Chiesa del Gesù Nuovo, Napoli, statua di San Giuseppe Moscati – Foto: Angelo Zito

Nel suo libro intitolato “Dialogo con un santo”, dedicato alla figura del medico Giuseppe Moscati, Antonio Volpe offre interessanti spunti di riflessione sul rapporto tra religione e scienza

Giuseppe Moscati: una vita ricca di meriti sul piano umano e professionale

Giuseppe Moscati, nato a Benevento il 25 luglio 1880, visse sin dall’età di 4 anni a Napoli in virtù del trasferimento di suo padre Francesco, noto giudice, avvenuto nel 1884 dal tribunale del capoluogo sannita alla Corte d’Appello partenopea. La sua vita fu segnata sin dalla giovinezza da eventi e situazioni difficili, come l’eruzione del Vesuvio del 1906, il colera del 1911 e soprattutto la prima guerra mondiale.

Moscati, in tutte queste occasioni, seppe non solo mettere a frutto tutte le sue competenze in qualità di medico ma diede dimostrazione, altresì, di saperle porre al servizio del prossimo, prescindendo dalle distinzioni di età, sesso e condizione sociale. Soprattutto, nei confronti dei più poveri mostrò grandissima sensibilità, rinunciando talvolta al compenso per le visite o comunque provvedendo a sostenerli anche dal punto di vista economico.

Secondo quanto indicato dal Martirologio Romano, Moscati “mai venne meno al suo servizio di quotidiana e infaticabile opera di assistenza ai malati, per la quale non chiedeva alcun compenso ai più poveri, e nel prendersi cura dei corpi accudiva al tempo stesso con grande amore anche le anime”.

Al contempo, però, ai meriti e pregi del Moscati uomo e cristiano si uniscono quelli del Moscati medico e scienziato. Il santo beneventano fu tra i primi in Italia ad introdurre l’insulina nella cura del diabete, svolgendo, tra l’altro, importanti ed apprezzate ricerche sul glicogeno. Anni di sacrificio sul piano degli studi gli valsero, prima, la direzione dell’Istituto di Anatomia Patologica e, poi, la nomina a Primario dell’Ospedale degli Incurabili di Napoli.

Dedito fino all’ultimo giorno della sua vita al servizio degli ammalati, Giuseppe Moscati morì a soli 46 anni il giorno 12 aprile del 1927. Inizialmente tumulato nel cimitero di Poggioreale, il suo corpo fu traslato il 16 novembre del 1930 nella sua parrocchia, la Chiesa del Gesù Nuovo, dove tuttora è collocato.

L’esperienza di conversione di Volpe ed il suo dialogo con Moscati

Antonio Volpe, autore del libro “Dialogo con un santo”, dopo aver ottenuto la Laurea in Medicina al Policlinico Federico II di Napoli nel 1992 e la specializzazione in Ematologia nel 1996, consegue, nel 1999, l’incarico di dirigente del centro di ematologia e unità di trapianti dell’Azienda Ospedaliera Giuseppe Moscati di Avellino. Dedito, tra i suoi principali interessi scientifici, agli studi sulle mielodisplasie e sul metabolismo del ferro, svolge tuttora attività di collaborazione con l’AIL, l’Associazione per la lotta contro leucemie, mielomi e linfomi.

Inizialmente lontano dalla fede, Volpe ha avvertito, ad un certo punto della sua luminosa carriera, la necessità di trovare una propria serenità interiore. Pertanto, la conoscenza della figura di San Giuseppe Moscati, alla quale, guarda caso, è intitolato l’ospedale nel quale quotidianamente opera da tanti anni, ha contribuito enormemente alla sua conversione.

Nel suo libro, così come si può facilmente intuire dal titolo, Volpe instaura un legame confidenziale con Moscati, immaginando di compiere con lui una passeggiata tra i boschi dell’Irpinia. Attraverso una serie di quesiti, che vanno al di là della semplice esperienza biografica, l’autore lascia emergere il punto di vista del santo medico su varie tematiche: “L’autore pone al suo Maestro domande sulla vita, sulla professione, sulla realtà in cui viviamo, sul mistero del dolore – scrive Isabella Gambini, curatrice del libro per conto dell’editore Intermedia –  Le risposte giungono attraverso le frasi stesse del santo fedelmente riportate, affiancate e completate dalla parola di Dio, parola che ha sempre avuto come riferimento nella sua vita missionaria”. 

Dunque, grazie a questo volume di Antonio Volpe, dettagliato anche nel riportare brani estrapolati dalla Bibbia e dal Catechismo della Chiesa Cattolica, il lettore riuscirà senz’altro a vedere meno lontane tra loro due realtà apparentemente antitetiche come fede e scienza. A conferire, infine, ulteriore pregio al libro è indubbiamente la volontà dell’autore di destinare il ricavato delle vendite ad un progetto missionario rivolto ai bambini poveri del Madagascar.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *