Sito archeologico di Pella, Grecia – Foto: Holger Uwe Schmitt – Licenza. Wikimedia Commons
La tecnologia costituisce oggi un validissimo supporto per le indagini archeologiche e topografiche. Tale assunto trova conferma nella riscoperta dell’antico Teatro di Pella da parte di un giovane archeologo emiliano attraverso uno studio sulle foto satellitari del programma Google Earth
Paolo Storchi ed i suoi interessi di studio
L’identificazione del Teatro di Pella, città dell’antica Macedonia nella quale nacque il grande condottiero Alessandro Magno, è avvenuta nel 2019 grazie al lavoro ed all’intuizione di un giovane archeologo di nome Paolo Storchi. Originario di Reggio Emilia, lo studioso era già diventato famoso circa un anno prima di questa vicenda quando, vincendo una rilevante somma ad un noto programma televisivo, decise poi di destinarla al finanziamento degli scavi archeologici di Tannetum, antico insediamento della Val d’Enza, fondato dai Galli e successivamente conquistato dai Romani.
Oltre a partecipare poi direttamente alle indagini relative a questo sito, Storchi ha condotto in questi anni specifici studi sul mondo greco e sulla città di Pella, riguardo alla quale le fonti antiche parlano di un teatro in cui il tragediografo Euripide avrebbe messo in scena l’ultima delle sue opere. A confermare l’importanza di questa polis vi sono poi i resoconti dei viaggiatori del Grand Tour nel Settecento, i quali tuttavia non riuscirono mai ad identificare esattamente il luogo su cui sorgeva l’edificio scenico. Secondo Storchi, il loro errore fu di considerarne sempre la collocazione nelle immediate vicinanze della reggia in cui nacque il grande Alessandro. Magari, a suo avviso, se questi giovani rampolli aristocratici avessero avuto a disposizione uno strumento di esplorazione come Google Earth sarebbero giunti sicuramente a conclusioni diverse e soprattutto più vicine alla verità!
Con il supporto di Google Earth da Tannetum a Pella…
Non potendo recarsi spesso in Grecia, Storchi ha dunque condotto il suo studio topografico sul teatro di Pella ricorrendo a Google Earth. Grazie a quest’utilissimo programma l’archeologo ha potuto individuare la mole dell’edificio scenico mediante le fotografie satellitari riguardanti l’area in cui sorgeva l’antica città, procedendo ad un confronto tra immagini scattate più recentemente ed altre invece più vecchie. In tale operazione Storchi ha tenuto fortemente in considerazione il dato della copertura vegetazionale, la quale, evolvendosi nel corso del tempo, poteva consentire, in alcuni periodi, di visualizzare meglio eventuali strutture sepolte.
Va sottolineato, inoltre, come lo studioso avesse già adoperato le funzionalità del programma Google Earth durante gli studi sull’anfiteatro di Tannetum, avvalendosi, più specificamente, dell’opzione cronologia, molto utile per la lettura e l’interpretazione di fotografie aeree. Quella che inizialmente fu posta come semplice ipotesi è stata poi confermata dallo stesso Storchi con le ricerche sul campo. Anche nel caso del teatro di Pella, che doveva essere lungo circa 120 metri e profondo 80, l’archeologo, tra l’altro impossibilitato al momento a continuare le sue indagini in Emilia a causa di problemi di salute, ritiene che si dovrà procedere allo stesso modo per avere una conferma. Pertanto, allo stato attuale, si può ipotizzare molto verosimilmente che l’edificio scenico si trovasse su una collinetta ad est rispetto alla reggia di Alessandro Magno. Sempre dalle foto di Google Earth, lo studioso emiliano ha desunto la presenza di un odeion, ovvero un teatro più piccolo e coperto, nell’area in cui sorse in età augustea la Colonia Iulia Augusta Pellensis.
L’approvazione del mondo accademico nell’utilizzo della tecnologia
Nel frattempo, in questi anni, lo studioso, molto apprezzato anche dal compianto prof. Enzo Lippolis, ha ricevuto numerosi consensi dal mondo accademico ed il fatto che la sua ricerca sul teatro di Pella sia stata pubblicata nella rivista della Scuola Archeologica Italiana di Atene ne è una chiara dimostrazione.
Anche in un’altra importante polis greca come Calcide, situata nell’isola di Eubea, lo studioso ritiene di aver identificato un teatro ed un tempio dall’analisi di foto aeree degli anni Quaranta eseguite dalla Raf (Royal Air Force). Tuttavia, a causa dei bombardamenti avvenuti in quel periodo, non è più possibile oggi visualizzare su Google Earth tali evidenze monumentali.
Da questa vicenda si può dunque constatare il grande apporto che la tecnologia può dare oggi nella conduzione delle ricerche archeologiche. Gli addetti ai lavori, infatti, oltre a Google Earth, possono ricorrere anche ad altri più evoluti strumenti, come GPS, magnetometri e droni, che permettono di rilevare, o quantomeno ipotizzare in maniera verosimile, la presenza di edifici, strade e fortificazioni.
Specifiche foto di copertina:
Titolo: Visita agli scavi di Pella
Autore: Holger Uwe Schmitt
Licenza: Wikimedia Commons
Link: File: File:”An der Wende vom 5. zum 4. Jahrhundert v.Chr. wurde Pella Hauptstadt des Königreichs Makedonien.” 8.jpg – Wikimedia Commons
Foto modificata