Una delle opere in esposizione – Foto: Paola Germana Martusciello

Inaugurata a Napoli la mostra dedicata alle opere di Sergio Fermariello, visitabile presso la galleria di Laura Trisorio in via Riviera di Chiaia 215 fino al 15 giugno.

Sergio Fermariello: un artista di rilievo internazionale nello scenario dell’arte contemporanea la cui carriera è costellata di riconoscimenti della critica. Sin dall’inizio del suo percorso artistico espone in spazi pubblici e privati di grande importanza in Italia e all’estero, come l’International Kunstausstellung di Berlino, il Musèe de l’Abbaye Sainte-Croix di Les Sables-d’Olonne e il museo MAC di Niteroi in Brasile. La sua brillante carriera è segnata dal premio internazionale Saatchi & Saatchi per giovani artisti (1989), infatti è da questo momento che inizia l’ascesa al successo: espone alla galleria di Lucio Amelio ed entra a far parte della collezione Terrae Motus. Si aggiungono, successivamente, altri impegni ad eventi e partecipazioni a mostre internazionali come Metropolis, al Martin Gropius Bau di Berlino. Nel 1992 espone alla galleria Yvon Lambert a Parigi e alla III Biennale di Istanbul mentre, nel 1993, è presente alla 45esima Biennale di Venezia. Nel 2004 ha esibito, al Pier 17 di New York, l’installazione itinerante “Avviso ai naviganti”. Fermariello è un artista molto sensibile anche alle tematiche dell’ambiente, come dimostra un’opera che celebra, sul Litorale Domizio, La Terra di Nessuno. Nella città di Napoli ritroviamo esposte, sul territorio urbano, numerose sue opere, come nella stazione Quattro Giornate della metropolitana e all’aeroporto di Capodichino, mentre a Milano ne è visibile una presso la sede dell’Università Bocconi.

Una delle opere in esposizione – Foto: Paola Germana Martusciello

Nella galleria di Laura Trisorio, Fermariello, invece, aggiunge qualcosa di nuovo nei suoi quadri: attivando una maggiore libertà formale, propone dipinti che rivelano il suo seducente stile semantico/linguistico, dove le forme si identificano con eleganti segni grafici, decodificatori simbolici di ancestrali memorie. L’esposizione ripercorre alcuni momenti della intensa attività dell’artista attraverso una selezione di opere. Questi manufatti si inseriscono con un gusto di vivacità ed eleganza negli spazi della galleria Trisorio, generando impatti visivi di grande attrazione. Infatti, nei colori saturi come il blu cobalto delle profondità marine del Mediterraneo e nei caldi gialli dell’arancio solare e del tufo, si sprigionano, man mano che lo sguardo scivola sulle superfici, una varietà di flussi energetici captanti, in cui l’osservatore si lascia guidare per riflettere. Il fruitore, infatti, si sofferma in queste visioni con una sorta di atteggiamento meditativo per accogliere, in spazi interiori, le urgenze che producono le tracce subliminali che si riconoscono in quelle strutture di segni linguistici.

Una delle opere in esposizione – Foto: Paola Germana Martusciello

Le opere di Fermariello si offrono allo sguardo così, come narrazioni continue, dialoganti tra il tempo e lo spazio, per cui non possono essere contenute nei loro supporti di acciaio e tela. Infatti, le stesure acriliche proseguono idealmente nelle spazialità confinanti, non si arrestano negli spazi limitativi delle strutture, proprio perché devono indicare riferimenti al tempo vissuto come spazio. Lo scudo, la lancia, il labirinto, il cavallo popolano le opere dell’autore, sono elementi che prendono la valenza di forme vive; non possono, dunque, essere stanziali, ma sono strutture mobili e, grazie ai passaggi di luce, si costituiscono come forme migranti verso direzioni “altre”. I “morfemi” di questo linguaggio, interamente strutturato su segni derivanti dalle caverne della preistoria, si identificano in strutture coloristiche di segno totemico che muovono dal basso, come forze ctonie, e si ergono verso l’alto, grazie a forti spinte, per inseguire i reconditi significati dell’esistenza. Queste forme, il cui segno grafico è semplicemente esibito, catturano il tempo e la nuda memoria di antiche verità che sono state sepolte da strati millenari di memorie collettive. D’altra parte il riferimento al mito, all’Odissea, all’eroe greco, alle divinità simboliche che costellano il nostro immaginario collettivo diventano, in questa logica artistica, tutt’uno con la storicità del “Sé”, avvolto da cifre stilistiche predisposte e progettate per quello che si è immaginato. Nella loro molteplicità visiva i dipinti diventano descrizioni di quei segni che Fermariello coltiva, come lui stesso afferma, silenziosamente nel suo giardino zen, in cui percorsi inconsci gestiscono le ombre della storia collettiva.

Una delle opere in esposizione – Foto: Paola Germana Martusciello

Dunque tracce assolute, citazioni di quanto è stato perseguito ma non ottenuto dalla tensione occidentale del pensiero della conoscenza. Il progetto artistico dell’artista si sintetizza nella esigenza di voler riconoscere e percorrere un itinerario che si sviluppa intorno a “significati enigmatici”, presente da millenni nelle curve del pensiero di tutti gli uomini ma, soprattutto, nello sguardo di chi sa cogliere oltre. La questione si districa sulla scelta di approdi provvisori, il cui viaggio comincia a ripartire da quella ri/significazione del mito. Una serie di opere di varie dimensioni, il cui valore intrinseco non può certamente sfuggire al significato appena celato degli apparati linguistici rappresentati; i segni sono valenze di strutture semantiche, morfemi che hanno il compito di condurre il guerriero nel labirinto dell’esistenza per poter entrare e per uscire, rappresentando il tempo nei suoi valori assoluti, nello stesso attimo della nostra percezione.

Una delle opere in esposizione – Foto: Paola Germana Martusciello

Raccontare l’arte di Sergio Fermariello non può e non deve essere la ricerca del significato emotivo, oppure grafico, in bilico tra immagine e scrittura, racchiuso nel suo guerriero che si ripete impulsivamente in sequenze che volgono anche all’infinito. Infatti, durante un gradevole incontro nell’atelier dell’artista si è discusso della sua indagine speculativa ponendo l’attenzione proprio sul significato dell’essere umano, dal quale estrapola due aspetti: uno prettamente connesso con l’essenza spirituale, l’altro, invece, legato al mondo minerale. Secondo questa digressione filosofica, Fermariello sostiene che l’uomo non può lasciare le proprie armi, cioè il suo bagaglio culturale, per essere nel mondo: per questo afferma: “ho riscoperto il motivo della rappresentazione dei miei guerrieri raffigurati sempre armati, ho intuito che la lancia corrisponde alla lettera ‘I’, lo scudo alla lettera ‘O’ e, insieme, formano una particella, ‘IO’, che nella storia della psicanalisi è la parte più profonda di ogni essere umano”. Il guerriero, quindi, sarà la cifra stilistica del suo linguaggio arcaico e raffigura un “Sé” sempre modificato perché è in lotta perenne con la legge degli opposti, i quali ordinano l’esistenza. Il guerriero combatte con forza le stesse forme artistiche prive di ogni significato, e pure si scontra con le forme/pensiero che, imperterrite, regnano nei modelli delle tecnologie, del capitalismo, del consumismo, tutti aspetti rappresentativi dei flussi identificativi dell’ordinario. Il combattente di Fermariello, dunque, insegue se stesso: egli entra ed esce dai labirinti segnici colorati, ed è proprio dietro quelle griglie di colori saturi che si ri/costruisce, si ri/determina con il suo vero “IO” per descrivere la storia dell’uomo contemporaneo con l’aiuto di simboli linguistici di verità antiche, segrete, sepolte da strati millenari di memorie collettive.

Una delle opere in esposizione – Foto: Paola Germana Martusciello

Questo prezioso sistema grafico/linguistico riscrive la storia utilizzando fonemi (segni) disposti in sequenze. Un progetto artistico affascinante, che attraverso la ricerca di tracce di epoche remote, ma non lontane, manipolate, ma non alienate dall’immaginario comune, cambia il ruolo dell’artista, il quale diventa lo strumento consapevole in grado di inseguire il significato del segno, entrare nel suo “flusso” di coscienza. Attraverso questo luogo, in cui i segni arcaici assumono il lavoro di “fonemi”, si struttura un linguaggio misterioso che ha il potere di sollevare la polvere del tempo, sotto la quale l’artista deve mettersi al riparo dalle successive e continue mutazioni. Per Fermariello l’artista assume un ruolo quasi sacerdotale, egli può, infatti, purificare il mondo, può rimarginare le ferite delle guerre, saldare le culture dei popoli, può essere un pensiero curativo per sfuggire alle alienazioni della società contemporanea. La sfida del guerriero, accompagnato spesso dal suo cavallo (elemento naturalmente animale, presente nell’essere umano), diventa un topos linguistico, in cui si evidenzia la bellezza di un traguardo utopico che non ha temporalità, ma assume in sé l’energia del flusso delle memorie segniche, le quali attraverseranno tutti i tempi futuri, diventandone archetipi universali.

Paola Germana Martusciello.

Una delle opere in esposizione – Foto: Paola Germana Martusciello

Di admin

25 pensiero su “Sergio Fermariello: nel segno del guerriero”
  1. Belle queste opere che pur usando linguaggi figurativi moderni richiamano immagini e personaggi del mondo classico, unendo passato e presente.

  2. Uno sguardo critico alle opere dell’artista che contribuisce alla loro comprensione e fascinazione

  3. Un articolo su Fermariello si legge con molto interesse, un artista che ha lasciato il suo segno sulla nostra città con tante opere che raccontano del viaggio che il nostro Se da secoli. Complimenti alla dottoressa Martusciello

    1. Antico e contemporaneo si fondono, l’individuo e gli altri procedono a tratti all’unisono. Più che comprenderne l’opera, l’arte del maestro Fermariello va colta e fruita a seconda del singolo sentire. Ma di certo la critica estetica ci guida per mano a superare la prima intuizione per comprendere appieno l’opera del nostro autore.
      Grazie Paola Germana Martusciello

    2. Affascinante arte contemporanea del bravissimo Fermariello illustrata in maniera profonda da Paola Martusciello

  4. Approfondita analisi critica e storica dell’autrice del testo che riesce a scavare nel retroterra culturale del noto artista Napoletano, di levatura mondiale, e nei significati più reconditi e analitici dei suoi ormai famosi “guerrieri”.

    1. Anche non conoscendo l’artista Fermariello e non avendo avuto la possibilità di vedere dal vivo le sue opere, l’articolo della dottoressa Martusciello e unitamente le foto
      mi hanno aiutato nel passaggio dal livello emotivo al linguaggio visivo.
      Il coinvolgente percorso storico e culturale così ben descritto nell’articolo nel finale sono state impreziosite dalla digressione filosofica in cui si sostiene che “l’uomo non può lasciare le proprie armi, cioè il suo bagaglio culturale, per essere nel mondo”.

  5. Interessante e attento articolo di Paola Martusciello sull’artista Sergio Fermariello scritto in occasione della recente mostra presso la galleria di Laura Trisorio. L’attuale evoluzione artistica si palesa nelle opere che hanno memorie e discendenza dall’astrattismo al gruppo di Como, da Capogrossi fino a Carla Accardi cioè in una cultura del segno e del colore in cui esprime il proprio spazio interiore.

    1. Leggere di arte contemporanea mi è sempre piaciuto, ma apprendere di questo alfabeto linguistico nelle opere di un artista è davvero emozionante! Articolo stimolante e ben disquisito

  6. Molto interessante l’articolo. SI legge e si segue molto volentieri l’excursus storico e culturale di questo artista e si guardano con attenzione le sue opere descritte in modo veramente mirabile

  7. Un articolo su Fermariello si legge con molto interesse, un artista che ha lasciato il suo segno sulla nostra città con tante opere che raccontano del viaggio che il nostro Se percorre da secoli

  8. Non si può guardare al futuro senza dare uno sguardo al passato. Meravigliosa analisi della brava Paola.

    1. Non conoscevo questo artista e pur non amando molto l’arte moderna mi ha colpito molto il suo modo di dipingere, saranno i colori accesi, le linee semplici ma i suoi dipinti mi hanno catturato, forse perché fotografati ad arte. Complimenti a tutti.

  9. Brava, anzi bravissima, la dottoressa Paola G. Martusciello, ogni suo articolo tradisce una ricerca del bello e dell’armonia in tutto ciò che osserva e le si presenta e che, con un linguaggio sia pur forbito, ma di magistrale destrezza sintattica, non solo penetra, ed esprime nel profondo, quel che in modo subliminale giunge al fruitore, ma lo rende e lo trasmette assolutamente chiaro ed intellegibile, tanto da fondere in uno ciò che l’autore/artista esprime, attraverso le sue opere, e ciò che l’osservatore capta, non già in chiaro manifesto ma direttamente nel suo inconscio (così come…”egli entra ed esce nei labirinti segnici colorati”…). E, come sempre, le sue belle foto rendono completo ed esaustivo il suo magico articolato racconto.

  10. L’arre contemporanea mi affascina molto.
    Articolo interessante e foto profonde.
    Sinceri complimenti alla dottoressa Paola Martusciello

  11. Articolo molto interessante e esaustivo,
    Opere bellissime con i loro colori intesi ed espressivi, complimenti all’autrice Dottoressa Paola G. Martusciello

  12. Non conoscevo le opere di Fermariello, ho letto con piacere l’articolo che mi ha introdotto alla comprensione di questo artista. La lettura dell’ articolo scorre piana e suscita interesse, le foto sono il giusto corredo. Bravissima l’articolista capace rendere comprensibile la “realtà poetica” non facile dell’ artista.

  13. Devo dire che grazie a Paola Germana Martusciello, ed alla sua descrizione delle opere di Fermariello, sono stato introdotto ad un tipo di arte sul quale non mi ero mai soffermato. Una bella ed esplicativa descrizione di questo “linguaggio” artistico,
    Fulvio de Innocentiis

  14. Articolo molto interessante ed esaustivo, che mette in evidenza la poetica dell’artista Sergio Fermariello, il cromatismo la spazialità delle sue opere; senza tralasciare il suo excursus storico operativo fin dagli albori della propria attività. Complimenti dott.ssa Martusciello.

  15. La lucida prosa di Paola Martusciello mi sta conducendo a comprendere – e quindi apprezzare – queste forme d’arte delle quali istintivamente, e forse culturalmente, ero piuttosto “digiuno”: mi si aprono nuovi orizzonti, e di questo devo esserle grato; e non credo di essere solo.

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