“Blue Sea” – Autore: greg89maryanto – Licenza: Creative Commons CC0

Il fenomeno dello sbiancamento minaccia sempre di più le barriere coralline e preoccupa la comunità scientifica.

Sotto lo specchio d’acqua cristallino degli oceani e dei mari si estendono dei tesori naturali che lasciano senza fiato: le barriere coralline. Esse sono veri e propri giardini sottomarini brulicanti di vita e oasi di biodiversità che, nonostante si estendano solo per lo 0,2% della superficie dell’oceano, ospitano il 25% di tutte le specie marine. Queste formazioni coralline, oltre ad essere un luogo adatto alla riproduzione di molte specie, rappresentano, per i pesci più piccoli, anche un riparo sicuro dai predatori. Una delle loro funzioni principali, inoltre, è quella di catturare l’anidride carbonica dall’atmosfera: si stima che ogni anno le barriere coralline assumano dalle 70 alle 90 tonnellate di questo gas inerte nell’aria. Le barriere, oltre a ciò, proteggono le coste da improvvise mareggiate o tsunami meglio di qualsiasi altra struttura artificiale, arrivando a ridurre l’energia cinetica delle onde fino al 97%.  Le barriere coralline sono dislocate in vari luoghi della Terra e si possono trovare sia in luoghi estremamente caldi, come i tropici, sia in luoghi più freddi.

Sea ​​Bubbles – Foto: Menandros Manousakis

Negli ultimi decenni questi patrimoni sommersi sono sempre più minacciati da un fenomeno invisibile: lo sbiancamento. A causa del cambiamento climatico, tra il 2014 e il 2017, tre quarti delle barriere coralline presenti nel mondo si è ammalato, molte di queste hanno iniziato ad assumere un colore bianco acceso e il 30% delle barriere è poi morto. Questo processo, chiamato dagli scienziati “sbiancamento dei coralli” (anche noto come coral bleaching), è un fenomeno distruttivo causato dall’innalzamento delle temperature e dall’acidificazione delle acque degli oceani e può portare anche alla morte delle barriere coralline e dei loro ecosistemi. Durante il processo dello sbiancamento viene a mancare la simbiosi tra i polipi del corallo e alcune alghe unicellulari fotosintetizzanti note come zooxantelle. In altre parole è come se, con l’aumentare della temperatura dell’acqua, tutta la struttura del corallo si ammalasse con la conseguenza che i microrganismi che consentono la vita del corallo stesso non riescono più a produrre il nutrimento. Quando quest’ultimo si trova affaticato da condizioni climatiche avverse espelle le zooxantelle che si trovano al suo interno e, con la rottura della simbiosi tra le alghe e i polipi corallini, si ha lo sbiancamento. Successivamente, il corallo che ha espulso le zooxantelle rischia di morire di fame poiché privo di fonte di nutrimento.

Looking for the Light – Foto: Menandros Manousakis

Oltre alle temperature da record, anche il fenomeno denominato El Niño-Southern Oscillation preoccupa sempre di più gli scienziati. Noto anche come ENSO, El Niño è un fenomeno globale completamente imprevedibile che porta una variazione dei venti e delle temperature della superficie dell’acqua dell’Oceano Pacifico tropicale. Questo evento, tutt’ora non del tutto compreso dagli studiosi, sembra presentarsi ciclicamente e contribuisce all’aumento della temperatura dei mari di circa mezzo grado per almeno 5 mesi.

Tuttavia, come detto, il fenomeno dello sbiancamento non comporta necessariamente la morte del corallo. Una barriera affetta da questo evento può riprendersi nel tempo stimato di un decennio e recuperare un adeguato stato di salute. Per cercare di prevenire lo sbiancamento sono state avanzate varie ipotesi. Come è logico pensare, il primo intervento su larga scala deve essere quello di ridurre l’emissione di gas ad effetto serra e ridurre l’inquinamento e gli sversamenti di rifiuti in mare. L’ipotesi più suggestiva ed interessante di tutte è stata avanzata da Great Barrier Reef Legacy, un’organizzazione no profit che si occupa della cura e della tutela del corallo. Essa, nell’ambito del progetto della Living Coral Biobank, ha creato una vera e propria banca dove sono ospitate le strutture di corallo viventi con l’obiettivo di preservare la loro biodiversità. Essa è una realtà all’avanguardia che ha lo scopo di preservare campioni di corallo finché le condizioni climatiche non miglioreranno.

Pesci civetta – Foto: Giorgio Manusakis

Le barriere coralline, oltre ad essere delle vere e proprie opere naturali che giocano un ruolo fondamentale nell’equilibrio del nostro ecosistema marino, rappresentano anche una fonte di sostentamento indispensabile per tutte le piccole comunità locali dedite in particolar modo alla pesca. Proteggere questi meravigliosi ecosistemi significa anche tutelare la sopravvivenza e il diritto all’esistenza di centinaia di persone che li considerano non come mete turistiche affascinanti, ma come importanti alleati per il loro sostentamento.

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Titolo: Blue Sea
Autore: greg89maryanto
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Foto modificata

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