Il mosaico di Alessandro e Dario – Foto: Giorgio Manusakis

Oltre un milione di piccole tessere per un incredibile capolavoro

Parlare delle opere esposte al Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN) senza soffermarsi su questo capolavoro assoluto, che ritroviamo in tutti i documentari in cui si parla di Alessandro Magno (Alberto Angela iniziò la puntata di Ulisse dedicata al famoso condottiero, proprio presentando questo mosaico), sarebbe un’imperdonabile mancanza. Pensate che in un celebre film sul re macedone fu ricostruito e messo in scena.

Questa famosissima opera d’arte, conosciuta anche come Battaglia di Isso o il mosaico di Alessandro, è un’opera romana datata intorno al 100 a.C. emersa a Pompei il 24 ottobre 1831 nel corso degli scavi archeologici, in particolare quelli inerenti la famosa ‘Casa del Fauno’. La scena raffigura una battaglia tra Alessandro Magno, sulla sinistra del mosaico, e Dario III di Persia, sul carro a destra. Sebbene i due condottieri si fossero affrontati più volte, la teoria più accreditata afferma, sulla base della tradizione e di alcuni particolari, quali il capo nudo di Alessandro e le lance molto lunghe dei macedoni, che il mosaico raffiguri una scena della battaglia di Isso, che ebbe luogo nel 333 a.C.

Il mosaico, composto da circa un milione e mezzo di tessere policrome, è di dimensioni 582 x 313 cm; si ritiene sia stato commissionato da discendenti di Alessandro e sarebbe una copia di un dipinto greco realizzato da Filosseno di Eretria, anche se una teoria meno accreditata sostiene che possa essere un originale greco frutto dei saccheggiamenti romani in Grecia. L’opera è stata realizzata disponendo le tessere in modo asimmetrico e seguendo il contorno delle immagini, secondo una tecnica chiamata opus vermiculatum. Nel mosaico Alessandro è raffigurato con il suo inseparabile cavallo, Bucefalo, e sulla corazza è ben visibile la figura di Medusa, mentre Dario è sul carro ed è rappresentato con un’espressione impaurita, in atteggiamento di incitare i suoi soldati ad un ultimo assalto prima di darsi alla fuga. Oltre ai due condottieri, nell’opera è raffigurato anche il fratello di Dario III, Dario Oxyathres, il quale si pone a protezione del suo sovrano facendosi uccidere da una lancia macedone.

Mosaico di Alessandro e Dario, particolare di Alessandro Magno – Foto: Giorgio Manusakis

Non c’è da meravigliarsi se per raffigurare un mosaico tanto spettacolare sia stata scelta la figura di Alessandro Magno, perché, al di là dell’ipotesi che fosse un antenato di chi aveva commissionato l’opera, il grande condottiero è, tra i personaggi storici, quello che probabilmente più di altri ha acceso la fantasia di chi ne ha riportato le gesta, e ciò ha dato vita a numerosi miti attorno alla sua figura, spesso alimentati dallo stesso Alessandro o dai suoi seguaci. Difatti, il condottiero macedone divenne leggenda ancor prima di morire e già i suoi contemporanei narravano numerosa gesta ed eventi prodigiosi legati alla sua figura. Più tardi Strabone affermò: “tutti coloro che scrissero di Alessandro preferirono il meraviglioso al vero”. Già la sua nascita, avvenuta nel mese di luglio (non si conosce il giorno esatto) del 356 a.C. a Pella, capitale della Macedonia, è avvolta nel mito. Si narra, infatti, che Alessandro, per la storia figlio di Filippo II il macedone e di Olimpiade, principessa dell’Epiro, fosse in realtà figlio di Zeus, che avrebbe posseduto la madre sotto forma di serpente. Un mito, questo, che fu alimentato dalla madre Olimpiade dopo l’ascesa al trono del figlio e, successivamente, dallo stesso condottiero dopo la sua visita all’oracolo di Amon, come vedremo in seguito. Del resto la famiglia del padre, Filippo II, si riteneva discendente di Eracle, mentre quella della madre, Olimpiade, affermava di avere Achille tra i suoi antenati. Ma, a proposito della sua nascita, si raccontava anche che nel momento stesso in cui la madre, a Pella, stava dando alla luce Alessandro, ad Efeso (odierna Turchia) nel grandioso tempio di Artemide, considerato uno delle sette meraviglie del mondo antico e di cui abbiamo parlato nell’articolo dedicato alla splendida statua di Artemide Efesia (link), divampò un incendio che fu domato solo dopo molte difficoltà. Inoltre si narrava che, sempre il giorno della sua nascita, due aquile si posarono sul tetto della casa paterna preannunciando il suo dominio sull’Europa e sull’Asia, e che lo stesso giorno suo padre Filippo conseguì due vittorie, ovvero la guerra Illirica e una gara olimpica. È certa l’influenza che le presunte discendenze eroiche, soprattutto quella di Achille, ebbero su Alessandro, il quale più volte, e perfino nella morte (morì giovane dopo una vita gloriosa), dimostrò di identificarsi non solo con l’eroe omerico, ma anche con il figlio di Zeus e Alcmena, tant’è che tra le sue imprese viene narrata l’uccisione di un leone, impresa che avrebbe portato a termine da solo quando era ancora un ragazzo, proprio come Eracle. Ciò che, invece, è certo, è il forte legame che Alessandro aveva col suo leggendario cavallo, Bucefalo, che si sciolse solo con la morte dell’animale, avvenuta nel 326 a.C. durante la battaglia dell’Idaspe. Le fonti storiche sono abbastanza dettagliate nel narrare il rapporto tra Alessandro e il suo cavallo, e raccontano, tra storia e leggenda, che quando il macedone aveva dodici anni suo padre Filippo ebbe in regalo dal suo generale, Demarato di Corinto, un cavallo che il suo ufficiale pagò la considerevole cifra di tredici talenti. Filippo restò impressionato dall’indomabilità del cavallo, particolarmente ribelle e refrattario a farsi cavalcare, quindi intendeva rinunciare al regalo. Alessandro, però, notò che l’animale era così nervoso in quanto spaventato dalla sua stessa ombra, quindi gli andò accanto e, volgendogli la testa verso il sole, gli salì in groppa. Da allora Bucefalo non si fece mai più cavalcare da nessun altro eccetto Alessandro, o almeno così dice il mito. Il legame tra il condottiero e il suo destriero fu talmente profondo che quando, circa vent’anni dopo, Bucefalo morì, Alessandro in suo onore fondò la città di Alessandria Bucefala.

Mosaico di Alessandro e Dario, particolare di Dario III di Persia – Foto: Giorgio Manusakis

Un altro episodio celebre, legato ad Alessandro, tra mito e realtà, fu la visita che il condottiero macedone fece all’oracolo di Amon quando si trovò in Egitto. Il dio, per la mitologia egizia, era l’equivalente di Zeus per i greci ed aveva un celebre ed antichissimo oracolo presso l’oasi di Siwa. Sebbene per raggiungerlo dovesse intraprendere un viaggio rischioso ed estenuante lungo circa duecento miglia, Alessandro era determinato a raggiungere l’oracolo non solo per interpellarlo, ma anche perché due suoi celebri antenati mitici, Eracle e Perseo (anch’egli figlio di Zeus), avevano già fatto lo stesso cammino. Di questo suo viaggio si narrano episodi incredibili come, ad esempio, uno secondo il quale quando stava per sbagliare strada i corvi lo avvertissero gracchiando, o che i serpenti parlassero indicandogli la strada giusta. Di certo Alessandro raggiunse l’oracolo e lo interpellò. Sembra che la prima domanda che il condottiero pose al dio, fosse se erano ancora in vita coloro che avevano ucciso il padre, Filippo, e lì emerse la natura divina di Alessandro, in quanto l’oracolo rispose che Filippo non era suo padre perché lui era una divinità; Alessandro quindi riformulò la domanda chiedendo se erano in vita coloro che avevano ucciso Filippo e l’oracolo rispose di sì. La domanda successiva fu se sarebbe diventato signore degli uomini, il dio oracolare rispose di sì, ma secondo alcuni lo fece dicendo “paidios”, ovvero figlio di Zeus, anziché “paidion”, ovvero figlio, e questo rafforzò quanto raccontavano Alessandro e sua madre Olimpiade circa la natura divina del condottiero, il quale successivamente istituì anche un culto incentrato su di lui, sebbene non volle mai vantare la sua discendenza divina di fronte agli alleati. Secondo altre fonti, invece, Alessandro avrebbe chiesto all’oracolo quali divinità avrebbe dovuto ingraziarsi per continuare a vincere sui suoi rivali.

Da sempre la figura di Alessandro Magno ha ispirato, e continua ad ispirare, storie e leggende. Nei diari di viaggio del medioevo si citava una barriera leggendaria, chiamata ‘Le Porte di Alessandro’, che sarebbe stata costruita dal condottiero macedone per impedire l’accesso ai barbari del nord. Queste mura, chiamate anche ‘Porte del Caspio’, erano tradizionalmente collegate alla ‘Grande Muraglia di Gorgan’ (il serpente rosso) sulla sponda sud-orientale del Caspio, ma, storicamente, sono state edificate molti secoli dopo la morte di Alessandro. Altri ritengono che ‘Le Porte di Alessandro’ siano da identificarsi con il passo di Derbent, oggi in Russia, oppure con il passo di Darial, ad ovest del Mar Caspio; ma il mito, si sa, non rispetta le leggi della fisica e del tempo.

Nel prossimo articolo dedicato ai capolavori esposti al MANN, parleremo di quello che è probabilmente il più importante cammeo dell’antichità: la Tazza Farnese.

Per chi volesse approfondire il tema e vedere molte altre foto e riprese dei dettagli di questo e di tanti altri capolavori esposti al MANN, i link di riferimento sono i seguenti:

www.miti3000.it

https://www.facebook.com/MUSEOMANN/

Mosaico di Alessandro e Dario, il dipinto – Foto: Giorgio Manusakis

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