Trama

Siamo nel febbraio del 1815 a Marsiglia. Qui, il diciannovenne Edmond Dantès, ufficiale della marina, sbarca con la nave mercantile Faraone di cui ha preso il comando dopo la morte del capitano Leclerc. Quest’ultimo, poco prima di morire, gli ha affidato una lettera da consegnare a un maresciallo bonapartista che, a sua volta, gli dà una missiva da consegnare a un uomo di Parigi.

Soddisfatto dell’ottima impressione fatta all’armatore Morrel e desideroso di rendere orgoglioso suo padre facendogli sapere di essere stato promosso a capitano di vascello, Dantès va a trovarlo con l’intenzione di chiedere, poco dopo, la mano dell’amata Mercedes. Durante il banchetto di fidanzamento, viene arrestato con l’accusa di cospirazione: una lettera anonima lo accusa di essere un agente bonapartista. Sono i mesi dell’esilio di Napoleone sull’isola d’Elba, mentre si tenta di restaurare il potere della dinastia borbonica al comando della Francia. Durante l’interrogatorio condotto in gendarmeria dal procuratore Gerard de Villefort, Edmond Dantès, che si dichiara innocente, gli consegna la lettera che avrebbe dovuto portare con sé a Parigi: in essa vi sono gravi accuse verso il padre del procuratore, che, mosso dalla paura di perdere la sua posizione sociale e di vedere rovinata la propria carriera, distrugge la missiva e, pur sapendolo innocente, condanna Dantès a trascorrere il resto della sua vita nella fortezza-carcere dell’Isola d’If, che si trova nel golfo di Marsiglia.

Qui Edmond trascorre quattordici anni, durante i quali fa amicizia con un vecchio prigioniero, l’abate Farìa, uno scienziato e letterato italiano che gli insegna le lingue e altre discipline, gli apre gli occhi sul complotto inscenato contro di lui e infine gli rivela l’esistenza di un tesoro nascosto sull’isola di Montecristo. Alla morte dell’abate, Dantès riesce a evadere sostituendosi al cadavere di Farìa nel sacco in cui era stato messo per poi essere gettato in mare. Liberatosi dalle corde e dal sacco, si salva dal mare tempestoso grazie a contrabbandieri italiani che lo vedono e lo fanno salire a bordo della loro imbarcazione. Con loro raggiunge l’isola di Montecristo, dove, una volta solo, seguendo le indicazioni riportate dall’abate in una mappa, trova il tesoro.

Libero e ricco, Dantès arriva in Italia dove si fa nominare Conte di Montecristo, poi, con la nuova identità, torna a Marsiglia per scoprire chi lo ha tradito e per vendicarsi. Qui scopre che il padre è morto di stenti e dolore per la sua prigionia, mentre l’armatore Pierre Morrel, rimastogli fedele, ha tentato ripetutamente di aiutarlo fino a quando è caduto egli stesso in disgrazia. Viene a sapere che l’amata Mercedes ha sposato uno dei suoi spasimanti, il cugino Fernando Mondego, da poco conte di Morcerf, mentre Danglars, contabile di bordo della nave mercantile Faraone di cui sarà promosso capitano dopo la sua carcerazione, si è arricchito grazie alle speculazioni ed è così diventato prima banchiere e poi barone.

Introdottosi nella nobiltà parigina con gli stessi stratagemmi e inganni con cui costoro, i suoi accusatori, sono diventati ricchi e potenti, il conte di Montecristo concretizza il sogno di vendetta, che terminerà con il perdono di uno di coloro che lo hanno calunniato, distruggendone l’onore, la famiglia e il successo. Allo stesso tempo, aiuta chi lo ha sostenuto o ha dimostrano di essere votato al bene. Infine, accetta l’amore della giovane Haydée, principessa da lui salvata dalla schiavitù. Con lei parte per nuova una vita, confidando ancora nella possibilità di essere felice.

Perché leggerlo

Riprodurre il fitto intreccio che lega personaggi e storie è possibile solo a una mente geniale come quella di Alexandre Dumas. Noi ci limitiamo a fornire spunti di comprensione del coerente ma complesso intreccio. Le avventure sono molte di più di quelle sopra esposte e rendono intrigante come pochi questo libro del 1844, capace di stupire il lettore: quando tutto sembra perduto, scoprirà che non è stata ancora detta l’ultima parola.

Nulla è lasciato al caso e tutto avrà un senso dopo che il protagonista, nella sua ricerca della verità, con l’inganno e l’astuzia di cui è stato vittima avrà sedato la propria rabbia per l’ingiusta incarcerazione che avrebbe potuto rovinargli per sempre la vita, nonostante la fuga e la prima possibilità di riscatto offertagli dall’abate Farìa con la mappa del tesoro dell’isola di Montecristo.

Capire cosa sia bene e cosa sia male è difficile sia quando si susseguono le azioni sia quando si assiste alla trasformazione di Edmond Dantès. Da giovane pieno di belle speranze lo vediamo diventare prima un uomo colto grazie all’aiuto dell’abate Farìa e poi un conte elegante e ricco grazie al tesoro di Montecristo. Il suo cuore, un tempo puro, è ora duro perché, anche quando è mosso a compassione dall’altrui disgrazia, è capace di resistere alla commozione pur di mettere in atto il suo piano di rivalsa verso chi lo ha tradito oppure lo ha sacrificato per salvaguardare il proprio potere e benessere. Ciò che non perde è la lucidità che gli permette di rendersi conto di venir trascinato sempre più giù dalla spirale della vendetta. A salvarlo è l’amore ricevuto da Haydée con cui lascia Parigi per conquistare la vera ricompensa, la salvezza nonostante le occasioni di male che, se perseguite, portano sempre alla punizione.

Il romanzo di Alexandre Dumas è infinitamente più coinvolgente delle sue trasposizioni cinematografiche. L’attenzione ai particolari ci svela subito lo stato d’animo di ogni personaggio che, di capitolo in capitolo, incontriamo immerso in eventi e luoghi descritti con verosimiglianza.

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