioni culturali che vanno oltre le divisioni amministrative. A tal proposito evidenzia come la Costa Azzurra, francese, partecipi di continuo con la Liguria ed altre zone, a numerosi progetti culturali che vedono una omogeneità di contenuti, perché la strada da percorrere è quella della trasversalità culturale e non delle divisioni monolitiche collegate alla presunta appartenenza a una identità stretta e delimitata dai confini geografici di oggi. Le razze pure non esistono più anche a causa del sistematico sterminio e della deportazione dei popoli vinti fin dall’antichità e le città sono sempre più espressione di multietnicità, che è ricchezza dal punto di vista culturale che va recuperata.

L’Italia prima di Roma – sulle tracce degli antichi popoli Italici “ è un’opera di 252 pagine, storicamente rigorosa; non poteva essere diversamente viste le competenze dello scrittore, ma nel contempo è anche scorrevole, dal carattere divulgativo, destinata a stimolare nel lettore la curiosità nell’osservare le cose che lo circondano, certamente i reperti archeologici, ma anche le tradizioni etnografiche e persino le abitudini alimentari e culinarie.

La locandina dell’evento – Foto: Giuseppe Schiattarella

Paolo Giulierini, archeologo, si è laureato in Etruscologia e Antichità Italiche e si è specializzato in archeologia classica presso l’Università di Firenze, dove poi ha svolto anche attività didattica.

Dopo aver ricoperto varie cariche direttive in istituti culturali toscani, dal 1° ottobre 2015 è stato nominato direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN) dove è rimasto per 8 anni, sino al novembre del 2023.

Come direttore del MANN ha progettato e curato la riapertura delle sezioni Egizia, Epigrafica, Magna Grecia e Preistoria (quest’ultima nuovamente visitabile nel 2020).
Ha curato, tra l’altro, la stipula dei protocolli d’intesa con l’Ermitage di San Pietroburgo, il J.P. Getty di Los Angeles, il Parco Archeologico del Colosseo e la Regione Sicilia. Ha favorito una nuova comunicazione del brand museale, tramite la realizzazione del primo videogioco archeologico (“Father and son”) ed il programma universitario di disseminazione culturale “Obvia”.

Nel 2017, Art Tribune ha riconosciuto il MANN come miglior museo d’Italia per l’innovazione; nel 2018, sempre Art Tribune ha insignito Giulierini del titolo di miglior direttore d’Italia. I suoi progetti futuri in campo editoriale sono la pubblicazione di un libro per bambini e di un romanzo giallo.

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