Una delle opere di Salvador Torres e Enzo Trepiccione in esposizione al M.A.- Foto: Matilde Di Muro
Sul solco della grande tradizione delle gallerie d’arte indipendenti a Napoli.
Le gallerie d’arte nacquero sul finire del’500 per definire spazi adibiti all’esposizione di opere d’arte di vario genere, nel contesto delle residenze nobiliari, per dare prova di ricchezza e testimoniare uno status sociale privilegiato.
Successivamente alcune di queste si ingrandirono e divennero istituzioni che conservavano collezioni in maniera permanente, in pratica, veri e propri musei.
Le gallerie d’arte a carattere ‘privato’, invece, non esponevano, così come accade ancora oggi, una collezione stabile. Si diffusero a partire dall’era vittoriana con il diffondersi del collezionismo d’arte e con la crescita del numero di persone interessate a possedere oggetti di valore culturale ed estetico. Nel corso del XX secolo alcune gallerie assunsero, via via, carattere preminente al punto da diventare iconiche e influenzare enormemente la storia dell’arte contemporanea.
Parliamo di gallerie d’arte che diventano realtà ben consolidate, stimolano incontri e scambi tra artisti, incidono sulla produzione artistica dell’epoca e, in pratica, si sostituiscono in quella funzione di promozione dell’arte che un tempo era stata della Chiesa e dei committenti aristocratici.
Focalizziamo ora l’attenzione sul territorio partenopeo e sulla realtà delle gallerie d’arte indipendenti a Napoli.
Una delle opere di Salvador Torres e Enzo Trepiccione in esposizione al M.A.- Foto: Matilde Di Muro
La Campania è stata nei secoli, dal punto di vista culturale, una delle realtà italiane più interessanti e dinamiche all’interno dell’evoluzione dei linguaggi artistici tanto da favorire la nascita di nuovi talenti e nuove sensibilità.
In particolare nel secondo dopoguerra, Napoli fu protagonista di una specifica fioritura nell’ambito delle arti. Gli intellettuali e gli artisti, presi da un imperante bisogno di rinnovamento e cercando di superare il solco della tradizione, diedero vita ad alcune ‘esperienze’ interessanti, come quella del “Gruppo sud” che, puntando al rinnovamento dell’arte napoletana, seppe collocarsi come matrice per i movimenti futuri. Vi aderirono artisti come Renato Barisani, Raffaello Causa, Ezio De Felice, Renato De Fusco e Guido Tatafiore che, eterogenei per formazione ed estrazione sociale, erano soliti ritrovarsi in piccole gallerie private dove discutevano, si confrontavano ed esponevano le loro variegate proposte artistiche.
Una delle opere di Salvador Torres e Enzo Trepiccione in esposizione al M.A.- Foto: Matilde Di Muro
È facile, pertanto, intuire quanto il ruolo svolto dalle gallerie d’arte napoletane nel secondo dopoguerra sia stato fondamentale per spazzare via quelle reticenze che alimentavano ostinatamente la continuità con i gusti ottocenteschi. Sono state il luogo in cui contrastare l’ostilità del pubblico nei confronti dell’arte contemporanea e per lasciare entrare quanto di meglio proponeva la scena artistica internazionale. Ne citiamo alcuni esempi illustri come lo Studio Morra, le gallerie Rumma, Trisorio, San Rocco e, a partire dal 1965, la galleria indipendente Modern Art Agency fondata da Lucio Amelio.
Quest’ultima fu particolarmente incisiva, tanto da contribuire significativamente a rendere la città di Napoli uno degli epicentri, nazionali ed internazionali, della produzione d’arte e della riflessione critica.
Lucio Amelio ebbe un’attività intellettuale vivacissima che spaziava all’interno di vari interessi: fotografia, cinema, teatro, letteratura, musica. Seppe leggere i grandi drammi dell’epoca contemporanea contribuendo all’affermazione dell’Arte Povera e della Transavanguardia e diede ai giovani artisti napoletani la possibilità di entrare in contatto con giganti dell’arte contemporanea come Andy Warhol e Joseph Beuys.
Dunque si può ben comprendere come a Napoli l’arte contemporanea, figurativa e non, abbia avuto un felice percorso di esistenza: opere di artisti contemporanei e grandi firme dell’architettura mondiale hanno incominciato a convivere col territorio e si sono gradualmente integrate con gli edifici storici, con l’inconfondibile panorama, il grande patrimonio archeologico, la sontuosa veste barocca, sino ad entrare nella vita quotidiana delle persone attraverso le straordinarie stazioni della Metropolitana dette appunto Stazioni dell’Arte.
Attualmente Napoli vanta una delle reti museali più importanti d’Europa e il punto di riferimento d’eccellenza, come spazio espositivo dell’arte contemporanea, resta senza dubbio il museo Madre. Ma a vivacizzare la vita culturale della città contribuiscono significativamente numerose gallerie dedicate. Si tratta di spazi storici animati da galleristi con un’importante esperienza decennale, ma anche di nuove realtà fondate da neo-galleristi, tra i trenta e i cinquant’anni, che negli ultimi anni stanno scrivendo una storia importante dei linguaggi contemporanei. Si attuano nuove forme di collaborazione in spazi più fluidi, oltre a progetti che vedono la partecipazione attiva di artisti e pubblico e attraverso esperienze che non si fermano soltanto all’approccio mercantile dell’arte.
Nel 2016 la Regione Campania ha finanziato e promosso un’importante pubblicazione, a cura del Museo Madre e dello storico e critico d’arte contemporanea Prof. Vincenzo Trione, edizioni Electa: l’Atlante dell’Arte Contemporanea a Napoli e in Campania 1966-2016. Si tratta di un vero e proprio archivio che, per la prima volta, descrive dettagliatamente le innumerevoli esperienze artistiche che sono sorte in Campania ma che poi, in molti casi, si sono spinte anche a livello mondiale. Oltre a descrivere le dinamiche evolutive, a parlare di opere d’arte e artisti, si preoccupa anche di fornire un importante elenco delle istituzioni pubbliche, delle fondazioni e di tutte le gallerie, associazioni e spazi indipendenti che, a vario titolo, hanno supportato e interagito con questo vissuto artistico svoltosi nell’arco di cinquant’anni.
Tra le tante realtà espositive indicate in questo elenco, merita una citazione particolare la MA – Movimento Aperto, con sede in via Duomo 290, diretta dalla gallerista, filosofa, nonché artista essa stessa, Ilia Tufano.
Visitatori al M.A.- Foto: Matilde Di Muro
Una passione per arte e cultura che si è svelata in più di vent’anni di attività a partire dalla prima mostra, una collettiva di artisti risalente al dicembre 1999. Da allora almeno sei esposizioni l’anno oltre a dibattiti e conferenze sui più svariati temi collegati all’arte, ma anche seminari di filosofia e reading di poesia. Molti gli studiosi intervenuti come Vitaliano Corbi, Rosario Pinto, Giorgio Agnisola, Ugo Piscopo, Riccardo Notte, Dario Giugliano, Luigi Paolo Finizio e molti altri ancora.
Oltre cento gli artisti che hanno esposto in questi venti anni, senza contare le mostre collettive; impossibile citarli tutti, ma eccone alcuni: Rosa Panaro, Giuseppe Pirozzi, Carmine Di Ruggiero, Stelio Maria Martini, Bruno Starita, Gianni De Tora, Andrea Sparaco, Peppe Pappa, Enzo Pagano, Elio Alfano, Renato Barisani, Armando De Stefano, Marisa Ciardiello, Mario Persico. C’è stato anche lo spazio dedicato alla poesia visiva e alle opere di Angela Caporaso, Giorgio Moio e Alfonso Marino. Insomma, un elenco di artisti e cultori dell’arte che Ilia Tufano aggiorna continuamente perché, in questo spazio, tutti i suoi ospiti sono accolti come amici speciali. Ilia infatti considera questa sua pregevole attività come una “condivisione di emozioni con amici capaci di sognare”.
Una delle opere di Salvador Torres e Enzo Trepiccione in esposizione al M.A.- Foto: Matilde Di Muro
L’ultima esposizione, dal titolo Il segno e la narrazione, si è tenuta tra il 28 dicembre 2023 e il 25 gennaio 2024 e ha riguardato un lavoro artistico realizzato a ‘quattro mani’ da due artisti: lo spagnolo Salvador Torres e l’italiano, di origini casertane ma che in Spagna vive e lavora, Enzo Trepiccione. Come supporto artistico sono stati utilizzati stralci di vecchie carte geografiche che evocano un viaggio che ciascuno dei due artisti ha compiuto a modo proprio: Trepiccione attraverso il ‘segno’ fatto di figure stilizzate eseguite con una linea di contorno spessa, forte, immediata e veloce a memoria di un mondo simbolico tra realtà e immaginazione; Torres attraverso la ‘narrazione’ di corpi che, come manichini senz’anima, ci trasportano in un mondo surreale. Una vera e propria conversazione tra due artisti che integrano i loro linguaggi artistici in opere congiunte e, così facendo, inducono al personale coinvolgimento di chi guarda.
Una delle opere di Salvador Torres e Enzo Trepiccione in esposizione al M.A.- Foto: Matilde Di Muro
Lo scorso 26 gennaio, a chiusura di quest’esposizione, si è tenuto un reading di poesia curato da Achille Pignatelli, poeta e direttore della collana InPoesia della casa editrice Homo Scrivens. Hanno letto alcune loro composizioni Sabrina Cerino, Marina Del Naia, Annalisa Davide, Fabio Barissano, Mattia Tarantino e lo stesso Achille Pignatelli.
Segnaliamo il prossimo evento, che si aprirà il 13 febbraio e si terrà sino al 28 dello stesso mese, dal titolo Risvolti ed è una mostra di poesia visiva a cura di Carlo Bugli e Giorgio Moio. Insomma, al giorno d’oggi ci sono gallerie d’arte molto influenti che contribuiscono in maniera notevole a determinare l’andamento del mercato dell’arte e dei suoi protagonisti e ci sono, invece, gallerie che vivono unicamente per il piacere di promuovere e diffondere arte e cultura con uno sguardo che va oltre ogni possibile pragmatismo. Movimento Aperto è una di queste: l’arte come dinamismo culturale all’interno di uno spazio che accoglie un linguaggio libero.
Un momento del recente reading al M.A.- Foto: Matilde Di Muro
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