Trama

L’avvocato Guido Guerrieri, penalista di Bari, è un professionista maturo che, dopo anni di pratica forense, è riuscito a diventare il titolare di uno studio affermato. La professione è una parte importante della sua vita, soprattutto dopo la fine del matrimonio con Sara e della successiva relazione con Annapaola. All’orizzonte vede calare il buio della notte. Ora più che mai sa che il giorno in cui entrerà in un’aula di tribunale e non percepirà più una sensazione di sacralità e di reverenza verso la giustizia dovrà smettere di fare l’avvocato.

Intanto, un amico, titolare dell’Osteria del caffellatte, che frequenta regolarmente, gli chiede di difendere in giudizio una sua amica di lunga data, Elvira Castell, rea di aver ucciso Giovanni Petacci, il compagno della sorella gemella Elena, da poco morta suicida al termine di due anni di abusi. L’avvocato Guerrieri accetta, nonostante il caso gli sembri un ottimo processo per l’accusa e un incubo per la difesa. Da Elvira, una bella imprenditrice di quarantaquattro anni, divorziata, senza figli, viene a sapere che l’omicidio è avvenuto nella casa di proprietà di Elena, di cui è l’unica erede dato che neppure lei aveva avuto dei figli, nonostante da qualche tempo convivesse con Petacci. Elvira, che lo considera corresponsabile del gesto estremo della sorella, racconta di essere andata lì per chiedere a Petacci di lasciare l’appartamento, finendo poi per sparargli nel tentativo di difendersi da una sua aggressione. Dice anche di essere uscita dall’appartamento e di aver buttato in un cassonetto la pistola, che aveva ereditato dal padre dal quale aveva imparato a sparare.  

L’avvocato consiglia a Elvira di presentarsi in Questura, avvalendosi, almeno in un primo momento, della facoltà di non rispondere alle domande che gli inquirenti le porranno. Ma la presenza di due testimoni e la detenzione di una pistola dello stesso calibro di quella che ha ucciso Petacci, spinge il pubblico ministero a ottenere per Elvira dapprima la custodia cautelare e poi la disposizione del giudizio immediato. È accusata di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, l’anticamera dell’ergastolo. Per scongiurarlo, l’avvocato Guerrieri chiede l’aiuto di un ispettore, decano della Sezione omicidi della Squadra mobile, oltre che di un investigatore privato e di un professore associato di psichiatria forense. Mentre rimette insieme i cocci che ciascun professionista gli porta per comporre la strategia difensiva, basata sulla legittima difesa, l’avvocato Guerrieri si rende conto che nel processo, come nella vita, i pezzi vanno uniti senza nascondere ciò che li lega, perché la realtà non può essere celata e chi la vuol vedere, la trova. Anche se ciò che a tutti interessa, in fondo, è vincere e della verità e della giustizia importa poco.

Nonostante i traguardi professionali raggiunti, le speranze rivelatesi illusioni spingono l’avvocato Guerrieri ad andare da uno psicanalista per superare la rabbia e la paura scaturite dalle perdite, che segnano la vita tanto quanto lo scorrere del tempo. Alla fine di una lunga notte trascorsa insonne, l’incontro con una donna che lo riconosce, ricordandolo come una brava persona, segna l’alba che ridisegna un nuovo orizzonte.

Perché leggerlo

Nell’ultimo capitolo della saga letteraria incentrata sulle vicende dell’avvocato Giudo Guerrieri, la penna di Gianrico Carofiglio, noto scrittore con un passato di magistrato e senatore, si sofferma sulla marcata dicotomia tra una vita personale, segnata da rabbia, paure e altre fragilità, e un’immagine professionale, vincente e forte, della sua creatura letteraria.

Il punto di partenza è dato da un tema di stringente attualità, l’abuso sulle donne, un reato dal quale, a lungo andare, possono scaturire azioni violente e irreparabili come l’omicidio per vendetta o per legittima difesa. L’esperienza diretta in ambito legale e l’abilità narrativa di Carofiglio rendono molto scorrevole la lettura di questo giallo giudiziario introspettivo. È adatto anche a chi non ha familiarità col lessico giuridico o con le logiche del processo penale, perché lo scrittore spiega in modo chiaro e privo di pedanteria quali sono i passaggi che portano dalle indagini alla sentenza rivelando, di udienza in udienza, le ragioni delle mosse di accusa e difesa.

L’elegante stile narrativo amalgama piacevolmente la ricerca della verità processuale con pause che introducono alla ricerca del senso delle azioni proprie, spesso comparate con quelle degli altri, mentre sullo sfondo si intravede una società mutevole tanto quanto la vita, costellata di emozioni che facciamo naturalmente fatica a spiegare. Il ritmo narrativo rapido rende l’idea dello scorrere del tempo, di cui Guerrieri è consapevole tanto quanto lo è delle perdite e dei compromessi che tutti siamo chiamati a fare, prima o poi. Come una specie di catarsi, nel travaglio interiore dell’avvocato Guerrieri percepiamo l’irrequietezza che nasce dall’aver coscienza dei limiti, propri e della società in cui viviamo. Dall’esempio di Guerrieri siamo spronati a esplorare il lato oscuro della nostra personalità e a tenere sempre vivo in noi il desiderio di cercare sempre, nonostante tutto, la felicità, diritto e dovere di ogni uomo, consci del fatto che se vogliamo raggiungerla dobbiamo essere ed essere riconosciuti come persone per bene.

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