Statuetta di Ulisse, copia romana del II sec. d.C. da un originale di scuola pergamena del III sec. a.C. – Museo Archeologico Nazionale di Venezia – Foto: Giorgio Manusakis

Chi era il suo vero padre?

 “Musa, quell’uom di multiforme ingegno

Dimmi, che molto errò, poiché ebbe a terra

Gittate d’Ilion le sacre torri;” (Omero, Odissea)

Sicuramente tutti i nostri affezionati lettori avranno riconosciuto questi versi e identificato immediatamente “l’uomo dal multiforme ingegno” in quel genio di astuzia e inganni che era Odisseo, ai latini meglio noto con il nome di Ulisse. Tutti, infatti, sanno che il re di Itaca è considerato la personificazione della furbizia, nonché il primo e il più grande dei bugiardi; sulle sue astuzie sono stati scritti testi di filosofia e psicologia, ma noi ci limiteremo a quanto di nostra più stretta pertinenza: il mito.

Ma quand’è che il nostro beneamato eroe, celebre per i suoi inganni (a partire dal famosissimo cavallo con cui ingannò i troiani e via via con tutte le altre astuzie grazie alle quali scampò alla morte nel suo lungo viaggio di ritorno verso Itaca), iniziò a dire le “bugie” che lo hanno poi reso celebre come il più furbo degli uomini? Sembrerebbe che abbia esordito giovanissimo, addirittura la sua stessa nascita nasconderebbe una menzogna. Infatti, sebbene tutti lo conoscano come figlio di Laerte, re di Itaca, e di Anticlea, figlia del famoso ladro Autolico, Ulisse era in realtà figlio di Sisifo e Anticlea. Il mito racconta che Autolico e Sisifo, i due ladri più furbi e famosi conosciuti a quel tempo, vivevano sul monte Parnaso. Autolico era, per così dire, “figlio d’arte” in quanto il padre era addirittura Hermes, dio protettore, tra gli altri, anche dei ladri. Un bel giorno questi volle dimostrare di essere più furbo di Sisifo e iniziò a rubargli ripetutamente alcuni capi di bestiame portandoli nelle terre di sua proprietà. Ma Sisifo, astutamente, dopo i primi furti decise di ferrare la sua mandria in modo che lasciasse una traccia su cui era scritto: “mi ha rubato Autolico” e grazie a questa astuzia scoprì il ladro. A questo punto, come spesso accade nel mito, le versioni sono due: una racconta che Autolico stesso abbia offerto la figlia Anticlea a Sisifo in modo da unire il loro sangue ‘astuto’ ed assicurarsi, come discendenza diretta, il più furbo degli uomini; l’altra, invece, sostiene che Autolico, per farsi perdonare il furto, ospitò Sisifo presso di lui per una notte e questi, non ancora soddisfatto, volle vendicarsi usando violenza alla figlia. Sta di fatto che Ulisse può vantare, tra i suoi antenati, un padre ed un nonno considerati tra i più furbi degli uomini e un bisnonno che era il più furbo degli dèi: Hermes. Si racconta, poi, che Autolico sia giunto ad Itaca poco dopo la nascita di Ulisse e che, dopo un banchetto, lo abbia poggiato sulle sue ginocchia; a questo punto sembra che Anticlea abbia detto: “Dagli un nome, o padre” e Autolico abbia risposto: “Nel corso della mia vita mi sono messo in urto con molti principi e chiamerò dunque mio nipote Odisseo, che significa ‘Il Rabbioso’, perché sarà la vittima delle mie antiche inimicizie. Tuttavia semmai salirà al monte Parnaso per rimproverarmi, gli cederò parte dei miei possedimenti e placherò la sua ira”. Ulisse effettivamente, una volta raggiunta l’età matura, tentò di far visita al nonno, ma durante una battuta di caccia fu ferito da un cinghiale e non riuscì a raggiungere Autolico; questi, comunque, si curò molto del nipote e gli diede i doni promessi con i quali l’eroe fece ritorno a Itaca. In verità anche sull’origine del nome Odisseo ci sono diverse versioni. Una di esse afferma che sia stato Sisifo a dargli quel nome in quanto anch’egli “era detestato da molte persone” e quindi il nome Odisseo deriverebbe da ὀδύσσομαι , ovvero “sono odioso”. Un’altra versione ancora ci dice che Anticlea lo avrebbe messo al mondo sul monte Nerito durante un forte temporale che le aveva impedito di trovare rifugio: in questo caso il suo nome deriverebbe dalla frase “Zeus pioveva sulla mia strada”, in greco “κατὰ τὴν ὁδὸν ὑσεν ὁ Ζεύς”.

Soddisfatta (si spera) la curiosità sull’origine del suo nome, nella prossima puntata racconteremo delle ‘bugie’ con cui Ulisse cercò di evitare di partire per la guerra di Troia e degli inganni con cui si vendicò terribilmente sotto le mura di Troia.

Hermes in riposo I secolo a.C. – Bronzo – Provenienza: Ercolano, Villa dei Papiri – Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN) – Foto: Giorgio Manusakis

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