Pitocrito di Rodi (attribuzione incerta), Nike di Samotracia (200-180 a.C.) – Marmo pario – Museo del Louvre, Parigi– Foto: Giorgio Manusakis

Questa stupenda e famosissima statua, sapientemente collocata in cima alla scala Daru del Louvre, si ritiene fosse posta sulla sommità di un grande tempio votivo eretto sull’isola di Samotracia in onore dei Grandi Dei Cabiri per commemorare la vittoria della flotta di Rodi su quella siriana nella battaglia dell’Eurimedonte. L’attribuzione a Pitocrito di Rodi tuttavia è frutto di un errore, dato che si basava su un frammento che non faceva parte del gruppo scultoreo, pertanto l’attribuzione rimane ad oggi incerta. La statua raffigura la dea della vittoria sulla prua di una nave, vestita con un chitone che per il forte vento è molto aderente al corpo e che, insieme alle ali slanciate, dona uno spettacolare dinamismo alla scultura che la rende un capolavoro dell’arte da sempre ammirato e fonte di ispirazione. In essa, infatti, si ritrovano le caratteristiche dei più celebri artisti ellenici: Prassitele, per l’effetto di trasparenza e leggerezza; Fidia, per il suo celebre panneggio, e Lisippo per la sua capacità di esaltare la tridimensionalità. La Nike fu rinvenuta sull’isola greca il 15 aprile 1867 dal diplomatico e archeologo francese Charles Champoiseau e fu acquistata dalla Francia per immetterla nella collezione d’arte del Louvre, da dove non è mai stata spostata se non nel 1939, quando fu trasferita nel castello di Valençay per tutelarla dalla Seconda guerra mondiale ormai alle porte. La scultura è scolpita nel famoso marmo dell’isola di Paro, mentre per il basamento è stato utilizzato l’altrettanto pregiato marmo di Larthos, dell’isola di Rodi; tra il 2013 e il 2014 è stata oggetto di un restauro, costato circa quattro milioni di euro, che ha restituito l’originale tonalità ai colori del marmo.

Nella mitologia greca Nike (in greco Νίκη, chiamata anche coi nomi Nice o Niche) era la dea della vittoria, figlia di Pallante e Stige. Le si tributavano onori dopo ogni vittoria, sia che si trattasse di un successo in guerra che in caso di competizioni atletiche. Ad Atene fu in parte assimilata dalla dea Atena, infatti gli ateniesi adoravano una Atena Nice che, però, non aveva le ali. Nike veniva raffigurata come giovane donna dalle grandi ali di aquila, con una corona d’ulivo sul capo e un ramo di palma nella mano. Suoi fratelli erano Cratos, Bia e Zelos. (fonte: www.miti3000.it)

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