Castello di GressoneyFoto: Giulietta Vizzotto

a cura di Giulietta Vizzotto

La Valle d’Aosta è la più piccola regione d’Italia sia per superficie che per numero di abitanti, eppure, con 120 castelli, è la regione più fortificata d’Italia e d’Europa.

Le sue fortezze sono state costruite tutte nel periodo del Feudalesimo: i signorotti locali infatti ambivano, con il loro possesso, ad avere un mezzo di difesa e anche un mezzo di potere.

Vi è però un castello, eretto molti secoli dopo e con ben altri propositi, il Castello di Gressoney, voluto fortemente da una donna: la regina Margherita di Savoia.

Fu la prima regina d’Italia e anche la più amata, non particolarmente bella ma sensibile e intelligente, il popolo si affezionò a lei ben più che al suo consorte, il re Umberto I.

Grazie al suo fascino conquistò anche il cuore del poeta Giosuè Carducci, che la cantò nell’Ode alla Regina d’Italia e fu assiduo frequentatore del castello.
La cultura e l’affabilità della regina fecero in modo che attorno a lei si raccogliessero molti intellettuali dell’epoca in quello che era definito il Circolo della regina.

Margherita era una donna molto all’avanguardia per i suoi tempi, una sportiva che amava molto la montagna e, innamoratasi della Valle di Gressoney, dopo un primo soggiorno ospite nella villa dei baroni Peccoz, decise di farsi costruire un castello che sarebbe diventato la sua dimora personale durante i mesi della villeggiatura estiva.

Consapevole del suo ruolo e del suo carisma, Margherita non mancava di indossare i costumi locali e di apprezzare pubblicamente tradizioni e cultura del luogo.
Si mescolava volentieri con la popolazione locale, indossando con orgoglio il tradizionale costume Walser, come facevano le donne del luogo nei giorni di festa.

Il castello diventò la dimora preferita della regina per i suoi soggiorni estivi; da qui partivano le sue numerose escursioni sul ghiacciaio, accompagnata dall’amico e barone Luigi Beck Peccoz.
Notevole l’impresa che portò la regina a vedere il rifugio che porta il suo nome, la Capanna Margherita, inaugurato il 18 agosto del 1893 e situato a ben 4554 metri di altitudine!
La regina soggiornò nel castello dal 1904 al 1925 (un anno prima della sua morte), circondata dalle dame di compagnia, intellettuali e poeti come il Carducci, e dal nipotino Umberto II.
Suo marito Umberto I non vide mai l’ultimazione dei lavori perché fu assassinato a Monza il 29 luglio 1900.

Il castello fu costruito in soli 5 anni, dal 1899 al 1904, e fu progettato dall’architetto Emilio Stramucci, capo dell’Ufficio tecnico della Real Casa. Sorge ai piedi del Colle della Ranzola, nella località denominata Belvedere che domina tutta la vallata fino alle pendici del ghiacciaio del Lyskamm. È immerso nel verde di una pineta dalla quale sbucano solo le torrette cuspidate, visibili in lontananza mentre si percorre la strada che porta al castello. Gli esterni del castello sono tipicamente medievali ma, in realtà, il suo interno è un tributo allo stile Liberty. Si possono infatti osservare le decorazioni delle sale, le cornici e il fogliame intrecciato dipinto sulle pareti, i soffitti e i camini con gli stemmi araldici dei Savoia, oltre alle iniziali e alle numerosissime margherite in onore della padrona di casa.

Particolare delle decorazioni interne – Foto: Giulietta Vizzotto

Il castello si sviluppa su tre piani: al piano terreno si trovano il salone d’onore, la veranda, la sala giochi con biliardo e la sala da pranzo. La cucina era situata all’esterno per preciso volere della regina, che voleva così evitare di sentire odori e rumori fastidiosi. Cucina e sala da pranzo erano collegate da una galleria con monorotaia, sulla quale venivano collocati i vassoi con le pietanze.

Un imponente scalone elicoidale autoportante in legno di rovere intagliato e scolpito conduce alle stanze superiori attraverso un percorso ricco di decorazioni e inni alla regina.

Al primo piano trovano posto le stanze dei reali. La camera più bella è quella riservata alla regina, con una veranda privata con vista sul Monte Rosa e boudoir con vasca da bagno e acqua calda.

La veranda – Foto: Giulietta Vizzotto

Molti erano i confort al castello per quei tempi: dall’acqua calda in casa alla luce elettrica che illuminava i lampadari, fino ai termosifoni in ghisa.

Il secondo piano, non visitabile, era riservato agli ospiti e alla servitù.

Acquistato nel 1937 dall’industriale milanese Ettore Moretti, successivamente il castello diventa proprietà della Regione Autonoma Valle d’Aosta nel 1981.

Munitevi, dunque, di scarpe comode e percorrete il sentiero che dal paese porta al castello, inizierete a scorgerlo da lontano e, man mano che vi avvicinerete, lo stupore di quello che vedrete vi ripagherà della piccola fatica fatta per raggiungerlo.

Castello di GressoneyFoto: Giulietta Vizzotto

Di admin

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *