Joseph Rebell, ‘Veduta di Castellammare’ (1821) – Foto: Matilde Di Muro

Gallerie d’Italia a Napoli, nell’impegno di voler raccontare la storia di una città capitale prima dell’unità d’Italia, mette in mostra i capolavori dell’artista austriaco Joseph Rebell. L’esposizione, dal titolo “Napoli al tempo di Napoleone. Rebell e la luce del golfo”, aperta al pubblico lo scorso 23 novembre e visitabile fino al 7 aprile 2024, racconta di una splendida stagione della storia partenopea quando, durante il decennio francese governato da Gioacchino Murat e Carolina Bonaparte Murat, la città fu protagonista di una vivace e vibrante atmosfera culturale.

Si tratta di ben 73 opere provenienti da importanti istituzioni culturali nazionali e internazionali, come il Belvedere di Vienna, l’Accademia di Belle Arti di Vienna, la Biblioteca Nazionale Austriaca, il Castello di Fontainebleau e Versailles, oltre che dalla collezione Intesa Sanpaolo.

Joseph Rebell, ‘Il porticciolo del Granatello a Portici con il Vesuvio (1819) – Foto: Matilde Di Muro

È la prima mostra dedicata a questo artista, che fu straordinariamente innovativo nel panorama della pittura del suo tempo al punto da divenire un esempio fondamentale per la successiva generazione di artisti partenopei facenti parte della Scuola di Posillipo. Guardando le opere di Joseph Rebell è come essere davanti ad una finestra aperta su uno spazio immenso nella calda luce del giorno. Si è catturati dalla grande drammaticità che traspare dai suoi paesaggi e questo segnerà una svolta nella produzione artistica tra Neoclassicismo e Romanticismo al punto da riuscire ad anticipare la concezione romantica della pittura di paesaggio, basata sulla esaltazione dei valori ambientali e sentimentali.

Joseph Rebell, ‘Atrani’ (1817) – Foto: Matilde Di Muro

Joseph Rebell, nato a Vienna nel 1787 in ambienti borghesi, compie i suoi primi studi nel campo dell’architettura e poi in campo pittorico, più specificatamente nell’ambito della pittura di paesaggio. Realizza, sin da subito, dipinti di grandi dimensioni con ambientazioni idilliache. Arriva a Napoli per la prima volta nel 1812 e soggiorna ad Ischia per diverse settimane. Da qui compie varie escursioni nella città partenopea e lungo la costiera amalfitana, come testimonia un album di schizzi con vedute di luoghi celebri e pittoreschi delle zone visitate. L’anno successivo viene introdotto alla corte reale dove riceve l’incarico, da Carolina Bonaparte Murat, di realizzare vedute di palazzi e ville reali nei dintorni della città. Pittore di corte a tutti gli effetti, resta a Napoli fino alla fine del 1815. Successivamente vive per lunghi periodi a Roma e torna nella città partenopea, per poco tempo, nel settembre del 1818. Continua, comunque, a dipingere vedute di Napoli, delle isole, del golfo e delle sue coste, poiché molto apprezzate dal mercato dell’epoca. Frequenta l’Italia sino al 1824, dopodiché torna a Vienna dove riveste l’importante carica di direttore della Pinacoteca Imperiale presso il Palazzo del Belvedere. Muore a Dresda nel 1828.

Joseph Rebell, ‘Il Golfo di Napoli’ (1824) – Foto: Matilde Di Muro

Gli anni da lui trascorsi a Napoli sono stati brevi ma talmente intensi da lasciarci straordinarie immagini della città e dei suoi dintorni attraverso molti dipinti accomunati da una luce particolare: la luce del Sud. Inoltre, il decennio che Rebell ci descrive è incentrato sulle due figure di Gioacchino Murat e sua moglie Carolina: sovrani molto amati dalla città di Napoli e che mostrarono grande impegno mecenatesco grazie ad un gusto moderno, formatosi in Francia, e all’amore per l’arte, considerata anche come strumento di promozione sociale. Trasferendosi a Napoli, i Murat lasciarono le sontuose dimore francesi e trovarono le residenze reali napoletane spogliate dai Borbone che avevano trasportato in Sicilia il maggior numero di opere possibile. Pertanto fecero giungere in città un gran numero di oggetti in argento, porcellane preziose, carrozze, libri, mobili, sculture e quadri, tra cui la monumentale tela che rappresenta la “Battaglia di Abukir”, realizzata da Antoine-Jean Gros nel 1808, a cui Gioacchino teneva particolarmente e oggi conservata a Versailles.

Murat, benché fosse alle prese con le difficoltà generate dal degradato tessuto sociale e amministrativo in cui si trovava il regno, pensò alla riqualificazione dell’Accademia di Belle Arti e dei musei, oltre che all’aspetto urbanistico della città; Carolina, invece, si occupò principalmente dell’allestimento e arricchimento del Palazzo Reale e della Reggia di Portici, da lei particolarmente amata, nonché degli scavi di Ercolano e Pompei, dell’educazione dei giovani all’arte e del sostegno ai nuovi artisti che, come Rebell, giungevano a Napoli. I coniugi francesi, infatti, privilegiarono i paesaggisti e vedutisti stranieri perché ritenuti particolarmente capaci di immortalare la bellezza della città e dei paesaggi naturali.

François Gérard, ‘Ritratto di Sua Maestà la regina di Napoli con i due principini e le due principesse suoi figli’ (1808-1820) – Foto: Matilde Di Muro

Va ricordato che sin dal Settecento Napoli era tappa obbligata per i viaggiatori del Grand Tour, attratti dalla bellezza dei paesaggi decantati dalla letteratura sin dall’antichità e meta di artisti della portata dell’olandese Gaspar van Wittel, di Joseph Vernet e, successivamente, Pierre Jacques Volaire con le sue caratteristiche vedute del Vesuvio in eruzione. Sul finire del ‘700 le vedute abbandonarono un aspetto sublimato della natura a favore di un’osservazione più vera e di un’analisi meticolosa dei contesti di cui fu degno rappresentante l’italiano Giambattista Lusieri, oltre al tedesco Philipp Hackert.

Pierre Jacques Volaire, ‘Eruzione del Vesuvio nel 1771’ (1789) – Foto: Matilde Di Muro

Quando giunse a Napoli, Carolina Bonaparte rimase rapita dall’incanto dei paesaggi e li fece immortalare arredando, con le sue vedute, i Palazzi reali di Napoli, Portici e Caserta. A questo già lavorava il pittore paesaggista Simon Denis che, giunto nel 1804, aveva preso il posto di Philipp Hackert. Successivamente fu affiancato, per volere della regina, da Alexandre Dunouy che condividerà con Rebell la stessa visione razionale e luminosa della natura.

In questa mostra per la prima volta le opere di Rebell sono messe a confronto con quelle degli artisti di paesaggio del suo tempo: Michael Wutky, che è stato il suo maestro, Pierre-Jacques Volaire, Simon Denis, Alexander Dunouy, Louis de Forbin, Johan Christian Dahl. Ed è proprio da questo confronto che appare chiara la forza innovativa dei racconti pittorici di Rebell.

Joseph Rebell, ‘La lanterna al molo nel porto di Napoli sotto l’effetto della burrasca (Il porto di Napoli al chiaro di luna)’ (1827) – Foto: Matilde Di Muro

Il pittore austriaco dipingeva prevalentemente ad olio e, nella rappresentazione di fastosi palazzi e monumentali ville, era aiutato dalla sua formazione di architetto che gli consentiva una resa talmente precisa e meticolosa della raffigurazione da far risultare le sue tele dei veri e propri documenti. Ma la magia che aggiungeva era sicuramente nel tema della luce. Solitamente l’artista realizzava degli studi preliminari su carta in modo da concentrarsi prima sulle caratteristiche fisiche del soggetto da realizzare per poi, in un secondo momento, prestare attenzione al dato fenomenico della luce; molto spesso, nella stesura finale del dipinto, il chiarore intenso della luce solare diventava assoluto protagonista saturando lo spazio pittorico. Persino i paesaggi illuminati dalla fredda luce lunare riescono a suscitare forti emozioni. Grande fonte di ispirazione sarà il mare con i suoi innumerevoli volti, da quando appare placido e riflettente a quando diviene indomabile e minaccioso. A tutto ciò non sfugge la figura umana, che diventa oggetto di osservazione prima e di studio poi. Il pittore, passeggiando e viaggiando, schizza figure di uomini e donne tracciati con linee rapide, incisive ed eleganti. E così, nei suoi paesaggi, le figure umane rendono le scene maggiormente veritiere, come istantanee colte nell’attimo esatto in cui le si guarda.

Joseph Rebell, ‘Burrasca nella spiaggia di Amalfi con il convento dei Cappuccini’ (1813) – Foto: Matilde Di Muro

È possibile ammirare quanto finora descritto in questa pregevole mostra che, esponendo alcune opere di grande rilievo mai o raramente viste in Italia, si pone in continuazione con quella tenutasi presso l’Orangerie del Castello del Belvedere a Vienna nell’estate del 2022, per omaggiare l’attività di Rebell come direttore della Pinacoteca Imperiale. Si tratta di una mostra davvero da non perdere, uno spaccato importante su un pezzo di storia emozionante in cui Napoli e l’arte furono unite da un unico particolarissimo afflato creativo dominato da “verità e bellezza”.

Joseph Rebell, ‘Mareggiata al Fusaro’ (1819) – Foto: Matilde Di Muro

Un pensiero su “Rebell: Napoli, lo splendore del decennio francese e la luce del Golfo”

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