La trilogia del detective più famoso del mondo continua in un modo inaspettato

Dopo i precedenti due film Assassinio sull’Orient Express e Assassinio sul Nilo, il detective Hercule Poirot torna sul grande schermo con la regia di Kenneth Branagh che, anche stavolta, è regista e protagonista del suo film. Quest’ultimo, ambientato appunto a Venezia, trae spunto da un racconto poco conosciuto della scrittrice Agatha ChristiePoirot e la strage degli innocenti

Il famoso detective, per motivi in realtà non chiariti nel corso del film, decide di andare per così dire in pensione e di rifugiarsi con un suo collaboratore (interpretato da Riccardo Scamarcio) nella bella città di Venezia, allontanandosi dal mondo delle indagini. Il colpo di scena arriva quando una sua amica storica (interpretata da Tina Fey), convince Poirot a partecipare, nella notte di Halloween, ad una seduta spiritica in una casa infestata dove è accaduto un omicidio apparentemente inspiegabile. Poirot, scettico e non credente, decide di prendervi parte e piano piano verrà in contatto con i misteri della casa, fino a scoprire i trucchi e gli inganni sottesi che per gli altri sono, invece, manifestazioni di fenomeni paranormali. 

La vera novità di questa pellicola sta nel fatto che, per una scelta a dir la verità apprezzabile, Kenneth Branagh si distacca dal racconto originale e reinterpreta la storia per renderla più fruibile ad un pubblico moderno, operazione che sarebbe stata ben più ardua nel passato poiché sia Assassinio sul Nilo che Assassinio sull’Oriente Express rappresentano due pietre miliari della scrittura di Agatha Christie. Stavolta a farla da padrona non è la storia in sé, ma l’interazione tra i vari personaggi che, nella casa, dovranno trovarsi faccia a faccia oltre che con i presunti fantasmi, anche con i loro demoni personali. Sono affrontate le tematiche del rapporto padre-figlio, i traumi della guerra e le sconfitte personali, tutti argomenti che arricchiscono la storia e non la appiattiscono su un qualcosa di già scritto e visto. Viene lasciato ampio spazio all’horror che si coniuga perfettamente con le ambientazioni del film: la casa spettrale, la notte e momenti di suspense messi nel punto giusto. 

L’unica pecca del film, come lo è stata anche in quelli precedenti, è forse la scrittura. Lo spettatore è trattato un po’ come un bambino, vengono lasciati troppi indizi che fanno presumere, quasi da subito, chi sia il colpevole, con la conseguenza che l’effetto sorpresa è eliminato quasi del tutto. 

Il cast è composto da nomi noti ma non troppo come Kelly ReillyJude Hill e Kyle Allen che, però, hanno dimostrato di saper lavorare in sinergia per creare un prodotto senza troppe pretese e soprattutto fruibile al grande pubblico. In conclusione Assassinio a Venezia non è certo il film dell’anno ma è sicuramente una pellicola a suo modo apprezzabile, che invoglia gli spettatori a tornare ad affollare le sale dei cinema.

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