Trama

            A Zvi Luria, settantatreenne che da cinque anni è in pensione, viene diagnosticata un’atrofia del lobo frontale con probabile degenerazione neuronale, cioè la demenza senile. La diagnosi è inizialmente accolta con preoccupazione dal pensionato e da sua moglie Dina, una pediatra ancora molto impegnata professionalmente.

Anche se non esiste speranza di guarigione, i due non si lasciano andare a forme di autocommiserazione o di disperazione. La futura demenza si manifesta ancora sotto forma di disorientamento; quindi, con una giusta dose di ironia decidono di affrontare le inedite sfide del quotidiano, caratterizzate dalla confusione di nomi e persone. Con esercizi di memoria e una vita attiva Luria cerca di contrastare l’evidente decadimento cognitivo. È stato un ingegnere stradale a capo dei lavori pubblici dell’ente Percorsi di Israele e per quarant’anni ha progettato strade, autostrade e tunnel utili a permettere il passaggio di animali dal nord al sud del Paese. Durante una festa di pensionamento di un suo ex collega viene spronato da Dina ad aiutare Assael Maimoni, suo successore, a realizzare un misterioso progetto: la costruzione di una strada segreta per una stazione di radioascolto nel deserto. Il giovane ingegnere, che conosce bene Luria perché è figlio di un suo vecchio collega ora alle prese con un male incurabile, lo rassicura dicendogli che la demenza può dare vita a un’esperienza creativa e liberatoria, utile a realizzare il progetto. Convinto di poter diventare un ottimo assistente grazie all’esperienza pluridecennale e alla capacità di trovare soluzioni semplici ed economiche per risolvere problemi all’apparenza complicati, Luria accetta una collaborazione gratuita e part time.

Ma la vera sfida pian piano si palesa: Luria è il solo a poter convincere i rappresentanti del Ministero della Difesa a costruire nel parco nazionale del cratere Ramon un tunnel invece che una strada, la quale, se da un lato richiederebbe minori costi di costruzione e manutenzione, dall’altro lato implicherebbe la demolizione di una collina sulla quale sono nascosti alcuni rifugiati palestinesi, privi di identità perché in fuga dall’accusa di illegalità rivolta loro sia dagli abitanti del villaggio natìo sia dalle autorità israeliane. Dunque, il vero progetto segreto che rende necessario il tunnel non riguarda l’ambito militare ma quello umanitario.

Perché leggerlo

            Nato a Gerusalemme nel 1936 e morto a Tel Aviv nel 2022, Abraham Yehoshua, scrittore e attivista per la pace, ha attraversato tutta la storia dello Stato d’Israele, del quale ha narrato la società e la cultura. Nel 2018 ha dato alle stampe Il tunnel, un romanzo realistico attraverso il quale, con una scrittura semplice ma ricca di metafore, fornisce una chiave di lettura della complessa realtà del conflitto mediorientale e al tempo stesso dell’uomo contemporaneo.  

            Il tunnel è la metafora della malattia e della vita, due misteri inevitabili che vanno affrontati lottando con la forza che solo l’amore può generare. È il messaggio che emerge da questo libro che è dichiaratamente una meditazione sull’identità e sui gesti che vale la pena compiere prima di morire. Tutto questo rende l’opera dello scrittore israeliano Abraham Yehoshua meritevole di una lettura o rilettura, soprattutto in un momento storico in cui i tunnel non sono un luogo di salvezza ma, al contrario, sono un luogo di prigionia, tortura e morte all’interno di un conflitto che sembra allontanare irrimediabilmente due popoli, quello arabo e quello israeliano, “vicinissimi eppure distanti nel trovare un modo per esistere insieme”. L’invito è a non disperare, neanche quando si è nell’ora più buia. Quando la lucidità sembra irrimediabilmente compromessa, l’esperienza creativa può diventare liberatoria e portare alla salvezza.

In fondo, solo un uomo demente cercherebbe di convincere le autorità a finanziare un progetto che va oltre ogni logica economica e politica, avendo come fine ultimo e segreto la salvaguardia dell’esistenza umana. L’uomo che agisce con spirito costruttivo lotta per preservare la propria e l’altrui identità, essendo consapevole che la storia di ciascun uomo è segnata dal contesto storico, sociale e geopolitico in cui vive.

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