Trama
Un pilota, dopo essere precipitato con il suo aereo nel deserto, mentre cerca di ripararlo vede avvicinarsi un bambino che gli chiede il disegno di una pecora. Avendo smesso quand’era piccolo di esercitare quest’arte che era la sua grande passione, in quanto ritenuta poco utile dagli adulti, non riesce a riprodurre l’animale e così finisce col disegnare una scatola; chiede, quindi, al bambino di immaginare che la pecora sia all’interno del contenitore. Il disegno piace al bambino che, alla richiesta del pilota che gli chiede da dove viene, risponde che il suo luogo d’origine è un lontano asteroide, chiamato B-612, nel quale ci sono tre vulcani, di cui uno inattivo, e una rosa di cui si prende cura e per la quale ha sofferto, ma che ora, a causa della lontananza, scopre di amare. La pecora gli sarà utile proprio perché serve una creatura che si cibi di arbusti di baobab, che altrimenti invaderebbero il suo pianeta.
Nel suo viaggio, intrapreso per istruirsi, il piccolo principe fa la conoscenza di un vecchio re solitario che, pur essendo il solo abitante del suo asteroide, si compiace nel dare ordini e lo tratta da suddito. Un vanitoso che gode dell’altrui ammirazione, anche se non ha fatto nulla per meritarsela, lo accoglie nel secondo asteroide considerandolo un ammiratore. Nel terzo, c’è un ubriacone che beve per dimenticare la vergogna di bere. Perplesso, il piccolo principe va verso altri asteroidi, dove incontra prima un uomo d’affari che passa la vita a contar le stelle, considerandole di sua esclusiva proprietà, poi un uomo che spende ogni minuto delle sue giornate ad accendere e spegnere il lampione del suo pianeta; infine un vecchio geografo che non sa come è fatto il suo asteroide e consiglia al bambino di visitare la Terra. Giuntovi, il piccolo principe è sorpreso dalla grande quantità di uomini che lo abitano, dall’altezza delle cime, dalla piccolezza di un fiore. Quando vede un roseto si scopre ingannato dalla sua rosa, che gli ha fatto credere di essere la sola nell’intero universo. Compare una volpe che gli chiede di essere addomesticata, cosa che il piccolo accetta finendo col fare esperienza dell’amicizia.
Questo è il racconto del piccolo principe, ascoltato con piacere dal pilota che, nel frattempo, ha tentato invano di riparare l’aereo. Intanto l’acqua è finita, allora i due si avventurano nel deserto alla ricerca di un pozzo, che troveranno all’alba del giorno dopo. Il pilota torna a lavorare alla riparazione del velivolo fino a sera, quando torna al pozzo dal suo giovanissimo amico e lo sente parlare a un serpente a cui chiede di riportarlo a casa, sul suo pianeta. Al pilota, sinceramente dispiaciuto per quanto ha ascoltato, il bambino chiede di guardare le stelle nel cielo quando nei suoi ricordi lo cercherà. Morso alla caviglia dal serpente, il piccolo principe cade sulla sabbia. Il giorno dopo, risvegliatosi dal sonno, il pilota realizza che il piccolo principe non c’è più.
Perché leggerlo
Ricorre quest’anno l’ottantesimo anniversario dalla pubblicazione del libro più introspettivo di Antoine de Saint-Exupery, nobile scrittore e aviatore francese vissuto nella prima metà del Novecento.
La scrittura delicata e poetica, semplice eppure ricca di metafore che offrono infinite possibilità di interpretazione, rende il piccolo principe capace di lanciare messaggi sempre attuali, a differenza delle estemporanee e periodiche accuse di banalità o di successo indotto dall’omologazione culturale. Più che una favola per bambini è un racconto di formazione utile a grandi e piccini perché tutti noi, un giorno o l’altro, avvertiamo il desiderio di lasciare il nostro microcosmo, rassicurante ma pieno di solitudine, per soddisfare il bisogno di riempire di senso la vita. Anche se questo significa venire a contatto non solo con creature meravigliose ma anche con esseri spregevoli.
Ogni personaggio che il piccolo principe incontra, asteroide dopo asteroide, rappresenta un valore o un disvalore e ci fornisce uno spunto di riflessione sull’amicizia, sull’amore, sulla vanità, sul materialismo, sul senso di onnipotenza e superiorità, sul senso ultimo. Il piccolo principe ci invita a curare il bambino che sopravvive in noi e il mondo che ci è stato dato in eredità. Mette in risalto l’essenziale che rende leggera e gioiosa la vita: la relazione che crea esperienze che scaldano il cuore alleviando il dolore che la mancanza di qualcosa o qualcuno ci procura.
Dal 1943 il piccolo principe ci continua a ricordare che vivere vuol dire far prevalere su ogni delusione la voglia di riscatto e di bellezza, così da alimentare il desiderio di libertà che porterà lo scrittore-aviatore, padre e alter ego del piccolo principe, ad andare incontro al proprio destino volando nei cieli del secondo conflitto mondiale e ciascuno di noi a lottare per migliorare il mondo in cui vive.
[…] “Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.” (Antoine de Saint-Exupery – Il piccolo principe) […]