Il disco di platino postumo – Foto: Luciana Pennino

a cura di Luciana Pennino

Dal 16 febbraio scorso, presso il Museo di Roma in Trastevere è allestita la prima mostra dedicata al cantautore Rino Gaetano: una grande emozione nel ricordo della verve, della gioia di vivere, dell’ardire e del talento di un artista che ancora seduce.

Ingresso del Museo di Roma in Trastevere – Foto Luciana Pennino

A distanza di più di 40 anni dalla sua scomparsa, Rino Gaetano – che in 31 anni di vita ci ha lasciato sei album, un live, più numerosi altri brani, oltre a un’eredità di genialità da fuoriserie –, è ancora moderno, attuale, cantato e amato.

Sguardo ingenuo e scanzonato, sorriso dolce e furbetto: è un artista puro, libero, lontano dai cliché. Un irriverente rivoluzionario che riesce a parlare in modo semplice e chiaro, con un linguaggio giocoso, a volte paradossale, ma mai superficiale. Canta la vita, la realtà, nel suo modo, con un nonsense solo simulato, con sapienti giochi di parole e tanto sarcasmo. L’amore non è mai sentimentalismo, anzi lui preferisce dar voce a donne forti, emancipate, artefici del proprio destino. Nei suoi testi denuncia l’abusivismo edilizio, parla di crisi petrolifera, di insofferenza per la politica, che Gaetano maneggia con ‘seri sfottò’, e anzitempo di surriscaldamento globale, del Sud, del lavoro, dell’emigrazione, dell’emarginazione.

Marco Lodola – Ritratto di Rino Gaetano – Installazione luminosa realizzata per la mostra – Foto: Luciana Pennino

Le radici sono calabresi – Salvatore Antonio Gaetano nasce a Crotone il 29 ottobre 1950 – e mai recise del tutto; la formazione invece avviene nella Capitale, dove giunge a circa 10 anni con i genitori e l’amata sorella Anna, che da sempre lo chiama col diminutivo Rino. È una famiglia semplice, il padre fattorino d’albergo e la mamma prima impiegata in una tintoria e poi come portinaia in un condominio di via Nomentana Nuova. È una donna che lo supporterà sempre e gli darà validi suggerimenti per la carriera; a lei è dedicata Ahi Maria, incisa nel ‘79 durante un viaggio del cantautore in Messico. Dopo qualche anno trascorso in un seminario di Narni, dove viene mandato per esigenze familiari, Rino rientra a Montesacro, il loro quartiere sin dal trasferimento, che lui vivrà appieno, ‘assorbirà’ e userà come continua fonte di ispirazione.

Una frase di Rino Gaetano ripresa per l’esposizione – Foto: Luciana Pennino

Sin da ragazzino forma il suo gusto con tanta lettura, scrittura, teatro, soprattutto quello dell’assurdo, e sente man mano crescere la passione per la musica. A 22 anni registra il primo 45 giri. Gli inizi non sono certo facili, ma la portata innovativa della sua musica non può non imporsi, complici l’introduzione nei testi di parole straniere e le sperimentazioni sonore con mix di rock, mambo, reggae e musica elettronica.

Quando arriva la firma del suo primo contratto discografico può permettersi di rifiutare il ‘posto fisso’ in banca che gli aveva procurato il padre preoccupato del futuro del figlio. Da lì in poi l’ascesa: il primo album nel ‘74, Ingresso libero; l’anno dopo, il successo di Ma il cielo è sempre più blu, un intramontabile inno alla vita; nel ’76 il secondo album, Mio fratello è figlio unico, sui temi dell’emarginazione. Aida è del ’77, ispirato a Novecento, il capolavoro di Bertolucci, mentre a ‘Domenica In’ Gaetano presenta Spendi spandi effendi, sulla crisi petrolifera. Non priva di polemiche, come prevedibile, è la hit Nuntereggae più, del ‘78.  

E sempre nel ‘78, a 28 anni, arriva la consacrazione: Rino Gaetano partecipa al 28° Festival di Sanremo. È la prima volta nella storia della kermesse che si presenta una canzone con la parola sesso. In omaggio a Petrolini, che tanto ama, sale sul palco con un frac pieno di medagliette, papillon, maglia a righe e Mecap ai piedi; in testa il cilindro, regalo di Renato Zero, e come strumento un ukulele. Rino Gaetano è primo nella classifica dei Cantautori e terzo in quella generale, con il brano Gianna che diventa un cult!

Nel ‘79 incide a Città del Messico Resta vile maschio, dove vai?, mentre nel 1980 esce E io ci sto, il suo ultimo lavoro. Dall’inizio della notorietà fino a quel maledetto 2 giugno 1981, la sua vita è piena di concerti, tournée, festival, presenze in radio e TV, viaggi all’estero. Ma Rino non trascura mai l’affetto per la famiglia: un anno prima di morire, infatti, acquista una villa a Santa Lucia di Mentana, circondata dal verde degli alberi e con un orto, dove vuole andare a vivere con i genitori. Ma un incidente d’auto decide per lui, rendendolo ‘ragazzo’ per sempre… È solo grazie a un’impegnata e pervicace opera di riproposizione dei successi di Rino da parte della sorella Anna e dei figli musicisti, Danilo e Alessandro, che dagli anni ’90 il suo talento torna a essere ricordato e riconosciuto pienamente. Il progetto si chiama Rino Gaetano Band.

Un forte impulso alla riscoperta di Rino Gaetano avviene con gli Articolo 31, che inseriscono la voce originale di Gianna nel loro brano Così e cosà; poi c’è lo spettacolo televisivo di Giorgio Panariello dal titolo Ma il cielo è sempre più blu (2004); il regista Daniele Luchetti intitola un suo film Mio fratello è figlio unico (2007), mentre Ferzan Ozpetek inserisce in Allacciate le cinture (2014) il brano di Cocciante, A mano a mano, nella versione cantata da Gaetano.

Nel 2020 Ma il cielo è sempre blu è una speciale cover corale (registrata a distanza) del supergruppo Italian Allstars 4 Life – formato da 50 fra le migliori voci italiane, tra cui il nipote Alessandro Gaetano ‘greyVision’ – che permette, con il sostegno di Amazon, di raccogliere fondi per la Croce Rossa Italiana a sostegno della lotta al Covid19.  

Nel 2021, ai 40 anni dalla morte, il Ministero dello Sviluppo Economico emette un francobollo alla sua memoria.

Tra le tantissime iniziative di celebrazione, ci sono Buon compleanno Rino! e il Rino Gaetano Day, che quest’anno arriva alla sua 14a edizione. Attualmente in Italia sono circa 80 i gruppi di cover che, sulla scia della Rino Gaetano Band, rendono omaggio all’estro di questo cantautore.

La mostra è anche un’immersione nell’intimità dell’artista e della sua famiglia, grazie alla generosa condivisione della sorella Anna. Possiamo vedere gli occhiali da vista (i ‘famigerati’ Ray-Ban), con cui rarissimamente Gaetano si è fatto ritrarre; l’acquisto fatto col primo guadagno, una macchina fotografica, simbolo di un’altra sua grande passione, la fotografia appunto, e infatti in esposizione ci sono alcuni suoi scatti; un orologio da muro che lui stesso realizzò in cartone e che, posizionato fuori la sua camera, serviva per segnalare alla madre a che ora avrebbe voluto essere svegliato quando rientrava tardi dopo i concerti; alcuni capi di abbigliamento usati per le performance live o per video promozionali. Tra i tanti il giubbotto in pelle nera che sotto al colletto ha l’asciugamano della mamma, ricordo del giorno della sua nascita: è così che si presenta a Sanremo quando viene richiamato sul palco. E ancora la valigetta con le cifre, la Lettera 32, gli strumenti musicali, appunti scritti a mano, i cappelli che hanno reso identificabile il suo look

Una delle sale dell’esposizione – Foto: Luciana Pennino

Accanto a ciò, gli approfonditi pannelli esplicativi ci accompagnano negli anni della sua vita, troppo pochi ahi noi, e ci guidano nel suo linguaggio, nel suo ritmo e quindi nella sua indole più profonda. Si possono inoltre seguire alcune testimonianze d’epoca – video e audio – nonché le dichiarazioni di chi lo ricorda con affetto ed enorme ammirazione (migliorabili, forse, le condizioni di fruizione nelle due postazioni con schermo lungo i corridoi).

Possiamo approfittare di questo evento fino al 28 aprile 2024.

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