Cappella della Madonna dell’Archetto, Roma – La cupola affrescata da Brumidi – Foto: Stefania Rega

La cappella della Madonna dell’Archetto di Roma

Una delle caratteristiche più affascinanti della città di Roma è la messe di antiche leggende, storie e favole all’origine dei monumenti che ancora oggi visitiamo e ammiriamo. Ad esempio, il miracolo della nevicata sul colle dell’Esquilino del 5 agosto 358 per il quale fu costruita la Basilica di Santa Maria Maggiore.

In epoca più recente, invece, il pianto della Vergine Causa Nostrae Laetitiae, un dipinto ad olio su pietra maiolicata, ha avuto il potere di far sorgere una chiesa. Il bel ritratto del volto di Maria giovinetta, realizzato dal pittore Domenico Muratori, fu collocato sotto un archetto che univa due palazzi. Un giorno il volto della Vergine si animò. Secondo la testimonianza di diversi passanti, Maria girò lo sguardo e pianse. Era il 9 luglio 1796, le bellicose truppe di Napoleone minacciavano di invadere lo Stato Pontificio e l’evento fu interpretato come l’espressione del dolore della Vergine per il pericolo imminente. Subito, molti fedeli presero ad affollare la stradina con la Vergine nell’archetto e a lasciare una gran quantità di ex voto, tanto che l’immagine fu spostata in una edicola appositamente realizzata e i due ingressi al vicolo in cui si trovava vennero chiusi da altrettanti cancelli.

Per rispetto del miracolo e per garantire la conservazione del dipinto, nel 1851 il marchese Alessandro Savorelli Muti Papazzurri, proprietario del palazzo adiacente all’edicola con il ritratto miracoloso, incaricò l’architetto Virginio Vespignani di costruire una cappella degna dell’opera prodigiosa.

L’architetto la progettò in modo che occupasse per intero uno degli accessi al vicolo, mentre l’altro rimase protetto dal cancello. Per la sua opera, adottò lo stile più in voga in quella seconda metà del XIX secolo e realizzò uno dei più brillanti esempi di cappella neorinascimentale: la Cappella della Vergine Causa Nostrae Laetitiae, più comunemente nota come Cappella della Madonna dell’Archetto.

Il vicolo di accesso alla Chiesa della Vergine dell’Archetto, Roma – Foto: Stefania Rega

Oggi questa deliziosa chiesetta vanta due primati: è l’unica chiesa che chiude il vicolo attraverso il quale vi si accede ed è la più piccola di Roma.

Si trova in zona centralissima, tra la arcinota Piazza Venezia e il Quirinale. Individuare il vicoletto non è impresa da poco perché si viene facilmente fuorviati dal cancelletto nero che ancora lo delimita. All’apparenza, infatti, è una comunissima inferriata messa a protezione dello spazio esterno di una abitazione. Viene aperto solo dalle 18 alle 19, cioè durante gli uffici religiosi. Per il resto è chiuso. Bisogna orientarsi tra le scritte sui muri, le buche nella pavimentazione stradale, le frotte di turisti e le auto che procedono a passo d’uomo, quindi spingere lo sguardo oltre le sbarre e fino in fondo al piccolo vicolo, largo poco più di metro e lungo circa quattro. In questo caso, si scorge un altro cancello, anche questo dall’aspetto ordinario. Ma una volta varcato si accede alla meraviglia di un ambiente ristrettissimo, si potrebbe dire intimo, e di una bellezza disarmante. Il visitatore viene accolto da un’alternanza elegante e misurata di oro e gessi, di linee curve e dritte sapientemente articolate, di marmi bianchi e policromi. E poi luci sommesse – solo artificiali perché la luce del sole non ha modo di entrare – ma sufficienti per ammirare il lavoro degli artisti.

Cappella della Madonna dell’Archetto, Roma – La navata – Foto: Stefania Rega

L’interno è a navata unica, e non potrebbe essere altrimenti, coperta da volta a botte. Il presbiterio è sormontato da una splendida cupola riccamente decorata con dipinti murali ad affresco eseguiti da Costantino Brumidi che raffigurano l’Immacolata Concezione tra angeli e le Allegorie delle virtù di Maria Vergine: Prudenza, Sapienza, Forza e Innocenza. Il minuscolo altare è un profluvio d’oro che fa risplendere e protegge la Madonna dell’Archetto su pietra maiolicata di Domenico Muratori, l’opera all’origine della nostra storia.

Nel piccolo ambiente si possono fare pochi passi. I fedeli hanno a disposizione solo due file di sedie per sedersi, una lungo la parete di destra e una lungo la parete di sinistra: in tutto sono una decina di posti. Le ridotte dimensioni, tuttavia, lungi dall’essere un limite di questo appartato ma centralissimo luogo di culto, favoriscono il raccoglimento e la riflessione. Attività non sempre contemplate nelle chiese, o comunque messe in second’ordine dai visitatori rispetto all’interesse per le opere d’arte sotto mano. In questo caso, la contemplazione di manufatti artistici concilia e sommessamente accompagna la contemplazione mistica.

Cappella della Madonna dell’Archetto, Roma – Il presbiterio – Foto: Stefania Rega

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