Foto: Giorgio Manusakis

Quando si parla di Jane Austen, non c’è nulla di più facile che associare la sua biografia a quella dei suoi personaggi. Da Ragione e sentimento, il suo romanzo di esordio pubblicato nel 1811, a Emma, l’ultima opera pubblicata prima della morte nel 1815, questa appartata scrittrice inglese ci racconta le vite di fanciulle della buona borghesia vittoriana, efficacemente protette da nuclei familiari estesi e radicati, nel momento in cui devono accedere alla fase adulta della loro vita attraverso un matrimonio che coniughi possibilmente l’amore con l’avanzamento sociale. Come la loro autrice, le eroine di Austen vivono in paesotti di periferia, consumano il tempo tra balli, pettegolezzi snocciolati davanti a tazze di tè e scottanti ma istruttive delusioni d’amore.

Jane Austen nacque, infatti, a Steventon, una cittadina nella regione dello Hampshire che oggi conta ben 250 abitanti. Era la penultima di otto figli e visse fino all’ultimo giorno con i suoi familiari, nello specifico insieme alla sorella Cassandra e alla madre. Per lei non arrivò mai l’uomo perfetto da sposare, l’amante e il mecenate di cui, invece, tracciò numerosi ritratti nei suoi romanzi. La sua esistenza trascorse tra poche attività mondane rilassanti e piuttosto vacue, dove l’eco della storia era muta, i problemi sociali lontani e le occasioni di relazioni extra familiari piuttosto rare.

Tuttavia, se una manciata di romanzi rende un’autrice oggetto di studi e adattamenti per ben due secoli è segno che dentro una cornice apparentemente semplice è raccolto un mondo profondo e significativo.

Prendiamo Orgoglio e pregiudizio, uno dei romanzi più noti della Austen. È la classica storia di un amore ostacolato: i due amanti, Elisabeth e Darcy, appartengono a ceti sociali diversi e la famiglia più ricca si mette, ovviamente, di traverso, una seconda donna insidia il cuore dell’uomo, il dialogo tra i due amanti inciampa in incomprensioni e cattiverie dette per dispetto. Ma ogni nodo alla fine magicamente si scioglie e nell’ultima pagina i due amanti perfetti, totalmente appagati del reciproco amore, convolano a giuste e felicissime nozze.

Foto: Stefania Rega/Giorgio Manusakis

Come ci ricorda un altro scrittore inglese, Paul Auster, le storie capitano solo a chi le sa raccontare. E Jane Austen era una che le storie le sapeva raccontare. L’amore ostacolato di Elisabeth e Darcy è solo il fil rouge di un romanzo che contiene, come un cesto di frutta, una ampia e gustosa serie di temi. Dal matrimonio, rappresentato nelle sue manifestazioni più svariate, all’appartenenza sociale, dall’amicizia al passaggio all’età adulta degli adolescenti, dal rapporto genitori-figli al rapporto sororale. E naturalmente l’infinita e mutevole sfaccettatura delle emozioni umane: amore, delusione, arrivismo, egoismo, cattiveria e generosità, e anche ingenuità e ipocrisia. L’abilità di Jane Austen sta, tra le altre cose, nel mescolare sapientemente tanti elementi diversi con equilibrio e intelligenza.

Il romanzo si apre presentandoci la famiglia Bennet, cinque figlie femmine e due genitori impegnati in un continuo, scoppiettante scontro verbale. Vivono a Longbourne, in campagna, e la loro vita sociale ruota in gran parte intorno al tè con i vicini e ai balli. Ed è proprio ad un ballo che prende il via l’azione del romanzo. Le sorelle Bennet vi fanno la conoscenza di due stranieri arrivati in paese tra mille squilli di trombe delle madri e delle figlie di tutto il vicinato: Mr Bingley e Mr Darcy. Jane Bennet, la maggiore delle sorelle, si innamora a prima vista di Mr Bingley dando l’avvio alla seconda storia d’amore del romanzo, anch’essa ostacolata e anch’essa alla fine vittoriosa. Mentre Elisabeth Bennet e Mr Darcy iniziano le loro schermaglie verbali e la lotta contro i reciproci pregiudizi: per lui Elisabeth appartiene a un ceto sociale troppo basso per conquistare la sua attenzione, per lei Darcy appartiene a un ceto sociale così alto da indurla a pensare che sia sicuramente una persona arrogante e presuntuosa. Il lieto fine arriverà dopo una discreta serie di eventi, tra cui proposte di matrimonio accettate e rifiutate, fughe d’amore, onore perso e riacquistato, smascheramento di personaggi falsi e diffamatori.

Jane Austen è annoverata tra le scrittrici romantiche della storia letteraria inglese anche se morì quando i grandi narratori romantici, Dickens, le sorelle Bronte e William Thackeray, non erano ancora nati o avevano solo pochi anni. La Austen seppe anticiparne alcuni tratti. La sua narrazione dell’amore, ad esempio, si accompagna costantemente alla descrizione delle stringenti strutture sociali in cui si muovono i personaggi e ad un fondo sostanzioso di realismo. È il mondo profondo e significativo di cui si diceva all’inizio. Leggere i romanzi di Austen significa entrare dentro le famiglie borghesi dell’Inghilterra vittoriana e sentirne la vita che pulsa. È solo un pezzo di quel mondo, è vero. Ma è un pezzo autentico e descritto con efficacia e leggerezza. È un po’ come guardare al passato con un binocolo, se ne vede solo la parte colta dalla lente. Anche questo è un motivo del successo durato due secoli di questa scrittrice. Il dato realistico, pur nell’atmosfera un po’ favolistica della storia, aggancia l’interesse del lettore e crea un ponte con il suo presente.

Ai lettori moderni non sfuggirà un altro elemento che sorprende in una scrittrice del suo tempo e della sua formazione: l’emancipazione femminile. L’eroina di Orgoglio e pregiudizio fa affermazioni tutt’altro che scontate per un’adolescente di inizio Ottocento. Quando la ricca e autoritaria zia di Darcy le intima di rinunciare al matrimonio con il nipote, destinato fin da bambino dalla madre e dalla stessa zia a sposare sua figlia, di pari rango sociale, Elisabeth le risponde così:

Se non ci sono altri ostacoli al mio matrimonio con vostro nipote, non sarà certo il pensiero che sua madre e sua zia desideravano ch’egli sposasse vostra figlia a trattenermi. Progettando questo matrimonio avete fatto quello che era in vostro potere di fare, ma concluderlo dipende da altri. Se Mr Darcy non è legato né dall’affetto né dall’onore a sua cugina, perché non potrebbe scegliere un’altra? E se quest’altra fossi io, perché non potrei accettarlo?

Come dire, il corpo è mio e lo gestisco io, anche se con qualche secolo di anticipo. Risulta piuttosto curioso che nei decenni successivi le eroine dei romanzi perderanno buona parte di questa energia e di questo piglio polemico. Ed è ancora più curioso pensare che queste righe sono state scritte da una donna vissuta nel XVIII secolo in un minuscolo paese della campagna inglese. Resta di Jane Austen un romanzo, Orgoglio e pregiudizio, che dopo due secoli è ancora una lettura piacevole e stimolante. I dialoghi spumeggianti tra i coniugi Bennet, i duelli verbali tra Elisabeth e Darcy e in generale la rapidità delle battute, l’ironia e anche l’eleganza del dettato della Austen creano pagine di innegabile valore letterario. E la perfezione della riproduzione di un’epoca aggiunge un sapore di testimonianza storica che non guasta, tutt’altro.

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