Andrea d’Agnolo, detto Andrea Del Sarto, ‘Ritratto di Leone X con due cardinali’ (copia da Raffaello) – 1525 – Napoli, Museo di Capodimonte – Foto: Giorgio Manusakis
Sarebbe un ritratto del Cardinale Luigi de’ Rossi, secondo lo storico dell’arte Ernesto Solari, l’ultimo lavoro di uno dei più grandi maestri della pittura italiana
Dagli inizi ad Urbino all’ascesa presso la Santa Sede
Raffaello Sanzio nacque ad Urbino il 28 marzo (o il 6 aprile secondo altre fonti) del 1483. Figlio d’arte, essendo suo padre, Giovanni de Santi, un pittore non particolarmente dotato secondo il giudizio di Giorgio Vasari, visse il suo apprendistato nella città marchigiana, ammirando e studiando le opere di grandi esponenti del Rinascimento, come Piero della Francesca e Francesco di Giorgio Martini.
Il periodo più fecondo della carriera di Raffaello fu senza dubbio quello trascorso a Roma. Nel 1509, grazie all’amico architetto Donato Bramante, entrò nelle grazie di Papa Giulio II a tal punto da dipingere, negli appartamenti vaticani, straordinari affreschi, come la Scuola di Atene e la Disputa del Sacramento.
Successivamente, alla morte di Giulio II, l’artista ebbe come suo committente Papa Leone X, appartenente alla potente famiglia fiorentina dei Medici.
Specialista anche nei ritratti, Raffaello ricevette, nel 1518, l’incarico di rappresentare in un dipinto il pontefice insieme ai cugini cardinali Giulio de’ Medici (il futuro Clemente VII) e Luigi de’ Rossi. La tela in questione è conservata oggi presso la Galleria degli Uffizi a Firenze. Una sua copia, invece, realizzata dal pittore Andrea del Sarto, si trova presso il Museo Nazionale di Capodimonte a Napoli.
Raffaello ed il dipinto di Copenaghen
Secondo lo storico dell’arte, Ernesto Solari, dietro questo straordinario quadro si nasconde un vero e proprio giallo. In base ad un recente studio radiografico sarebbe emerso, infatti, un dato incontrovertibile: Raffaello avrebbe disegnato, di suo pugno, soltanto l’immagine del Papa Leone X. Molto probabilmente, uno dei suoi allievi, forse Giulio Romano, avrebbe, invece, completato il lavoro inserendo i ritratti dei due cardinali cugini.
Andrea d’Agnolo, detto Andrea Del Sarto, ‘Ritratto di Leone X con due cardinali’ (copia da Raffaello) – 1525 – Napoli, Museo di Capodimonte – Foto: Giorgio Manusakis
Lo stesso Solari ha poi rilevato un altro dato d’archivio molto interessante. In base ad un testamento Giulio dei Medici avrebbe ereditato tutti i beni in possesso del cugino Luigi de Rossi, morto prima di lui nel 1519.
Secondo Solari, è probabile che il futuro Clemente VII avesse chiesto a Raffaello di realizzare una copia integrale del celeberrimo dipinto degli Uffizi, la quale andrebbe identificata in una tela acquistata da un privato originario del Nord Italia presso la casa d’aste Rasmussen di Copenaghen. Purtroppo, come nella prima edizione, anche in questa seconda l’artista urbinate non sarebbe riuscito a concludere il lavoro, stavolta a causa della prematura morte sopraggiunta all’età di 37 anni. Tuttavia, secondo Solari, l’unico soggetto che il pittore marchigiano sarebbe riuscito a realizzare in tempo, avendo iniziato a dipingerlo prima degli altri e lasciando incompiuti solo alcuni elementi dell’abbigliamento, è proprio il ritratto del Cardinale Luigi de’ Rossi. In ultima analisi, il quadro di Copenaghen, modificato nelle sue dimensioni in un momento successivo alla sua esecuzione per far sì che non apparisse incompleto, è stato sottoposto dallo studioso Solari ad un’analisi riflettografica. L’indagine scientifica ha rilevato un dato molto importante ai fini della sua attribuzione a Raffaello: trattasi del pomello di una poltrona che, in virtù della sua collocazione a destra del Cardinale de’ Rossi, corrisponderebbe a quella su cui è seduto Papa Leone X nel quadro originale del pittore marchigiano.
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