Andrea Vaccaro – ‘Maria Vergine intercede per le anime del purgatorio’ – Particolare – Foto: Matilde Di Muro

Domenica 2 luglio un gruppo di 25 persone ha scelto di trascorrere la mattinata estiva facendosi prendere per mano dall’arte, compiere un viaggio nella storia dell’uomo e della propria città, e anche nelle proprie emozioni e sentimenti. Protagonisti dell’evento, monsignor Adolfo Russo, direttore del Museo Diocesano Donnaregina di Napoli, alcuni componenti dell’Associazione Nemeton e una donna davvero ‘speciale’ per la storia di Napoli: sua maestà la regina Maria d’Ungheria.

L’Associazione Nemeton (www.nemeton.it) è una associazione scientifica senza scopo di lucro che nasce a Napoli ed è operante, da circa vent’anni, sul territorio nazionale, con particolare insistenza nella regione Campania. Si tratta di specialisti medici e psicoterapeuti laici che offrono le proprie competenze in regime di semplice e nobile volontariato rivolto a tutti, ma dando assoluta priorità a persone svantaggiate e in condizioni di disagio psicofisico. Sono impegnati in ricerca, formazione, azione terapeutica e riabilitazione, in modo tale da offrire, sinergicamente, un trattamento medico e psicoterapeutico integrato che metta in atto un concetto di cura nel senso totale del termine perché, come asserisce il presidente dott. Giuseppe Russo, Nulla di ciò che riguarda l’umano è solo fisico, tantomeno il malessere e il benessere. Varie attività ma, in primis, la promozione culturale e la formazione continua fanno parte della missione di questa associazione.

È proprio nell’attuazione di tali concetti che si inserisce questo evento, nel senso che l’arte ha sempre rappresentato un mezzo privilegiato di elevazione della condizione umana. L’arte riesce ad occuparsi di ciò che va oltre il mondo fisico e, di fatto, comunica, rappresenta ed esprime ciò che tante volte nell’umano non trova la via delle giuste parole: sentimenti, drammi o smarrimenti, aspirazioni o elevazioni dell’animo.

Il Complesso Monumentale di Donnaregina è uno dei luoghi napoletani che più di tutti si presta a tali riflessioni, e la guida magistrale di monsignor Adolfo Russo hanno fatto, di questo evento, un’esperienza davvero esclusiva.

Personaggio cardine di questo luogo, che ha visto più di mille anni di storia e vicende umane, è senza dubbio colei che preservò, sostenne e fece, di questo, il suo luogo dell’anima. Mi riferisco alla padrona di casa, così come la nostra guida d’eccezione l’ha giustamente definita, la regina Maria d’Ungheria, moglie di re Carlo II d’Angiò, giunta a Napoli a soli tredici anni e divenuta madre di ben quattordici figli tra cui Roberto, successivo re di Napoli e il francescano Ludovico, vescovo di Tolosa prima e, poco dopo la sua prematura morte, fatto santo. In particolare Maria e Ludovico sono, in questo luogo, presenze importanti che andrebbero conosciute con attenzione per aver scritto, con le loro vite, stupende e lusinghiere pagine di storia che parla di carità per questa nostra città.    

Tino di Camaino – Monumento sepolcrale della regina Maria d’Ungheria (1325) – Foto: Matilde Di Muro

La visita ha avuto, pertanto, una prima sosta proprio nella chiesa trecentesca di Donnaregina Vecchia, davanti al monumento sepolcrale realizzato per la regina dallo scultore d’eccezione Tino di Camaino ed è poi proseguita verso il Coro delle Monache. Qui, sulla parete di fondo, si sono potuti ammirare i bellissimi affreschi trecenteschi con scene del Nuovo e dell’Antico Testamento, realizzati dalla scuola del Cavallini e, purtroppo, danneggiati cromaticamente dall’incendio del 1939. Ci si è soffermati, in particolare, sul bellissimo affresco dell’Apocalisse con, al centro, il Giudizio universale.

Chiesa di Donnaregina Vecchia – Affreschi – Foto: Matilde Di Muro

La visita si è spostata poi nella seicentesca Donnaregina Nuova, dove particolarmente importante è stato il momento dedicato alla riflessione scaturita dalla lettura di un’opera, esposta negli annessi locali della Sacrestia, del celebre pittore napoletano Andrea Vaccaro (1604-1670): Maria Vergine intercede per le anime del Purgatorio.

Andrea Vaccaro – Maria Vergine intercede per le anime del PurgatorioFoto: Matilde Di Muro

L’opera è caratterizzata da uno spiccato naturalismo classicheggiante e da un sapiente gioco di luci e ombre di chiara matrice caravaggesca. La scena si svolge su molteplici punti di vista ma, allo stesso tempo, fornisce una visuale privilegiata lungo una delle diagonali della tela in cui, in alto a destra vi è la figura del Cristo e, più in basso, quella della Vergine. La figura del Cristo, dallo sguardo dolce e la corporatura possente, ci mostra al contempo regalità divina, attraverso lo scettro che tiene nella mano sinistra, e sofferenza umana, aprendo la mano destra in cui mostra il segno lasciato dalla passione e morte sulla croce. Bellissimi i gruppi di angeli e cherubini, posti su vari livelli di profondità, che lo attorniano e accompagnano.

Il grande tema è il dolore umano, quello di cui si fa spesso esperienza, il dramma delle tante domande che ci si pone rispetto ad esso e che il pittore esprime attraverso le figure presenti alla base del dipinto: sono le anime del purgatorio, coloro che sono impotenti e chiedono misericordia, compassione, chiedono di essere liberate.

E… da chi vengono ascoltate le grida di dolore, chi coglie i loro sguardi supplicanti?

È Maria che intercede presso il Figlio perché le sofferenze si plachino e lo fa con tutto il suo essere e attraverso un grande segno di umanità: una lacrima che sgorga dai suoi occhi amorevolmente rivolti verso il Cristo. È un dettaglio quasi impercettibile ma il più importante, è la chiave di lettura dell’intera opera: Maria, madre dell’umanità intera, con una sola lacrima rivela tutto il dolore del cielo per le sofferenze sulla terra.

È su questo che don Adolfo Russo ha voluto far leva per la riflessione intima e personale di tutti i partecipanti: il valore immenso della compassione raccontato dall’artista in quest’opera e che sta a noi apprendere e testimoniare ogni giorno e in ogni ambito. Un momento sublime in cui il contatto con il Divino si è avvertito accorato, non punitivo e tantomeno distante.

La visita si è conclusa potendo ammirare alcuni dipinti, ospitati dal Museo Diocesano dal 29 aprile sino al 3 luglio 2023, dell’artista Artemisia Gentileschi: un ulteriore esempio di grande valore artistico ma soprattutto umano da parte di una donna che ha saputo affermare la propria vocazione nonostante le ingiustizie subite e i tempi particolarmente ostili.

Lungo il percorso e nelle tappe salienti, i momenti di riflessione sono stati accompagnati da alcuni pezzi musicali eseguiti al violino dalla musicista ucraina Mariya Kozak e, a conclusione della meditazione scaturita dall’opera di Andrea Vaccaro, l’attrice Maria Rosaria Russo ha interpretato, con grande trasporto, un testo di Ernesto Murolo dal titolo: O miercurì d’a Madonna ‘o Carmene.

              Si comprende bene come non si sia trattato di una semplice visita in uno dei tanti musei di cui la nostra città è ricchissima ma di una vera e propria esperienza sull’arte intesa nella sua totalità. Incontrare simili capolavori, realizzati da artisti laici di grande valore, ha suscitato importanti risposte emotive condivise da tutti i partecipanti e, dunque, l’arte è riuscita nel suo più nobile degli intenti: condurre oltre il tempo e lo spazio, trascendere la materia e la schiavitù del visibile per una possibilità di crescita umana e personale. L’arte come mezzo…. appunto!

Come detto, l’evento è nato dalle attività e dalle sensibilità che vedono impegnati il prof. mons. Adolfo Russo e il prof. Giuseppe Russo attuale presidente dell’Associazione Scientifica Nemeton ODV. Un bell’esempio di come, pur nei diversi ruoli, responsabilità e competenze, si possa nutrire il comune desiderio e la gioia di occuparsi della condizione umana materiale e spirituale e di come ciò trovi un meraviglioso punto di incontro attraverso l’arte.

Un pensiero su “Quando l’arte è un mezzo più che un fine”

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