Frammento contenente iscrizione relativa a Urukagina – Licenza: Wikimedia Commons

Alla scoperta delle antiche legislazioni sumere: l’editto di Urukagina e il codice di Ur Nammu

Ogni azione umana compiuta oggi in società, dove ogni individuo deve necessariamente confrontarsi con l’altro, è il risultato del rispetto di regole perlopiù scritte, che ci dicono cosa e come fare, o cosa non fare. Del resto come dice il brocardo ubi societas, ubi jus (“dove c’è una società, lì vi è il diritto”).

Il processo che ha portato nel tempo a dare certezza scritta ai corpi normativi che devono regolare le condotte, consentite o vietate, è stato lungo ed è partito più di 4.000 anni fa con i sumeri che, seguiti dai babilonesi, hanno il merito di aver formalizzato per primi, in maniera organica, le disposizioni mirate a disciplinare con rigore la condotta dei singoli a tutela dell’ordine sociale.

L’antica civiltà sumera, che prosperò nella regione della Mesopotamia tra il IV e il III millennio a.C., è considerata una delle prime grandi civiltà del mondo. I Sumeri sono noti per i numerosi e significativi contributi alla storia umana, che spaziano dalla scrittura cuneiforme alla costruzione di maestose città-stato come Ur, Uruk e Lagash. Tra le loro realizzazioni più straordinarie troviamo anche un sistema legislativo avanzato che ha lasciato una imperitura eredità nelle tradizioni giuridiche successive.

Una delle più grandi scoperte riguardanti il sistema legislativo sumero è stata la decifrazione di un insieme di antichi testi giuridici scritti in caratteri cuneiformi. Questi documenti, noti come i codici di legge sumeri, contengono una ricca raccolta di leggi, regolamenti e disposizioni con cui quel popolo governò la società.

I codici in assoluto più antichi e articolati, di cui sono pervenuti frammenti e tracce, sono quelli di Ur-Nammu e di Lipit-Ishtar, che anticiperanno di almeno due secoli il più noto Codice babilonese di Hammurabi. Ma un posto di rilievo va anche assegnato all’Editto di Urukagina, che è anche quello più antico, definito da Samuel Noah Kramer (1897-1990), storico statunitense, assiriologo e sumerologo di fama mondiale:“preziosa testimonianza delle prime riforme sociali dell’uomo basate sul senso di libertà, uguaglianza e giustizia”.

Cono di Urukagina, re di Lagash – Licenza: Wikimedia Commons

L’Editto di Urukagina

La complessa evoluzione sociale delle città-stato, che si svilupparono nella Mesopotamia meridionale (l’antico Iraq) più di 4500 anni fa, determinò una serie di guerre sanguinose e fece verosimilmente nascere, in alcuni sovrani illuminati, la necessità di intervenire contro il dilagare di oppressione, illegalità e abusi; ed è questo il caso di Urukagina, sovrano sumero della città di Lagash.

Le sue riforme, risalenti al 2350 a.C. circa, furono emanate, come recitano le stesse iscrizioni, per volere divino, allo scopo di dare vita ad una vera giustizia dal volto umano, come descrive il filologo Giovanni Semeraro nel suo libro intitolato L’infinito: un equivoco millenario – Le antiche civiltà del Vicino Oriente e le origini del pensiero greco. Urukagina, come evidenziato da Kramer nel suo libro intitolato The Sumerians: Their History, Culture, and Character (edito da The University of Chicago Press, 1971), non divenne famoso per le sue imprese militari, tutt’altro, viene invece descritto come il primo pacifista della storia dell’uomo, che ebbe come suo obiettivo principale la realizzazione di riforme etiche e sociali, forse le prime dell’umanità. Purtroppo, il suo regno fu breve e terminò per l’aggressione militare della vicina città-stato di Umma che portò, praticamente, alla distruzione di tutti i luoghi santi di Lagash, forse proprio per la mancata resistenza di Urukagina che confidava più in una giustizia divina che sulla forza dell’uomo in terra. Il suo editto non era un documento di legge completo e dettagliato come quelli che sarebbero emersi in epoche successive, ma rappresentava, comunque, un importante passo in avanti nella registrazione e nell’applicazione delle leggi note, soprattutto per la sua esaltazione della giustizia sociale e del benessere dei più deboli nella società. Si tratta di una serie di norme di ispirazione divina nelle quali emerge un patto con il dio Ningirsu per il quale un uomo di potere non deve mai commettere un’ingiustizia.

Come evidenziato da Kramer, il testo si concentra su diverse questioni chiave:

  1. diritti delle vedove e degli orfani: l’editto stabiliva leggi per la protezione delle vedove e degli orfani, garantendo loro sicurezza economica e sociale;
  2. protezione della proprietà privata: il documento proibiva il furto e stabiliva pene severe per chi avesse rubato beni o bestiame;
  3. proibizione del racket: l’editto vietava quella che oggi chiamiamo concussione, da parte dei funzionari statali, garantendo che le tasse fossero giuste e trasparenti;
  4. diritti delle donne: l’editto riconosceva i diritti delle donne, in particolare quello di ereditare beni dalla loro famiglia;
  5. sanzioni contro i giudici corrotti: l’editto minacciava sanzioni contro i giudici corrotti o parziali, cercando di garantire l’equità nel sistema giuridico.

L’editto è la testimonianza della crescente complessità sociale ed economica dell’antica Mesopotamia e dimostra l’importanza di una giustizia equa e a protezione dei diritti fondamentali nella società umana fin dai suoi primi giorni. Gli emeriti studi del prof. Kramer evidenziano come il testo tradotto lasci affiorare l’esistenza della pratica comune della promulgazione di leggi da parte dei sovrani sumeri sin dal 2400 a.C. Tuttavia da Urukagina non sono stati rinvenuti altri frammenti di compilazioni analoghe sino alla fondazione della III Dinastia di Ur che, con Ur-Nammu, ci ha trasmesso uno tra i più antichi, se non il più antico, dei codici legali organici conosciuti.

Codice di Ur-Nammu – Museo di Istanbul – Licenza: Wikimedia Commons

Il Codice di Ur-Nammu

Come accennato, il Codice di Ur-Nammu è forse il più antico codice legale conosciuto nella storia dell’umanità. Anche se taluni studi recenti ritengono possa essere attribuito al figlio e successore Shulgi, il testo prende il nome da Ur-Nammu, re di Ur, una delle più antiche città-stato della Mesopotamia, che governò tra il 2112 e il 2095 a.C. Durante il suo regno fu promulgata una serie di leggi scritte che vennero poi raccolte nell’omonimo codice. Secondo Samuel Kramer esso in origine era stato inciso su una stele di pietra, come quelle accadiche di Hammurabi di tre secoli dopo e che le tavolette d’argilla riportate alla luce a Nippur, nell’attuale Iraq, sarebbero una copia preparata diverse centinaia di anni dopo.

Il testo normativo, con caratteri cuneiformi in lingua sumera, copre una vasta gamma di questioni legali, fornisce anche istruzioni per i giudici e stabilisce le pene per coloro che violano le leggi.

Il Codice di Ur-Nammu rappresenta un importante passo avanti nel campo del diritto, poiché introduce il concetto di equità e promuove il principio della giustizia sociale e il benessere dei cittadini. Inoltre, esso prevede la presunzione di innocenza per l’imputato e sottolinea l’importanza di prove e testimonianze per una condanna. Durante il regno di Ur-Nammu e Shulgi le persone finirono per condividere un insieme comune di valori e tradizioni, e le leggi avevano lo scopo proprio di incoraggiare un comportamento corretto entro i parametri stabiliti.

Le prime due tavolette sono state scoperte dagli archeologi nel 1901 a Nippur, le altre furono trovate, successivamente, a Ur. Lo stato di conservazione consente di leggere il prologo e solo alcune leggi, tradotte da Kramer il quale, nel testo The Sumerians: Their History, Culture, and Character sopra citato, fornisce un’analisi approfondita del codice e offre un contesto storico e culturale dettagliato dell’antica civiltà sumera, introducendo i lettori alla società, alle istituzioni e alle pratiche legali dell’epoca. Descrivendo la regione della Mesopotamia e il periodo in cui il Codice di Ur-Nammu è stato promulgato, fornisce una comprensione più ampia dell’ambiente in cui è emerso. Kramer spiega che il Codice era organizzato in forma di proclami e prescrizioni. Esso conteneva disposizioni composte di due parti: una premessa (in linguaggio giuridico protasi) nella quale viene illustrata una fattispecie, esposto un fatto, e una dove sono descritte le conseguenze giuridiche (giuridicamente definite apodosi).

Le norme riguardavano il risarcimento per danni fisici o materiali, pene per crimini come il furto o l’omicidio e regolamenti sul matrimonio e sulla proprietà. Il codice riconosceva i diritti delle donne in materia di matrimonio e di eredità, sebbene la società sumera fosse, comunque, patriarcale.

Lo storico, inoltre, evidenzia soprattutto il principio della compensazione economica come un elemento chiave nelle leggi sumere, sottolineando l’importanza della riparazione finanziaria come forma di giustizia. La scoperta ha certamente aiutato la nostra comprensione delle prime società e delle iniziali forme di legge che influenzarono la successiva evoluzione del sistema giuridico mesopotamico, lasciando un’impronta duratura nella intera storia del diritto.

Specifiche foto:
Titolo: Frammento contenente iscrizione relativa a Urukagina, 2350 a.e.v. circa
Autore: Di Sconosciuto – Marie-Lan Nguyen (2007), pubblico dominio
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Titolo: Cone of Urukagina, king of Lagash
Autore: Di Sconosciuto – Opera propria, Pubblico dominio
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Titolo: Ur Nammu code Istanbul
Autore: oncenawhile – Di Musei archeologici di Istanbul – Opera propria, CC0
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