Michela Murgia – Foto: Radio Radicale – Licenza: Wikimedia Commons
La scrittrice Michela Murgia si è spenta a Roma all’età di 51 anni
Lo scorso maggio, in un’intervista per il Corriere della Sera, la scrittrice sarda aveva rivelato di essere affetta da un tumore al quarto stadio con metastasi in diverse parti del corpo. Da quel momento in poi, Michela Murgia aveva iniziato a raccontare la sua vita quotidiana sui social senza mai abbandonare le tematiche che hanno sempre caratterizzato la sua lotta per i diritti civili. La sera del 10 agosto si è diffusa rapidamente la notizia della sua morte, avvenuta a Roma all’età di 51 anni.
Prolifica scrittrice, blogger, critica letteraria, attivista: Michela Murgia era questo e molto altro. Dopo aver conseguito la laurea in teologia scrive il suo primo libro Il mondo deve sapere, in cui racconta, in chiave tragicomica, la realtà lavorativa degli operatori di telemarketing all’interno di un call center di un’importante multinazionale. Murgia racconta di una realtà in cui le operatrici, schiacciate dagli incessanti meccanismi di produzione, sono sfruttate al massimo, in un mondo del lavoro dove la parola ‘flessibilità’ è usata come sinonimo di ‘precarietà’. Dal suo romanzo nasce prima un’opera teatrale di David Emmer, con Teresa Saponangelo, e poi l’omonimo film di Paolo Virzì con protagonisti Elio Germano, Isabella Ragonese, Sabrina Ferilli e Valerio Mastandrea. Nel 2009 pubblica il romanzo Accabadora (con cui l’anno successivo vincerà il Premio Campiello) ambientato nella Sardegna degli anni cinquanta. Nel romanzo la scrittrice tocca temi che poi saranno sempre più ricorrenti nei suoi libri e nelle sue battaglie, come l’eutanasia e l’adozione.
Partecipa poi a numerosi programmi televisivi e nel 2018, con la collaborazione dell’autrice Chiara Tagliaferri, dà vita ad un podcast, Morgana che, nel 2019, diventa un libro edito da Mondadori.
Michela Murgia ha sempre conciliato la sua vita lavorativa con la politica e l’attivismo. Si è schierata più e volte a favore dello scrittore e amico Roberto Saviano in difesa della libertà di espressione, numerose volte a favore delle ONG, come la Open Arms, e soprattutto non ha mai abbandonato la tematica che forse ha influenzato di più la sua scrittura e la sua vita: il femminismo. L’amica e scrittrice Chiara Valerio ha dedicato a Michela Murgia un lungo post sul suo profilo Instagram dove ha scritto, rivolgendosi all’amica scomparsa: “Niente di umano le è stato alieno”. Ed è proprio così. Michela Murgia si è occupata, in maniera trasversale, di analizzare le dinamiche che caratterizzano la nostra società, di portare alla luce le verità più scomode anche con aspre (ma intelligenti) critiche.
Il merito più grande che (a prescindere dalle opinioni di ognuno) dobbiamo riconoscere a Michela Murgia è quello di non aver mai fatto un passo indietro sulle sue posizioni mantenendo, con lucida coerenza, una linea di pensiero indipendente e libera da qualsiasi preconcetto. Ed è questa forse l’eredità che ora Michela Murgia lascia a tutti noi: lottare per ciò in cui crediamo, sempre e fino alla fine.
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